Siri, fuori senza se e senza ma

(di Massimiliano D’Elia) Il Consiglio dei Ministri di oggi  dovrà fare “il morto” senza se e senza ma. Il premier Giuseppe Conte e il leader dei pentastellati Luigi Di Maio avevano sperato che il sottosegretario leghista Armando Siri avesse fatto  un passo indietro autonomamente.

In realtà al consiglio dei ministri non avverrà la conta dei ministri presenti (la Lega ha minacciato di disertare l’incontro istituzionale), perchè nel caso dei sottosegretari basta solo la volontà del presidente del consiglio, è lui che li nomina ed è lui che li può “licenziare”. La scelta di portare il caso, in seno al Consiglio dei Ministri, deve essere letta come una desiderio di condividere la decisione, ovvero portare la Lega ad un bivio. Una specie di punto di non ritorno verso nuove elezioni? Uno spettro che in questi giorni gira sempre più tra le indiscrezioni trapelate dai vari gruppi parlamentari. Il leader leghista Matteo Salvini non vuole sentir parlare di dimissioni di Siri, fino a quando non sarà ascoltato dai pubblici ministeri. Prima non ha senso. Sempre Matteo Salvini cerca di spostare il confronto su un altro tavolo, sull’economia. Salvini vuole chiudere la partita della Flat Tax e delle Autonomie prima delle elezioni del 26 maggio per non deludere il proprio elettorato, specialmente quello del nord.

I motivi per rompere prima ci sono stati, sottolineava il numero due  della Lega, il sottosegretario alla presidenza del consiglio Giorgetti, facendo riferimento al TAV. Ora occorre capire i pro e i contro di una crisi di governo a ridosso delle elezioni europee. Un suicidio chiosava Salvini durante l’incontro con Orban in Ungheria. Tuttavia la retorica tra 5S e Lega sta facendo disaffezionare i sotenitori del governo gialloverde. I recenti sondaggi fanno registrare una leggera flessione di gradimento verso i due partiti di governo e verso i suoi due leader.

Poi c’è la scure dello “spread”, che legge più di tutti a suon di miliardi di quote di interesse sul nostro debito pubblico, il termometro politico italiano.

Una specie di mannaia che “blocca” ogni idea tesa a far cadere il governo, almeno per i più responsabili. Altri balzelli dello spread non sarebbero sostenibili a fronte di una crescita (0,8 per cento)  molto al di sotto delle più rosee previsioni della scorsa manovra finanziaria.

Salvini probabilmente ha sbagliato a non tirare la spina prima, ora è troppo tardi e verrebbe messo alla gogna dai 5S come il responsabile del fallimento del governo.   

Il parere di Nando Pagnoncelli – IPSOS

Così Nando Pagnoncelli di Ipsos nella sua analisi: “più che i rapporti di forza interni all’esecutivo, pesa molto il fattore dell’opinione pubblica. Al di là delle schermaglie tra Lega e MsS , il governo gode ancora di un sostegno molto forte. Questo esecutivo nasce basandosi sul “cambiamento” e sul “contratto”. Gli elettori hanno capito che non si poteva portare a casa tutto, ma solo alcuni risultati, compresi quelli non in linea con il voto dato. Di fronte a un quadro economico che segna un lieve miglioramento, le prospettive restano molto incerte e poi c’è il tema della prossima manovra, abbastanza pesante.  Ci saranno da soddisfare le richieste europee. Nel momento in cui ci dovesse essere un casus belli, chi si prenderà la responsabilità di far cadere il governo?”.

I sondaggi e la gara verso gli indecisi

In esclusiva l’Istituto Noto Sondaggi per Il Sole 24 Ore ha previsto che  il 27% degli indecisi potrebbe prendere in considerazione il voto alla Lega, il 23% al PD. Terza opzione per il M5S che risulta attrattivo per il 19%; nello schieramento del centrodestra, invece, la potenzialità attrattiva di FdI (10%) supera quella di Forza Italia (7%). Tendenze queste che potranno incidere in maniera significativa sul voto delle elezioni europee rispetto a quanto pronosticano i sondaggi di queste ultime settimane. Per più di due terzi degli indecisi la competizione elettorale sembra “il secondo tempo” delle politiche dello scorso anno, a tal punto che il 66% del campione sostiene che queste consultazioni europee condizioneranno direttamente il futuro della politica interna italiana. Qual e’ il profilo degli indecisi ai quali i partiti dovrebbero rivolgersi per conquistare consenso nelle prossime settimane di campagna elettorale? Non sono sovranisti, prevalgono quindi in misura maggiore i “pro-europa” (55%) ma al contempo per essere “corteggiati” vogliono sentire parlare dei temi nazionali e non dell’Europa. Il partito che secondo loro al momento parla più dell’Italia che dell’Unione è la Lega.

L’unico aspetto che si avrà dopo il 26 maggio è il nuovo  equilibrio di forza fra Lega e M5S. La Lega molto probabilmente supererà il 30 per cento e il M5S rasenterà il 20 per cento. Sarà difficile affrontare una nuova manovra finanziaria con aumento dell’IVA annesso, con queste nuove percentuali di gradimento. Anche il numero dei ministri e sottosegretari diventerà non più rispondente al sentimento degli italiani.

Molto probabilmente quest’estate sarà molto calda con due/tre  strade segnate: rimpasto di governo, governo tecnico (un Conte bis molto gradito al Quirinale e a Bruxelles), ovvero nuove elezioni, non prima di ottobre.

 

Siri, fuori senza se e senza ma