In Germania vince l’Spd, finisce l’era dei cancellieri di ferro con  l’accordo tra i partiti minori

I tedeschi hanno un vincitore, il socialdemocratico Olaf Scholz con una nuova repubblica fondata sull’accordo fra i partiti dei giovani leader di Verdi e liberali. L’Spd ha vinto con un mandato: costruire un governo cosiddetto ‘semaforo’.

Ma Armin Laschet, scrive l’Ansa, ha replicato con un invito “all’umilta’“. “Con il 25% non si puo’ rivendicare la cancelleria”, secondo lui. Il leader dell’Unione ha rilanciato la prospettiva di aprire un tavolo per la coalizione ‘Giamaica‘ fra conservatori, ecologisti e Fdp, soprattutto se Scholz dovesse fallire. Ma il malcontento nei suoi confronti s’ingrossa e rischia di diventare incontenibile. Markus Soeder, presidente degli alleati bavaresi della Csu, ha preso le distanze: “Per l’Unione e’ una sconfitta, chi perde cosi’ tanti voti non puo’ dire altro che questo. E da secondi non si puo’ pretendere, ma solo fare un’offerta” per il governo.

E c’e’ chi ha gia’ chiesto le dimissioni di Laschet, anche all’interno della Cdu. “Gli elettori hanno dato forza a tre partiti: Spd, Verdi e Fdp. Questi hanno un mandato chiaro a costruire il prossimo governo”, ha invece sottolineato Scholz in uno speech.

Due le donne che si sono contraddistinte nella tornata elettorale. La prima sindaca donna di Berlino, Franziska Giffey, e la ministra presidente del Meclemburgo-Pomerania anteriore, che ha trionfato nel Land dell’est Alla Willy Brandt Haus.

Scholz: “Si vede qui un’Spd molto felice. Due vincitrici e un vincitore“, sono state le sue parole per accompagnare il momento. Qualche ora dopo ha risposto alle domande dei giornalisti: “Stanotte ho dormito bene. Quando mi sono svegliato ho riguardato i dati e me ne sono rallegrato di nuovo”.

Già tutti ormai ritengono che Scholz diventerà il successore della Merkel. La stampa gli ha chiesto dei rapporti con Mosca e Washington. Mentre allo sconfitto Laschet ha risposto sui problemi interni al partito.

Il risultato politico. E’ vero che la distanza dalla Cdu-Csu e’ sottile, i socialdemocratici hanno preso il 25,7% contro il 24,1% dei conservatori. Ma hanno conquistato oltre 5 punti rispetto al 2017, mentre Cdu e Csu ne hanno persi quasi nove. E le analisi su Laschet restano impietose: il candidato debole non ha convinto il suo stesso elettorato perdendo tanti consensi addirittura fra gli anziani, che si sono invece fidati delle competenze del ministro delle Finanze. Stando ai risultati ancora non definitivi, i Verdi hanno ottenuto il 14,8%, i liberali l’11,5%, Afd il 10,3 mentre la Linke ha solo sfiorato la soglia di sbarramento con un disastroso 4,9%. Restera’ comunque nel Bundestag grazie ai tre collegi vinti, che le assicurano anche il recupero della quota proporzionale di seggi.

Il ridimensionamento dei grandi partiti tradizionali e’ comunque la vera novita’ di queste urne: l’era post Merkel vedra’ la fine della democrazia dei cancellieri, ripete da settimane il politologo Herfried Muenkler, ed e’ stato Christian Lindner ad annunciare la decisione di aprire dei colloqui esplorativi preliminari con i Verdi, nella persone del co-leader Robert Habeck. Una scelta che gli ecologisti hanno accolto: le premesse sono difficili, ma potra’ nascere “qualcosa di nuovo”. Affiancato da Annalena Baerbock, la stella inciampata nei tanti errori che hanno punteggiato la sua campagna elettorale, come ha ammesso lei stessa, Habeck ha riacquistato centralita’ nel partito. E ha assicurato di aver “gia’ chiarito” internamente la questione di chi sara’ vicecancelliere: la casella decisiva spetta stavolta a lui, ha rivelato la Faz.

In Germania vince l’Spd, finisce l’era dei cancellieri di ferro con l’accordo tra i partiti minori

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