Draghi in Israele per gas, sicurezza e cooperazione bilaterale

E’ iniziato ieri il tour del premier italiano, Mario Draghi in Israele. Dopo l’incontro con il presidente Isaac Herzog, si vedrà con il premier Naftali Bennett per poi proseguire in direzione Ramallah. Al centro dei colloqui la questione energetica, la sicurezza e la cooperazione bilaterale.

I legami tra Italia e Israele negli ultimi decenni si sono rafforzati, in settori cruciali come la ricerca e l’economia. Questa, secondo il governo, e’ la base per andare avanti: tanto sul fronte delle tecnologie quanto su quello energetico, dal gas all’idrogeno verde.

L’Italia con i fondi del Pnrr punta soprattutto sulle rinnovabili, ma sullo sfondo resta un progetto d’interesse, il gasdotto Eastmed, che porterebbe il gas israeliano, dai giacimenti scoperti al largo delle coste, fino all’Italia e all’Europa, tramite Grecia e Cipro.

Ma in discussione vi è anche di un altro possibile gasdotto sottomarino che – a differenza del primo – includerebbe la Turchia nella rotta energetica verso l’occidente collegandola al giacimento israeliano Leviathan.

Draghi giunto in aeroporto viene portato al Tempio italiano di Gerusalemme dove parla degli “ingredienti per una pace duratura“, ovvero “la tolleranza, il rispetto reciproco, l’amore per il prossimo”, ribadendo l’impegno del governo italiano nella lotta all’antisemitismo per “contrastare le discriminazioni di ogni tipo contro gli ebrei“.

Nel pomeriggio il capo del governo italiano è andato alla Knesset per incontrare il ministro degli esteri Yair Lapid. Una riunione in cui si spazia dalla cooperazione tra i due paesi alla situazione geopolitica dopo la guerra Russia-Ucraina.

Roma, nella cornice dell’azione comune europea e dell’alleanza atlantica, e’ pronta ad utilizzare tutte le sponde possibili per favorire un processo di pace e, più urgentemente, scongiurare la crisi alimentare. E, su questo fronte, Israele potrebbe essere un attore importante che pur condannando l’invasione russa, ha mostrato finora un atteggiamento di maggiore prudenza nei confronti di Mosca rispetto ad altri paesi.

“In momenti di crisi, di incertezza, di guerra, come quello che stiamo vivendo, e’ ancora piu’ importante opporsi con fermezza all’uso politico dell’odio – afferma Draghi -. Dobbiamo promuovere la tolleranza, il rispetto reciproco, l’amore per il prossimo: questi sono i veri ingredienti di una pace duratura”.

Dopo il suo primo viaggio in Medio Oriente, il presidente del Consiglio giovedi’ sara’ a Kiev insieme al cancelliere tedesco Olaf Sholz e al presidente francese Emmanuel Macron. Si tratta di una missione delicatissima, che precede il parere della Commissione sullo status di candidato all’adesione all’Ue per l’Ucraina.

Il Gas dal Medio Oriente

La dipendenza dell’Europa dal gas russo si quantifica in 150 miliardi di metri cubi, mentre quella italiana è di circa 30 miliardi di metri cubi. Israele è diventato un Paese esportatore di gas, dopo la scoperta dei giacimenti di Tamar e Leviathan la cui dimensione è stimata rispettivamente intorno ai 300 miliardi e 620 miliardi di metri cubi. Attualmente il gas israeliano non arriva in Italia e il modo più rapido per creare un corridoio da Leviathan verso l’Italia passa per lo sfruttamento dell’esistente “gasdotto della pace” che collega la città di Ashkelon con quella egiziana di Al-Arish sulla costa del Sinai e di cui il 25% è stato acquistato dall’italiana Snam nel 2021.

Verrebbero qui usati gli impianti liquefattori già esistenti per poi far trasportare il gas sotto forma di gas naturale liquefatto via nave verso i porti italiani. È facilmente attuabile ma non risolutivo, perché permetterebbe di fare arrivare all’Europa soltanto tra i 2 e i 3 miliardi di metri cubi di gas.

In Israele c’è un potenziale di export ad oggi di 20 miliardi di metri cubi. Il sistema egiziano può ad oggi assorbire solo una piccola parte. Sarebbe dunque una soluzione ponte, andrebbe abbinata ad altre rotte”, spiega a Repubblica una fonte a conoscenza dei negoziati.

Inoltre è importante ricordare che il mercato di riferimento del Gnl è quello globale, ci sono già accordi esistenti, e quel gas può essere spostato dove i prezzi sono più alti“.

Solo attraverso la costruzione di gasdotti che permettono al gas di arrivare dai giacimenti israeliani direttamente all’Europa si potrebbero raggiungere volumi più significativi. I progetti già esistono: da una parte c’è EastMed, già incluso nel piano “Repower EU“. E il gasdotto progettato per portare le risorse di Leviathan a Cipro, successivamente in Grecia e di lì, attraverso Poseidon, in Italia.

Si tratta di un gasdotto off-shore, subacqueo, per cui esistono già gli studi preliminari, ma sarebbe da costruire. Il costo è di 6 miliardi di Euro, per circa 2.000 km di infrastruttura, idealmente pronto nel 2027 e in grado di trasportare tra i 10 e i 20 miliardi di metri cubi.

Le voci critiche sottolineano complessità di realizzazione, possibili ripercussioni sul fondale marino e costi maggiori a quelli di un gasdotto on-shore. I pregi hanno a che vedere con l’affidabilità dell’infrastruttura: “La differenza tra un tubo e il trasporto via nave dopo la liquefazione è che con un tubo si ha il controllo totale sul punto di arrivo del gas“, prosegue la fonte.

EastMed darebbe all’Europa accesso diretto al gas israeliano e controllo totale di Bruxelles sui rifornimenti. L’Italia, come punto d’arrivo ne trarrebbe vantaggio. In alternativa il gas israeliano potrebbe passare dalla Turchia, costruendo un gasdotto che da Israele si andrebbe ad allacciare all’esistente Tanap, che dall’Azerbaijan porta il gas fino in Italia passando per il Tap in Grecia. I tempi di realizzazione di questa struttura sarebbero più lunghi e a detta stessa di Tap ci vorrebbero tra i cinque e i sei anni per portare a termine l’opera.

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