Piantedosi e il pericolo terrorismo dai Balcani

Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, ai microfoni di Radio Uno, ha lanciato l’allarme sui cosiddetti “lupi solitari”, in riferimento alla recrudescenza di fenomeni di terrorismo, a seguito delle tensioni in Medio Oriente.

Il ministro ha anche voluto precisare che, seppure non esista una organizzazione vera e propria in Italia, il pericolo potrebbe provenire “da soggetti che hanno tra di loro dei collegamenti soprattutto attraverso la rete con organizzazioni dai Paesi di provenienza”.

Nel corso del 2023 sono stati in 54 gli esplulsi per questioni legate alla sicurezza nazionale, di cui due sono arrivati via mare. Parliamo, enfatizza Piantedosi di “personaggi che non davano affidamento per la loro vincinanza a organizzazioni legate alla radicalizzazione islamica nei Paesi di provenienza”.

A dimostrazione che l’attenzione del nostro Paese è massima, anche il Presidente della Repubblica Mattarella, durante l’incontro con i prefetti di ieri ha esternnato la sua preoccupazione: “si diffondono germi della pseudocultura della violenza e dell’odio, a livello internazionale e interno. E questo alimenta minacce anche di natura terroristica e comportamenti che aggrediscono la libertà dei cittadini, ai quali vanno sempre garantiti i diritti fondamentali di espressione, associazione e riunione, sanciti dalla nostra Carta“.

Il ministro Piantedosi ha poi spiegato che vengono monitorare con costanza le carceri, luoghi dove la radicalizzazione aumenta e l’allontanamento dei due egiziani a Milano ne sono la prova, perchè rimpatriati con l’accusa di essere degli attivisti dell’Isis. Altri personaggi attualmente in Italia sono sottoposti a stretto controllo da parte delle nostre forze di sicurezza.

Pientedosi sulla rotta del Mediterraneo.”Sul versante della rotta del Mediterraneo le caratteristiche di quel corridoio rendono problematica l’idea del blocco navale, se non c’è la condivisione del Paese. Il dato positivo è che l’Italia ha posto al centro del dibattito europeo una rinnovata missione navale che possa avere caratteristiche diverse dal passato: un tema aperto che von der Leyen ha indicato sul contrasto all’immigrazione irregolare”.

Sulla rotta balcanica. Da lì proviene il vero pericolo, sottolineano gli analisti dell’intelligence nostrana. Da paesi come la Bosnia crescono di giorno in giorno gruppi che si avvicinano sempre più ad ambienti fortemente radicali, pronti a colpire in ogni momento.

Spiega Piantedosi che gli avvertimenti che provengono da quell’area ci hanno costretti a chiudere i confini con la Slovenia dove abbiamo mandato 350 agenti in più per supportare lo sforzo alla frontiera.

Altra attività investigativa viene eseguita presso i centri di accoglienza dove i nostri uomini fanno rilevazioni fotosegnaletiche e rilevano le impronte. Tutti dati che poi vengono incrociati con un database europeo, l’Eurodac.

Certo è che i nuovi arrivati sono più scaltri e spesso non rilasciano la propria reale identità, perchè già segnalati in passato come non graditi. Proprio come ha fatto il tunisino Abdesalem Lassoued, l’attentatore di Bruxelles. Poi ci sono i casi di emulazione, avverte Piantedosi e il fenomento di quei soggetti che hanno, in maniera anche svincolata tra loro, dei collegamenti che si fondano sull’utilizzo della rete, con passaggi di denaro apparentemente a favore di donne ma che in realtà hanno lasciato intravedere formule tipiche di partecipazione alle organizzazione. Da qui l’attività investigativa della Guardia di Finanza che da tempo monitora tutti i movimenti di denaro sospetti.

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