Russia: bloccato il sito “openrussia.ru” considerata la voce contro il presidente Putin

L’ente federale per le comunicazioni, media e tecnologia informatica, Roskomnadzor, ha inserito il sito openrussia.ru – finanziato dall’ex oligarca e prigioniero politico Mikhail Khodorkovsky – nel registro dei siti web vietati in Russia. Lo riporta la testata online Meduza, citando il sito dello stesso Roskomnadzor, dove è pubblicata la blacklist. Il blocco di “Open Russia” è stato riportato anche nel profilo Twitter del movimento.

Il messaggio sul sito dice che l’ufficio del procuratore generale ha chiesto di bloccare la risorsa per “disordini”. La pagina non viene aperta dalla maggior parte dei provider. Khodorkovsky per tutto il primo decennio del nuovo secolo è stato considerato il nemico numero uno di Vladimir Putin, al centro di una battaglia legale su Yukos che lo ha visto trascorrere diversi anni in carcere.

La blacklist dei siti web in Russia è in vigore dal novembre 2012. Inizialmente, vi sono rientrati siti di pedopornografia, propaganda del suicidio e droghe. Successivamente, ricorda Meduza, i motivi per giustificare il blocco si sono ampliati, comprendendo anche la generica accusa di “contenuti estremisti”. A differenza di altri casi, per estremismo il blocco del sito si applica immediatamente e dura fino a quando le informazioni ritenute illegali non vengono rimosse.

A novembre di quest’anno, la Russia ha approvato una legge che autorizza l’ufficio del procuratore generale a bloccare i siti di “organizzazioni indesiderate”; Open Russia, per ora però, non e’ stata considerata tale.

Open Russia venne fondata dal miliardario nel 2001, quando era ancora uno degli uomini più ricchi al mondo. Nel board sedevano anche Henry Kissinger e Jacob Rothschild. Open Russia è stata rilanciata il 20 settembre 2014 come “una piattaforma per riunire tutti i russi interessati a creare una vita migliore per se stessi e i loro figli”.

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