L’Iran a caccia dei dissidenti residenti all’estero. Preoccupazione delle agenzie di intelligence occidentali

I servizi segreti di Teheran starebbero prendendo più di mira gli iraniani all’estero, in particolar modo giornalisti e dissidenti. Secondo gli analisti occidentali è in atto una risposta forte alla rivolta popolare che si sta inasprendo in Iran, scatenata dalla brutale morte della giovane, Mahsa Amini, che sotto la custodia della polizia sarebbe stata uccisa a settembre scorso. Le autorità di Teheran hanno risposto con una vasta repressione, picchiando, sparando e arrestando i manifestanti e condannando a morte almeno cinque dimostranti questa settimana.

In Gran Bretagna la polizia ha notiziato sull’aumento delle minacce da parte delle forze di sicurezza iraniane contro due giornalisti britannici iraniani e le loro famiglie. Sono state, pertanto, attivate stringenti misure di sicurezza alle loro abitazioni e luoghi di lavoro.

Il servizio di sicurezza nazionale britannico ha riportato che, nel solo anno 2022, sarebbero stati almeno 10 i tentativi di rapimento o tentativi di uccisione di individui britannici residenti nel Regno Unito solo perchè ritenuti nemici della repubblica iraniana.

Il WP ha riportato la dichiarazione del capo dell’MI5, Ken McCallum: “Le agenzie di intelligence iraniane sono pronte a intraprendere azioni sconsiderate per attaccare gli oppositori nei Paesi occidentali o per cercare di attirarli in Iran.”

“Prendere di mira gli iraniani all’estero è un modello di comportamento che si sta intensificando nel contesto di questa rivolta”, ha dichiarato al WP Sanam Vakil, vicedirettore del programma Middle Fast North Africa presso il gruppo di esperti londinese Chatham House.

Alcuni dei principali obiettivi dell’Iran sono i giornalisti che lavorano per i media in lingua persiana, come la BBC Persian e Iran International, quest’ultima criticata per i suoi legami con l’Arabia Saudita, come noto rivale regionale dell’Iran.

I funzionari iraniani hanno accusato entrambe le testate, che hanno sede nel Regno Unito, di incitare alle rivolte e di “sostenere il terrorismo“. La società a cui fa capo Iran International ha denunciato, in un comunicato il 7 novembre scorso, che sarebbe in atto una poderosa campagna di intimidazione contro i giornalisti iraniani che lavorano all’estero.

Il direttore di Iran International, Mehdi Parpanchi, ha dichiarato in un’intervista mercoledì scorso che i media affiliati al Corpo delle Guardie rivoluzionarie islamiche, la più potente organizzazione di sicurezza iraniana, hanno già minacciato l’emittente in passato, ma mai così seriamente come nelle ultime ore.

La polizia britannica ha riferito che l’ufficio dell’emittente a Londra era sorvegliato, così come le abitazioni dei due dipendenti di origine iraniana.
L’11 novembre il ministro degli Esteri britannico ha convocato un funzionario iraniano a Londra per chiarire che non si tollerano minacce ed intimidazioni di alcun tipo nei confronti di giornalisti o di qualsiasi persona che viva nel Regno Unito.

A Berlino, riferisce AP, tre persone sono rimaste ferite ad ottobre scorso per mano di tre uomini incappucciati che hanno preso di mira un gruppo di dimostranti che inneggiavano alla democrazia a favore del popolo iraniano e alla libertà delle donne.

A fine settembre, la polizia di Londra e Parigi si è scontrata con i manifestanti che cercavano di raggiungere le ambasciate iraniane durante le manifestazioni a sostegno della rivolta. Nelle ultime settimane, anche gli atleti iraniani hanno utilizzato eventi sportivi internazionali come piattaforme di protesta, sollevando timori per la loro sicurezza una volta rientrati in Iran. Le autorità sono oltremodo preoccupate per le proteste o le manifestazioni di solidarietà durante i prossimi Mondiali di calcio in Qatar.

Nel luglio del 2021, i procuratori federali statunitensi hanno accusato quattro agenti iraniani con l’accusa di aver complottato il rapimento del giornalista e attivista Masih Alinejad, residente a New York. In un altro caso scioccante, nel 2019 l’Iran ha attirato nel Paese il dissidente Ruhollah Zam, residente in Francia e fondatore di un popolare canale Telegram. È stato giustiziato l’anno successivo. Nel 2017, a Istanbul, assalitori mascherati hanno ucciso a colpi di pistola Saeed Karimian, direttore del GEM Group, un conglomerato di media in lingua persiana.

L’Iran a caccia dei dissidenti residenti all’estero. Preoccupazione delle agenzie di intelligence occidentali

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