Ucraina: Draghi in Aula, pase possibile solo se uniti

Mario Draghi non intende deviare la rotta e modificare gli impegni internazionali. L’Italia, è convinto il premier, risponderà ancora una volta presente alle richieste di aiuto che arrivano da Volodymyr Zelensky e dal popolo di Kiev. “Se l’Ucraina non si difende non ci può essere la pace“, ha ribadito il premier in più di un’occasione e la convinzione resta granitica.

Draghi infatti è fortemente convinto che i progressi verso la pace saranno possibili solo se si va avanti uniti, sia in Italia ma anche in Europa, atteggiamento ribadito anche a Macron e Scholz in occasione del viaggio a Kiev. Secondo il premier italiano è questa la posizione da mantenere sia per quel che riguarda il dossier energia, con il tetto Ue al prezzo del gas, per la soluzione alla crisi del grano e anche per la risposta da dare sul fronte migratorio.

In Parlamento, però, malumori crescono su come sostenere la resistenza ucraina. La riunione tra il sottosegretario agli Affari Ue Enzo Amendola andata avanti fino alla tarda serata di ieri si è conclusa con un nulla di fatto ed è stata rinviata a questa mattina.

In estrema sintesi i pentastellati chiedono di non procedere ad ulteriori invii di armamenti a kiev. Per Giuseppe Conte e il suo stato maggiore, infatti, va considerato “non sufficiente”, il vaglio parlamentare rappresentato dal decreto Ucraina, “che risale ai giorni immediatamente successivi all’aggressione militare russa, e che non tiene conto dei mutamenti nel frattempo intercorsi e delle strategie che si stanno delineando anche a livello internazionale”. Non solo. Il Governo, è la convinzione del Movimento, deve impegnarsi in “una descalation militare in favore di una escalation diplomatica”.

Queste le posizioni del Movimento che rischiano di innescare una crisi di governo.

La Germania intanto rende pubblica la lista delle armi inviate in Ucraina. Da oggi, infatti, sul sito ufficiale del governo tedesco è disponibile una lista degli armamenti che la Germania ha fornito o fornirà all’Ucraina. Lo ha reso noto lo stesso esecutivo in un comunicato stampa. Berlino, come gli Stati Uniti, ha deciso così di seguire la “prassi dei più stretti alleati”. La lista comprende sia materiali e armi provenienti dalle scorte della Bundeswehr sia forniture dell’industria bellica tedesca resi possibili dai finanziamenti tedeschi.

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