Nato, pronta a varare la sua dottrina contro i droni

I veri protagonisti della guerra russo-ucraina sono i droni, utilizzati in tutti gli ambienti: aria, superficie terrestre, marittima e anche sott’acqua.

L’Iran ha consegnato all’esercito russo centinaia di droni classe Shahed, in particolare lo Shared-129, un drone in stile Predator che può volare per più di 1.000 miglia, armabile con missili, e lo Shahed-191, un drone in grado di trasportare missili per circa 300 miglia. Droni che hanno consentito a Mosca di continuare attacchi persistenti e di equilibrare il vantaggio tattico conquistato dagli ucraini, all’inizio della guerra, a seguito dell’utilizzo dei droni turchi Bayraktar.

Il clamore dei successi ucraini, grazie al drone turco, contro i tank russi sono stati addirittura celebrati con una canzone popolare. L’azienda turca che produce il Bayraktar, secondo i media nazionali,  starebbe costruendo una fabbrica di droni proprio in Ucraina.

Il governo ucraino ha implementato i programmi per la costruzione di droni al fine di diventare in futuro un hub mondiale del settore, grazie all’esperienza tattica maturata direttamente sul campo. Per questo motivo il ministro della Trasformazione Digitale Mykhailo Fedorov, ha fatto inviare al fronte 1.700 nuovi droni, addestrare 10.000 operatori in 26 centri e preparare altri 10.000 per un futuro addestramento.

Alla luce di questa novità operativa, la NATO, scrive C4ISRNET, ha avviato i lavori per redigere un documento sulla sua prima dottrina contro i droni da fornire agli Stati membri per mettere in campo nuovi approcci per difendersi dai sistemi aerei senza pilota e la formazione comune degli operatori.

L’ambizione di stabilire una dottrina anti-UAS all’interno dell’Alleanza militare entro la fine del 2023 è in cantiere da tempo, secondo Claudio Palestini, consigliere senior presso la divisione NATO per le sfide emergenti alla sicurezza.

L’incarico formale di creare questo documento è stato dato all’inizio di quest’anno”, ha dichiarato in un’intervista a Defense News. “Si baserà su un manuale già prodotto nel 2019 che era più incentrato sulla delineazione di principi guida su come contrastare efficacemente i droni”.

Mentre alcuni contenuti tra la dottrina e il manuale, che non è mai stato reso pubblico, saranno simili, Palestini ha detto che la differenza principale sarà nel livello di formalità e di attenzione.

Il manuale del 2019 era lungo circa 600 pagine e serviva come documento preliminare“, ha detto. “La portata di questa dottrina sui c-UAS sarà a livello di NATO e sarà molto più coerente, condensata in 70-80 pagine”.

Anche se i principi che conterrà rimangono vaghi, uno dei suoi obiettivi generali sarà quello di consigliare gli Stati membri sui modi più efficaci per organizzare e condurre operazioni di contrasto ai droni in diversi ambienti operativi.

Il documento delineerà raccomandazioni su come rendere operativi i c-UAS, sull’importanza di soluzioni multidominio e stratificate e sulla definizione di standard comuni di formazione per gli operatori.

Secondo Palestini, il documento sarà inviato nelle prossime settimane per la ratifica da parte di un comitato della NATO incaricato di sviluppare standard operativi militari con l’assistenza dell’Ufficio di standardizzazione della NATO. Una volta ricevute tutte le modifiche richieste, si prevede che il documento sarà approvato.

La speranza è che il comitato lo ratifichi entro la fine dell’anno.

La guerra tra Ucraina e Russia ha portato a modificare l’evoluzione della minaccia rappresentata dai droni e l’ambiente operativo in cui i c-UAS possono svolgere un ruolo nei conflitti moderni”, ha spiegato Palestini.

Sebbene la NATO abbia riconosciuto da tempo i vantaggi dell’utilizzo di velivoli senza pilota, è stato solo di recente che la maggior parte degli Stati membri hanno iniziato a costruire seriamente il proprio arsenale e le proprie capacità difensive contro questi sistemi.

Tra le iniziative precedenti figurano l’istituzione di un gruppo di lavoro c-UAS della NATO nel 2019 e una serie di studi condotti dal Gruppo consultivo industriale della NATO sulle carenze di alcuni sistemi di counter-Uas , nonché prove per testare diverse tecnologie.

Non è ancora chiaro se il documento consentirà lo sviluppo di un asset c-UAS di proprietà e gestione della NATO, simile al drone RQ-4D di Northrop Grumman, le cui capacità sono disponibili per tutti gli Stati membri. Il costo complessivo dell’acquisizione e della manutenzione dei velivoli a pilotaggio remoto è stato coperto interamente dalla NATO.

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