Iran, le cause della protesta secondo analisti iraniani ed internazionali

Nonostante i manifestanti abbiano gridato slogan contro il regime islamico, per molti analisti le cause delle attuali proteste in Iran sono da ricercare nella politica di austerità adottata dal governo moderato del presidente Hassan Rohani che ha reso “la vita davvero difficile” per la popolazione, persino nella capitale Teheran.

Le proteste sono scoppiate in diverse città del Paese all’indomani di una manifestazione contro il carovita tenuta giovedì scorso a Mashhad, la seconda città del Paese, feudo di Ebrahim Raissi, rivale conservatore del moderato Rohani alle elezioni dello scorso maggio. Iniziate per motivi economici, le manifestazioni si sono rapidamente estese in numerose città trasformandosi in una protesta contro il sistema islamico nel suo complesso, con slogan di “Morte al dittatore” e attacchi che hanno preso di mira il massimo simbolo del regime nella figura della guida suprema l’ayatollah Ali Khamenei. Tuttavia, per molti analisti le radici delle proteste vanno ricercate nelle difficoltà economiche della popolazione che ha perso la pazienza nei confronti di governanti che non hanno migliorato le loro situazione.

Austerity di Rohani

“Può essere un’idea scomoda per alcune persone trattare l’Iran come altri Paesi”, ha affermato alla France Presse Esfandyar Batmanghelidj, analista e fondatore dell’Europe-Iran Business Forum. “Ma quello che gli iraniani portano in strada in modo coerente sono normali problemi economici: la frustrazione per la mancanza di posti di lavoro, l’incertezza sul futuro dei loro figli”, ha aggiunto. Sotto accusa dell’analista sono le misure adottate negli ultimi anni dal presidente Rohani, reo di aver tagliati i fondi per il welfare e di aver annunciato l’aumento del prezzo del carburante. “Rohani ha adottato misure di austerity con l’idea che si tratti di una pillola difficile da ingoiare ma necessaria per gestire i problemi di inflazione e di valuta, e cercare di attirare investimenti in Iran – ha detto Batmanghelidj – ma scegliere l’austerità immediatamente dopo un periodo di sanzioni molto duro mette alla prova la pazienza delle persone”. Domenica, Rohani ha parlato di “spazio per le critiche”, ma ha anche avvertito i manifestanti che la violenza “è inaccettabile”. Ed oggi è stata la volta della guida suprema Khamenei che ha accusato “i nemici” dell’Iran di stare dietro le manifestazioni.

Protesta guidata dai conservatori

Altri analisti sospettano che siano stati i rivali conservatori di Rohani ad aver alimentato i disordini iniziali. In particolare è sotto accusa il mentore di Raissi, l’autorevole imam della preghiera del venerdì di Mashhad, l’Ayatollah Ahmad Alamolhoda, che ha definito “giustificate” le prime proteste di giovedì scorso. “Ci sono prove, in particolare a Mashhad, che le proteste sono state dirette a fini politici”, ha detto all’agenzia Tasnim l’analista di Teheran Amir Mohebbian. “Naturalmente non si aspettavano una tale estensione” delle manifestazioni, ha aggiunto.

Salari non pagati e crollo investimenti

La rabbia per le questioni economiche, palpabile negli ultimi anni, aveva già dominato le ultime elezioni di maggio. Nelle settimane precedenti i disordini in corso, l’agenzia di stampa dei sindacati, Ilna, aveva riferito di centinaia di lavoratori del settore petrolifero e di camionisti che protestavano per il ritardo nel pagamento dei loro salari; di produttori di trattori a Tabriz in piazza per la chiusura della loro fabbrica; e degli operai degli pneumatici di Teheran anche loro rimasti senza stipendio. La rabbia è aumentata con il fallimento delle società di credito che hanno investito milioni di dollari nel settore edilizio. Società che si erano moltiplicate sotto il governo dell’ex presidente Mahmoud Ahmadinejad, che aveva incoraggiato le banche a prestare denaro durante il boom edilizio, e che sono crollate allo scoppio della bolla immobiliare. “Non sono sorpreso da queste proteste, abbiamo avuto proteste di strada contro banche e cooperative di credito negli ultimi due anni – tutti dicono che i manifestanti provengono dalle classi svantaggiate, ma molti fanno parte della classe media che ha perso molte delle sue attività”

Diritto di protestare 

“La nostra Costituzione riconosce il diritto di protestare ma, in pratica, non esiste un meccanismo per farlo”, ha detto all’agenzia stampa Isna, Gholamreza Mesbahi Moghaddam, portavoce dell'”Associazione dei Chierici Militanti”. “I funzionari dovrebbero ascoltare la gente e anche i media hanno la responsabilità di coprire le proteste”, ha aggiunto. Domenica scorsa il presidente Rohani ha lanciato un appello alla calma e ha promesso “più spazio alle critiche”, mentre ieri ha sottolineato che “il popolo iraniano risponderà ai facinorosi” che sono “una piccola minoranza”. Diversi analisti dubitano che queste proteste possano rappresentare una minaccia seria per il regime, evidenziando come non ci sia un’organizzazione chiara. Alcuni ritengono addirittura che l’adozione di slogan politici rappresenti un vantaggio per le autorità, permettendo loro di reprimere i manifestanti come elementi anti-sociali e violenti. “Il sistema preferisce la protesta politica rispetto a quella economica perchè è più facile da controllare”, ha detto Mousavi, per il quale “le persone che protestano per le questioni economiche si arrenderanno quando si trasformeranno in politiche”. (fonte Aska News)

 

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