Tav, nascosti i dati veri. Confindustria “occasione per 50mila posti di lavoro e 2,3 miliardi di appalti persi”

Mario Virano, direttore generale del gruppo Telt, società italo-francese che dovrebbe realizzare  il tunnel di base, è stato a Roma per un incontro con il presidente del consiglio Giuseppe Conte. I problemi evidenziati a Conte sono principalmente di natura finaziaria: “bloccare il processo è teoricamente possibile ma ad un costo molto elevato”. Anche l’avvocato dello Stato Pasquale Pucciariello ha fornito la stessa linea di pensiero: “tra lavori e studi già avviati, rimborsi, rescissioni dei contratti, ripristino degli scavi, lo Stato dovrebbe comunque fare uscire dalle proprie casse 1,7 miliardi di euro”.

I problemi rappresentati al premier italiano sono tanti. Molto importanti sono quelli di tipo occupazionale e sociale, migliaia i posti di lavoro in pericolo. Confindustria pone l’accento sulla  perdita di un’occasione occupazionale:  oltre 50 mila lavoratori con  2,3 miliardi di appalti persi.

Sulla Tav «auspichiamo che il Governo abbia un’unica e grande priorità: l’occupazione e il lavoro», così il  presidente di Confindustria Vincenzo Boccia, a margine del ‘Forum permanente sui valori dell’imprenditorialità illuminata dalla fede’ dell’Ucid.

«L’apertura di quei cantieri a regime determina 50mila posti di lavoro. A noi come analisi costo-opportunità questo basta in una fase delicata dell’economia in cui va messo al centro l’occupazione, il lavoro. È una grande occasione per dare lavoro a 50mila persone. Io l’analisi l’ho già fatta, ho dato solo un dato e a noi basta».

«L’analisi costi benefici per noi significa soltanto 50mila posti di lavoro. A me basterebbe questo in una fase delicata del Paese», ha sottolineato ancora il leader degli industriali. «Se il lavoro non è centrale in questo Paese evidentemente ci sono altri obiettivi, farebbero bene a spiegarlo a tutti gli italiani, non solo a noi».

Numeri, secondo Il Messaggero, che non sarebbero contenuti nella relazione messa a punto dalla commissione guidata dal professor Marco Ponti, dichiaratamente No Tav, messo alla guida dei tecnici dal ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli.

Mario Virano e l’avvocato dello Stato Pucciariello sono pienamente in sintonia. Impedire la pubblicazione dei bandi di gara farebbe perdere i primi 300 milioni degli 800 milioni fondi stanziati dall’Europa. La Telt sarebbe così obbligata a restituire subito 300 milioni. Diversi i problemi di natura tecnico-giuridica. Il diritto francese, che tutela l’interesse pubblico, consente la sospensione della procedura di gara, soprattutto se prevista una clausola di dissolvenza, ma la subordina comunque a una sopravvenienza, cioè al fatto che dal momento della pubblicazione a quello della sospensione sia accaduto qualcosa che giustifichi la decisione. Problemi anche per l’Rfi italiana che riceverebbe un danno non trascurabile e che potrebbe rivalersi proprio contro lo Stato.

 

Tav, nascosti i dati veri. Confindustria “occasione per 50mila posti di lavoro e 2,3 miliardi di appalti persi”

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