La mano cinese dietro le proteste nelle università americane

di Emanuela Ricci

Le sommosse nelle università americane a sostegno dei palestinesi della Striscia di Gaza, secondo un rapporto dell’organizzazione americana no profit, Network Contagion Research Institute, sarebbero state finanziate dalla Cina. L’obiettivo di Pechino, secondo l’inchiesta documentale, è quello di creare il disordine nella società americana e occidentale più in generale.

La mappa delle proteste nelle università americane. Fonte Il Sole24Ore

Nel rapporto ci sarebbero evidenti riferimenti a collegamenti con emissari cinesi. In 32 pagine il documento dal titolo “Contagious Disruption: How CCP Influence and Radical Ideologies Threaten Critical Infrastructure and Campuses Across the United States”, approfondisce le modalità con cui Pechino si adoperi per condizionare le università a stelle e strisce, finanziando società ed organizzazioni terze.

Dal rapporto emergono evidenti le connessioni estere del movimento Shut It Down for Palestine (SID4P) che utilizzerebbe le proteste, azioni dirette e sofisticate campagne mediatiche per promuovere la narrativa anti-americana e anti-israeliana.

L’argomento è stato ampiamente trattatato in un articolo da Corsera che ne riporta i dettagli. SID4P sarebbe il dominus dei vari gruppi di protesta come The People’s Forum, Answer Coalition, International People’s Assembly (IPA), Al-Awda, National Students for Justice in Palestine (NSJP), Palestinian Youth Movement (PYM) e Palestinian American Community Center NJ (PACC). Questi gruppi ricevono fondi dal Singham Network, finanziato dal milionario americano Neville Roy Singham, accusato di essere molto vicino al governo cinese e alla sinistra mondiale.

Il rapporto rivela che la sera del 30 aprile 2024, oltre cento attivisti hanno chiesto ai manifestanti della Columbia di creare disordini come quelli dell’estate del 2020. Durante le successive retate della polizia è emerso che molti di loro non erano studenti ma personaggi infiltrati di queste organizzazioni che svolgevano un ruolo molto preciso tra gli studenti nel fornire supporto e istruzioni su come svolgere le proteste nei vari Campus. Gli infiltrati apparterrebbero a quattro gruppi attivisti filopalestinesi, con almeno due, NSJP e Al-Awda, noti per i legami con formazioni terroristiche designate dagli USA. Oltre a NSJP e Al-Awda, tra i sostenitori di SID4P c’è Samidoun, affiliato del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, definito come organizzazione terroristica da USA, Germania e Israele.

Secondo il rapporto, organizzazioni come People’s Forum, IPA e Answer sarebbero state utilizzate come intermediarie dal Partito Comunista Cinese per promuovere l’attivismo filo-palestinese negli USA.

I gruppi affiliati a SID4P avrebbero ricevuto un sostanziale sostegno finanziario da personalità della sinistra americana che vivono, attualmente, oltreoceano a Shanghai. Tra il 2017 e il 2022, il People’s Forum avrebbe ricevuto, ad esempio, sovvenzioni per oltre 20 milioni di dollari dal Goldman Sachs Philanthropy Fund. Fondo messo sotto la lente d’ingrandimento delle autorità Usa per le sospette transazioni finaziarie con il dragone cinese.

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