Spyware israeliano “Pegasus” nella black List americana. Avrebbe spiato i potenti del mondo

Il Governo di Israele è contrario alla decisione del Dipartimento del Commercio Usa di aver inserito due società di Tel Aviv, dedite alla programmazione di software per la sorveglianza digitale, nella lista nera perché ritenute colpevoli di aver agito in attività contrarie alla sicurezza nazionale o agli interessi di politica estera degli Stati Uniti.

Le due società sono la NSO Group Technologies e la Candiru. In particolare la NSO è andata sotto la lente delle Autorità americane per un ormai noto spyware. Parliamo del Pegasus, un sofisticato software in grado di autoinstallarsi silenziosamente sui telefoni di destinazione senza ricevere il consenso dei proprietari. Dopo l’installazione  fornisce il controllo,  quasi completo, del telefono, ciò include la possibilità di navigare tra i contenuti del dispositivo, come fotografie e video, registrare conversazioni, nonché attivare il microfono e la fotocamera incorporati del telefono in qualsiasi momento, senza alcun consenso o consapevolezza dell’utente.

Secondo il Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti software come il Pegasus hanno consentito a una serie di governi di tutto il mondo di “condurre una sorta di repressione transnazionale prendendo di mira dissidenti, giornalisti e attivisti al di fuori dei loro confini sovrani per mettere a tacere il dissenso”.

Sarebbero stati almeno quattordici i capi o ex capi di stato, inclusi presidenti, primi ministri e un re, inclusi in un elenco di 50.000 numeri di telefono, compromessi dallo spyware Pegasus. Secondo un  rapporto del Washington Pegasus ha agito con il francese Emmanuel Macron, il sudafricano Cyril Ramaphosa l’iracheno Barham Salih. Nella lista ci sono anche i dispositivi telefonici di tre primi ministri, Saad-Eddine El Othmani del Marocco, Mostafa Madboul dell’Egitto e Imran Khan del Pakistan ed ex primi ministri, il francese Édouard Philippe, il belga Charles Michel, l’italiano Romano Prodi, il libanese Saad Hariri, il kazako Bakitzhan Sagintayev, l’ugandese Ruhakana Rugunda, l’algerino Noureddine Bedoui e lo yemenita Ahmed Obeid bin Daghr.

Secondo il New York Times, tuttavia, il governo israeliano supporta e sostiene il lavoro di NSO Group e Candiru e “vede il software Pegasus come un elemento cruciale della sua politica estera“. Gli israeliani, secondo il quotidiano americano, sono determinati a fare pressioni sulla Casa Bianca per difendere le due compagnie e convincere l’amministrazione americana che le attività di NSO e Candiru “rimangono di grande importanza per la sicurezza nazionale sia” di Israele che degli Stati Uniti. In cambio dell’annullamento da parte degli Stati Uniti della decisione di inserire le società nella lista nera, Israele è disposto ad esercitare “una supervisione molto più stretta” su queste e altre società simili, attraverso il sistema di controllo delle licenze software.

La  NSO Group Technologies mesi fa al WP affermava di tenere sotto controllo l’uso del suo software da parte dei suoi clienti e di avere il potere di bloccare qualsiasi uso improprio di Pegasus. La società avrebbe continuato ad indagare su tutte le affermazioni credibili di abusi  e di  intraprendere le azioni appropriate, incluso l’arresto del sistema  per il cliente che ne faceva uso improprio”.

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