La falla dell’intelligence israeliana rischia di far cadere il governo di Netanuahu

(di Giuseppe Paccione) Il gruppo di Hamas ha attaccato a sorpresa cittadini e militari, alle prime ore dell’alba del 7 ottobre, il sud dello Stato di Israele provocando una drammatica escalation nell’area mediorientale, a causa del default dei servizi segreti israeliani che non hanno funzionato negli ultimi anni. Il gruppo di miliziani islamici, pare anche che al suo interno ci fossero dei terroristi legati ai gruppi terroristici di matrice jihadista, ha armato, pianificato ed eseguito un vero e proprio attacco manu militari, che gli stessi israeliani hanno paragonato all’attacco terroristico avvenuto l’11 settembre del 2001 contro gli Stati Uniti.

L’attacco a sorpresa ha richiamato analogo evento di cinquant’anni fa, da parte dell’Egitto contro Israele durante lo Yom Kippur del 6 ottobre 1973, la festa dell’espiazione più importante del calendario ebraico, che portò direttamente alla caduta del governo di Golda Meir, evento quest’ultimo che potrebbe ripetersi con Benjamin Netanyahu che rischierebbe così di finire la sua carriera politica.

La falla all’interno dei servizi di intelligence israeliani è davvero ampia, in primis sulla questione dei parapendii meccanizzati considerati dei nuovi sistemi tattici, ma non va dimenticato che nel 1987 un paio di terroristi palestinesi riuscirono a penetrare con il parapendio, quale mezzo semplice e leggero di volo libero, nel territorio israeliano dal sud del Libano, uccidendo alcuni soldati e ferendone altri, all’interno di una base militare israeliana. Situazione analoga che si è ripetuta qualche giorno fa dove il governo di Tel Aviv non riesce a comprendere come sia accaduto che il monitoraggio con mezzi elettronici ed umani non abbiano avuto la capacità di cogliere la pianificazione di un attacco da parte del gruppo di Hamas.

Dietro questo efferato attacco terroristico, come d’altronde il governo israeliano ha sostenuto, c’è il ruolo dell’Iran, in base a qualche video dove, durante i rapimenti, venivano impartiti ordini in lingua persiana che hanno fatto insospettire la presenza del corpo delle guardie rivoluzionarie islamiche. La singolare attenzione, tuttavia, del premier israeliano verso lo Stato iraniano ha anche aperto la strada alla Turchia per rafforzare la capacità militare del gruppo terroristico di Hamas, che opera nella totale sicurezza all’interno del territorio turco. È vero che i rapporti tra il presidente turco Recep Tayyip Erdogan e Netanyahu sono ottimi, tuttavia non vi è da escludere che il governo turco abbia cercato di contrabbandare materiale per la fabbricazione di razzi a favore di Gaza.

Non si può, però, non considerare che il primo Ministro israeliano abbia qualche colpa, dinanzi ai variegati tipi di estremismo, come quella di non comprenderne la complessità e di essersi essenzialmente lasciato ingannare da un elaborato gioco di copia buona e cattiva, non rendendosi conto che l’Iran e la Turchia non hanno tanta simpatia anzi provano odio nei riguardi dello Stato d’Israele, anche se Ankara e Teheran si odino vicendevolmente.

Gli esperti israeliani di strategia sovente delineano il falciare l’erba con riferimento alle operazioni occasionali volte a degradare la produzione di razzi e le basi logistiche terroristiche del gruppo di Hamas.

Ora che il governo Netanyahu è impegnato nell’affrontare una guerra contro i responsabili dell’attacco contro il suo Paese, difficilmente si potrà parlare di una fuori uscita del premier israeliano e della decisione di licenziare il vertice dei servizi segreti. L’attenzione dell’intero Paese ora è quello di restare uniti e garantire la sicurezza nazionale.

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