Le ambasciate straniere a Teheran aprano le loro reti wi-fi e le facciano usare al popolo iraniano

Le ambasciate straniere a Teheran aprano le loro reti wi-fi e le facciano usare al popolo iraniano: l’appello alla comunità internazionale, quasi un grido d’aiuto, arriva da Shirin Ebadi, l’avvocatessa iraniana che fu premio Nobel per la pace nel 2003, interpellata dall’Agi per telefono. Ebadi si trova in Italia per un evento dell’università di Verona dedicato alla lotta contro la violenze sulle donne. La notizia è riportata da Marta Allevato di Agi.

A una settimana dall’inizio delle proteste, nella repubblica islamica affacciata sul Golfo Persico la connessione a Internet rimane molto bassa e ristretta ad aziende e istituzioni. Il governo iraniano ha bloccato l’accesso a Internet per limitare l’organizzazione delle proteste e solo giovedì ha iniziato a ripristinare la connessione web, ma solo lentamente e parzialmente: secondo la piattaforma NetBlocks, che tiene sotto controllo la connettività degli utenti e la censura su Internet, nelle ultime ore ha raggiunto solo “il 15% dei livelli normali”. Di qui l’appello della nota attivista.

“Gli iraniani devono poter connettersi e almeno leggere le notizie. L’Iran ha spento il collegamento Internet così che i crimini che commette non arrivino al mondo”. La ferrea censura crea infatti una cortina oltre la quale le notizie non filtrano. Secondo Ebadi le vittime potrebbero essere state “fino a 300” e le persone arrestate siano “molte di più” delle mille dichiarate dalle autorità.

Nuove sanzioni da Washington

Gli Usa non perdono l’occasione per incalzare il regime: il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, nei giorni scorsi ha denunciato che l’Iran ha bloccato Internet per nascondere “le morti e la tragedia” causate dai suoi stessi leader e che le autorità iraniane vogliono ridurre “a zero” la trasparenza sulle proteste degli ultimi giorni.

Di qui la mossa dell dipartimento del Tesoro americano, che ha annunciato il varo di sanzioni contro il ministro delle Comunicazioni, Mohammad Javad Azari Jahromi, ritenuto il responsabile del blocco dell’accesso a Internet. Tra l’altro il segretario di Stato, Mike Pompeo, ha fatto notare come i leader del governo iraniano, mentre il Paese era oscurato, abbiano mantenuto il proprio accesso a Internet e ai loro account sui social media.

Teheran mostra i muscoli

E adesso, sullo sfondo delle perduranti tensioni con Stati Uniti e Arabia Saudita nella regione del Golfo, Teheran è tornato a fare sfoggio di muscoli. Le forze armate iraniane hanno lanciato un’importante esercitazione di difesa aerea, nome in codice “Guardians of Velayat’s Sky-98” nella provincia nord-orientale di Semnan. Il generale di brigata della difesa aerea Alireza Sabahifard ha spiegato ieri di cosa si tratta: manovre su un’area di circa 416 mila chilometri quadrati, simulando un conflitto nel Golfo, in particolare sullo Stretto di Hormuz. Una dimostrazione di potenza: “Se il nemico intende invadere, attaccare o addirittura infrangere lo spazio aereo del nostro Paese, che è una delle nostre linee rosse, possiamo farcela”.

Fino a 300 i morti nelle proteste

I morti nelle proteste dell’ultima settimana in Iran “potrebbero arrivare fino a 300”, mentre si stima che le persone arrestate siano “molte di piu'” delle mille dichiarate dalle autorità, sostiene la premio Nobel iraniana per la pace, sottolineando però che, per via del blocco di Internet, le cifre non sono precise.

“Le ultime notizie dall’Iran le ho ricevute 10 minuti fa”, racconta Ebadi, “le proteste sono diminuite, ma continuano ancora anche nelle piccole città”. “Secondo il procuratore”, ha ricordato, “le persone arrestate sono mille, ma io sono in contatto con diverse città e secondo me il numero è molto superiore”. Quello che si sa, aggiunge questa avvocatessa impegnata a denunciare costantemente la violazione dei diritti umani nel suo Paese, è che le persone arrestate, “di cui non si sanno i nomi”, non sono ancora state processate, quindi non sono ancora state eseguite le minacciate esecuzioni capitali.

Anche il numero delle vittime è difficile da definire: “Non sappiamo precisamente quante persone siano state uccise, perché internet è staccato e non possiamo vedere i filmati, però le notizie in nostro possesso dicono che i morti possono arrivare fino a 300”.

Ebadi ha spiegato che la “repressione molto forte” contro i manifestanti potrebbe portare presto alla fine delle proteste. “Gli agenti sparano subito e in modo diretto e il popolo non può resistere molto davanti alle pallottole”. “È possibile che anche queste proteste finiscano”, ha concluso la premio Nobel, “ma questo non vorrà dire che la situazione in Iran tornerà tranquilla. Gli eventi di questi giorni seguono proteste precedenti e tra qualche mese potremmo avere proteste molto più forti. L’Iran è come un vulcano che dorme, ma può risvegliarsi ed eruttare in ogni momento”.

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