Qatar connection. Una rete mondiale che influenza  Istituzioni, cultura e che costruisce moschee

(di Massimiliano D’Elia) Sacchi pieni di banconote nascosti dentro casa, sembrava di assistere al forziere segreto di Paperon dei Paperoni. Questa la scena che si è presentata agli occhi della polizia giudiziaria belga una volta fatta irruzione nell’abitazione della vice presidente del Parlamento europeo Eva Kaili. Il padre di Kaili ha cercato di fuggire con una valigia straripante di soldi ma è stato arrestato in fragranza di reato.

L’operazione ha fatto emergere un sistema di corruzione, di regali molto importanti e di riciclaggio di denaro provenienti dal Qatar e dal Marocco che, secondo i magistrati di Bruxelles, doveva servire ad influenzare le decisioni economiche e politiche del Parlamento europeo attraverso la corruzione di personaggi che avevano una posizione strategica e politica significativa nell’Istituzione.

Ieri sera la presidente Roberta Metsola ha sospeso Kaili dai compiti di vice presidente del Parlamento Ue. Delle 16 perquisizioni ordinate in Belgio, una ha riguardato gli uffici di un assistente di nazionalità italiana, un’altra di una deputata socialista belga anch’essa di origini italiane e presidente della commissione diritti molto legata a Panzeri di cui fu assistente all’Europarlamento. Nelle prossime ore la magistratura dovrà valutare la posizione delle 6 persone arrestate in Belgio per decidere se convalidare i fermi trasformandoli in arresti. Cosa già accaduta a Brescia, dove moglie e figlia di Panzeri sono state poste ai domiciliari dopo essere state fermate con un mandato di arresto europeo eseguito dai Carabinieri. La documentazione, allegata al mandato d’arresto europeo, emesso dal giudice istruttore Michel Claise descrive i punti fondamentali delle indagini che, se confermate in processo, potrebbero portare a condanne fino a 5 anni di carcere per reati commessi in Belgio dal primo gennaio 2021 all’8 dicembre 2022.

L’influenza globale del Qatar

L’influenza del Qatar non è più un enigma, la si conosceva ma nessuno ha voluto arginare il metodo corruttivo degli emiri. Più volte i Servizi di sicurezza hanno lanciato l’allarme ai governi europei sui fondi stranieri che arrivano alle comunità islamiche. Un  flusso di denaro importante tendente a favorire i processi di islamizzazione delle comunità che invece hanno bisogno di integrazione. Una sorta di anticamera pericolosa dove è facile far germogliare spinte estremiste e terroristiche.

Il potere è palpabile e si manifesta da Al Jazeera alla Coppa del Mondo, dagli sforzi di hacking agli scandali di corruzione. Il governo ha bilanciato in modo vistoso i suoi collegamenti esterni, simboleggiati dalla gigantesca base aerea di Al-Udeid, utilizzata per lo più dalle forze americane e dal  Comando congiunto Qatar-Turchia.

In parte, questo straordinario primato è reso possibile dalle ricchezze del territorio  riversate sulla esigua popolazione del Paese che conta poco più di 300.000 abitanti, circa l’1% della popolazione di Shanghai. Il vasto giacimento di gas North Dome arricchisce la popolazione con un reddito pro capite di circa 500mila dollari Usa, circa cinque volte più alto del secondo stato più ricco, il Lussemburgo.

La particolarità del Qatar è data anche dalla sua leadership. Così come in Arabia Saudita, l’ideologia estremista del wahhabismo domina in Qatar, conferendo alla popolazione un senso di scopo e ambizione piuttosto sproporzionato rispetto alle sue dimensioni. La sua recente leadership, Emir Hamad (1995-2013) e ora suo figlio Tamim (2013), così come i loro parenti e aiutanti, professano una evanescente grandiosità ben simboleggiata dal nome HAMAD.

Un HAMAD gigantesco (1 Km per 3 Km) era stato inciso sulla sabbia di un’isola nel 2010, poi cancellato due anni dopo.

La portata del Qatar è forse più evidente nel suo sostegno riferito ai gruppi jihadisti in luoghi così diversi come l’Iraq (Al-Qaeda), la Siria (Ahrar al-Sham, Jabhat al-Nusra), Gaza (Hamas) e la Libia (Brigate di Difesa Benghazi) . Inoltre, il Qatar sostiene importanti reti islamiste in tutto il mondo – tra cui i Fratelli Musulmani in Egitto, l’AKP in Turchia e Jamaat-e-Islami in Bangladesh.

A Doha, il governo fornisce ai talebani uno spazioso ufficio. I luminari islamisti come il leader spirituale della Fratellanza Musulmana Yusuf Al-Qaradawi e il capo di Hamas Khaled Meshaal hanno fatto per decenni casa a Doha.

In Occidente, il potere del Qatar è più cauto e prospera incontrastato. Ad esempio finanzia le moschee e altre istituzioni islamiche, che esprimono la loro gratitudine protestando fuori dalle ambasciate dell’Arabia Saudita a Londra e Washington.

Ma Doha non si affida solo alla diaspora islamista in Occidente per far avanzare la sua agenda,lavora anche per influenzare direttamente i politici occidentali e l’opinione  pubblica.

L’enorme rete televisiva di Al Jazeera è diventata una delle emittenti più grandi e conosciute al mondo. Le sue stazioni in lingua inglese producono una pungente propaganda contro i nemici del Qatar, mascherati dalla retorica liberale occidentale.

Doha cerca anche di influenzare le istituzioni educative occidentali. La Qatar Foundation controllata dal regime fornisce decine di milioni di dollari a scuole, college e altre istituzioni educative in Europa e nel Nord America. In effetti, il Qatar è ora il più grande donatore straniero delle università americane. I suoi fondi pagano per l’insegnamento dell’arabo e le lezioni sulla cultura mediorientale e la loro inclinazione ideologica è a volte sfacciatamente evidente, come nel piano di lezione nelle scuole americane intitolato. “Esprimi la tua fedeltà al Qatar”.

Qatar Papers

In Francia anni fa è uscito Qatar Papers, un libro che ha apportato un contributo fondamentale al dibattito sul potere degli emiri qatarini. Gli autori, Christian Chesnot e Georges Malbrunot hanno visionato migliaia di documenti interni della Qatar Charity, la fondazione indipendente a prima vista ma finanziata e controllata dall’emiro del Qatar che risulta essere il principale finanziatore di moschee e centri islamici in Europa, legate ai Fratelli Musulmani.

Sono  113 i progetti finanziati in tutta Europa nel 2014, per un totale di 71 milioni di Euro. Il paese dove la Qatar Charity ha speso di più? L’Italia, più di 22 milioni suddivisi su 45 progetti. Moschee e centri islamici, soprattutto nel nord (Saronno. Piacenza, Brescia, Alessandria….), ma anche centro e sud. Anzi, tra le regioni primeggia la Sicilia con i suoi 11 progetti, nei capoluoghi come in piccoli centri quali Comiso e Vittoria.

Molto interessante il progetto di Yassine Baradei e Davide Piccardo, noti esponenti dell’Islam lombardo, per costruire «un nuovo grande centro islamico a Milano, con una moschea e vari centri educativi, un progetto che ha bisogno di sostegno».

Il finanziatore è Qaradawi egiziano di nascita, ottuagenario che sta dagli anni ’60 in Qatar, dove ha costruito un impero teologico-imprenditoriale che negli anni ha incluso uno show sull’emittente qatariota al Jazeera, ruoli chiave in istituzioni di finanza islamica e decine di libri tradotti in molte lingue.

Leader spirituale dei Fratelli Musulmani, ha più volte espresso posizioni altamente problematiche, dall’approvare la pena di morte per chi abbandona l’Islam all’elogiare Hitler, cosa che lo ha portato ad essere bandito in molti paesi occidentali (in Francia già negli anni ’90). Qaradawi ha anche più volte proclamato di avere certezza che i musulmani conquisteranno Roma e l’Europa, precisando però che tale conquista non avverrà con la spada ma attraverso il proselitismo e la fede. Idee come quelle di Qaradawi vengono regolarmente promosse dai network legati ai Fratelli Musulmani e amplificate attraverso i massicci finanziamenti qatarioti. In molti paesi si stanno pensando leggi che vietano ogni finanziamento estero ad azioni politico-diplomatiche specificamente adottate in relazione al Qatar.

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