Dal 2023 parte il “boom” della disinformazione contro le politiche dell’Unione Europea

di Emanuela Ricci

In tema di disinformazione e importanti appuntamenti elettorali abbiamo deciso di pubblicare un ulteriore approfondimento grazie ai dati e agli studi condotti da importanti centri di ricerca che hanno come focus l’Unione Europea. Come avevamo già scritto, nel corso del 2023 le campagne di disinformazione sono aumentate a livello esponenziale con il solo obiettivo di orientare l’opinione pubblica contro le politiche dell’Unione, instillando falsità e assurdita su temi centrali quali agricoltura, cambiamenti climatici e flussi migratori. Attori statali come la Russia ma anche Cina e Iran, utilizzando gruppi hacker globali (noti come le Brigate del web) inondano media e social media con fake news, grazie al sapiente uso di bot e troll che riescono ad aggirare facilmente i controlli dei più grandi operatori social a livello mondiale. Spesso diffondono fake news con l’acquisto di esose campagne pubblicitarie a pagamento dove le big tech, per ovvi motivi, chiuderebbero un occhio sulla leicità dei contenuti.

La rabbia degli agricoltori europei è diventata un tema centrale nelle elezioni del Vecchio Continente, ma è anche bersaglio di disinformazione strategica. In Italia, sui social media si sono diffuse false notizie secondo cui l’Unione Europea avrebbe vietato l’allevamento di animali. In Spagna, circolava la voce che il governo stesse causando siccità demolendo le dighe. Secondo i centri di ricerca sulla disinformazione queste affermazioni fanno parte di un ampio ventaglio di contenuti ingannevoli rivolti agli elettori del nuovo Parlamento Europeo, diffusi da politici di estrema destra, operatori informativi esterni all’Europa e altri attori che agiscono sottosoglia.

La disinformazione si presenta sotto forma di video e foto riciclati e spacciati per attuali, interpretazioni errate di proposte politiche e annunci politici forti, riguardanti temi come agricoltura, cambiamento climatico e migrazione. La propaganda straniera, inclusi contenuti esplicitamente vietati dall’UE, continua a infiltrarsi nell’ecosistema informativo. Secondo l’Osservatorio Europeo dei Media Digitali, la disinformazione riguardante l’Unione Europea ha raggiunto nel 2023 livelli record.

Molte delle false narrazioni non sono nuove, ma ripropongono vecchi pregiudizi e fraintendimenti adattati agli eventi attuali. Alexandre Alaphilippe, direttore esecutivo dell’EU DisinfoLab, scrive il NYT, ha dichiarato che esiste sempre una base di sfiducia verso l’UE e un invito a tornare a posizioni più nazionalistiche. La disinformazione sfrutta la complessità della legislazione europea per incolpare qualcuno o collegare questioni diverse ad una base comune: la rabbia.

In alcuni aspetti, l’Europa è meglio organizzata, rispetto agli Stati Uniti per contrastare le false narrazioni e le teorie del complotto. La pressione politica per evitare la censura è meno prevalente nell’UE, dove sono state però approvate leggi, create agenzie di difesa digitale e condotte indagini per contrastare le campagne di influenza coordinate, l’intelligenza artificiale e la moderazione lassista dei contenuti online. Tuttavia, la disinformazione persiste, diffondendosi oltre i confini prima delle elezioni europee.

L’applicazione delle politiche per limitare la propaganda e le false narrazioni è ancora agli inizi. Un rapporto di Newtral in Spagna e Science Feedback in Francia ha tracciato false narrazioni in sei lingue, legate alle proteste degli agricoltori. Queste includevano affermazioni infondate secondo cui l’UE stava distruggendo deliberatamente i campi coltivati, riducendo la produzione agricola e cercando di sostituire gli agricoltori con robot che operano grazie a modelli generativi di Intelligenza Artificiale.

Queste affermazioni risuonano maggiormente rispetto alle critiche generali sul clima. I ricercatori hanno scoperto che molte false narrazioni, come quella secondo cui i governi promuovono carne coltivata in laboratorio e consumo di insetti per combattere l’inquinamento, alimentano la sfiducia verso Bruxelles e le sue politiche climatiche. Circa l’82% dei post sui social media esaminati dai ricercatori sono stati condivisi da politici di estrema destra. Anche ministri del governo e altre figure politiche hanno diffuso teorie delle cospirazioni xenofobe sull’immigrazione.

I fact checker spagnoli hanno smentito un video di un’aggressione e rapina contro un anziano, girato a Los Angeles e non a Barcellona, confutando anche l’affermazione riguardo alla razza dell’aggressore. In Irlanda, di fronte all’opposizione ai piani di alloggio per richiedenti asilo, è stato determinato che un’immagine che mostrava la polizia nazionale confrontarsi con i manifestanti era generata dall’Intelligenza Artificiale.

Le operazioni di influenza dalla Russia e da altri Stati sono una preoccupazione significativa nelle elezioni, soprattutto in Bulgaria e Slovacchia, dove meno della metà dei cittadini crede che la Russia sia responsabile del conflitto in Ucraina. Le campagne diffamatorie contro il presidente della Commisione UE, Ursula von der Leyen sono aumentate a livello esponenziale. Un deepfake russo di un presentatore di notizie francese affermava falsamente che Emmanuel Macron aveva deciso di non voler visitare l’Ucraina a causa di timori di un suo assassinio.

Nonostante gli sforzi di Bruxelles per bloccare la propaganda di Mosca, il pubblico europeo ne è ancora esposto. Ricercatori dell’Università di Södertörn in Svezia e del gruppo civico Alliance4Europe hanno trovato 29 canali TikTok di entità russe vietate o loro cloni accessibili nell’UE. TikTok ha affermato di aver bloccato i relativi account e di essere in fase di revisione per comprendere il problema.

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