(di Massimiliano D’Elia) La guerra in Ucraina sta prendendo un verso che non aiuta Vladimir Putin sia internamente che all’estero. La disfatta delle forze russe nella regione di Kharkiv non fa presagire ad una rapida fine del conflitto. L’esercito russo non è riuscito a sopraffare quello ucraino che con l’aiuto di risorse e intelligence occidentale è riuscito a far indietreggiare di circa 8000 metri quadrati l’invasore.

All’interno l’apparato di Putin inizia a scricchiolare: è difficile spiegare i 50000 militari morti per una narrata “operazione speciale militare”. Giorni addietro un video è diventato virale, “viene offerta la libertà ai detenuti delle carceri in cambio dell’impiego militare in Ucraina”. La proposta pare non abbia entusiasmato più di tanto i detenuti che preferiscono rimanere nelle celle piuttosto che morire in guerra.

Poi c’è la questione dell’inossidabile unità mostrata dall’Occidente, tutti d’accordo nell’imporre le sanzioni anche a discapito di contrazioni pericolose delle proprie economie. I calcoli di Putin, anche in questo caso, sono risultati sbagliati anche se c’è ancora tutto l’inverno da trascorrere, senza l’usuale continuità del flusso di gas russo a favore dell’Europa.

Putin, nella sua pianificazione pre-invasione, ha contato molto sull’appoggio dei paesi asiatici, Cina in primis. Molti mercati emergenti si sono astenuti dal criticare, pubblicamente, l’invasione russa mentre Cina ed India hanno velatamente aiutato lo Zar dei nostri giorni, intensificato gli acquisti di petrolio russo.

Poco prima di lanciare l’invasione dell’Ucraina, il presidente russo ha incontrato a Pechino Xi Jinping che, all’epoca, ha dichiarato una “partnership senza limiti” con la Russia. Eppure, nel primo incontro dei due dopo l’invasione, Putin questa settimana a Sammarcanda, al 39° vertice dello SCO (Shanghai Cooperation Organization), ha riconosciuto le preoccupazioni del leader cinese sulla “crisi ucraina”. Tali commenti, al vertice dell’ex Uzbekistan sovietico, sono apparsi la prima ammissione pubblica di divergenze con Pechino sul conflitto. Prima del vertice, il presidente Xi aveva compiuto anche l’insolito passo di offrire supporto al presidente del Kazakistan Kassym-Jomart Tokayev nella difesa della sovranità e dell’integrità del suo Paese in caso di “interferenza di qualsiasi forza”. Dal momento che la fonte più probabile di interferenza sarebbe Mosca – il nord del Kazakistan ha una grande popolazione russa – le parole hanno assunto la caratura di velato avvertimento a Putin.

Anche l’indiano Narendra Modi ha criticato pubblicamente, per la prima volta, l’invasione dell’Ucraina, dicendo al leader russo che ora “non è l’era di una guerra”.Ci sono emergenze alimentari, climatiche, di fabbisogno energetico, di transizioni industriali da compiere, oggi dobbiamo cogliere l’opportunità di parlare su come portare avanti un patto di pace, più che affrontare le conseguenze delle devastazioni”. Mio caro amico ha risposto Putin conosco le tue preoccupazioni sulla guerra in Ucraina, noi tutti vogliamo mettere fine a questa guerra, ma gli ucraini ci impediscono di fermare i combattimenti“.

Modi e Xi si sono accordati sulla necessità di lavorare insieme per il miglioramento degli obiettivi climatici, compatibilmente con il mantenimento di investimenti su rinnovabili e idrocarburi tradizionali. 

Ora pare che Putin sia stato messo in un angolo dall’Occidente e dai paesi che lui riteneva alleati fedeli. C’è da fidarsi sulle dichiarazioni di Xi e Modi? Certo è che Putin a questo punto, prossimo a capitolare, viste le premesse, potrebbe compiere un gesto estremo ed utilizzare il suo formidabile arsenale strategico.

La sensazione è che Cina ed India, nonostante importanti contratti commerciali firmati di recente con la Russia, non vogliono cadere nella trappola di porsi in netta contrapposizione con i mercati occidentali.

L’India fa poi anche parte del Quad, composto da Usa, Australia, Giappone e Australia e non intende mettersi in posizione antagonista così come non vuole rimanere fuori dallo SCO.

La Cina anche se non si è apertamente schierata con la Russia nella vicenda ucraina ha chiesto alla 39^ ruinione dello SCO di poter realizzazione un sistema di pagamenti transfrontalieri nelle valute locali, che aggiri il dollaro, e ha messo sul piatto una promessa di aiuti per 1,5 miliardi di yuan (214,7 milioni di euro) di generi alimentari e aiuti umanitari ai Paesi in via di sviluppo.

Occorre sostenere il multilateralismo – ha detto Xi — perché l’entusiasmo per le “piccole cerchie” (con riferimento al G7 e al Quad) spingerà il mondo verso la divisione e lo scontro“.

Putin messo all’angolo da Xi e Modi

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