(di Francesco Matera) Il Quirinale è stato chiaro, si ad una nuova maggioranza ma anche l’assicurazione che ci sarà una continuità convincente all’azione parlamentare. Come per dire, superare la crisi non è l’obiettivo principale occorre che poi i lavori procedano con speditezza specialmente all’interno delle Commissioni. A Montecitorio non ci sono problemi di maggioranza, a Palazzo Madama, invece, si. I numeri raccontati dai vari retroscena si fermano a 156 senatori a fronte della soglia minima attestata a 161.

Semmai confermati i responsabili, detti anche costruttori sarebbe il caso che si uniscano in un gruppo parlamentare ben definito, non si può correre il rischio di ricorrere ogni volta alla ricerca dei “cangianti della politica”. Identificato questo nuovo gruppo, il premier Conte potrebbe tirare un sospiro di sollievo perchè avrebbe trovato la compagine in grado di sostituire in toto Iv. Però il tempo stringe e già lunedì quando salirà alla Camera per leggere un’informativa sull’attuale crisi dovrà già avere in tasca l’assicurazione del nuovo gruppo al Senato. In difetto Conte sarebbe costretto a salire al Quirinale per dimettersi. In caso contrario, se questo gruppo si costituisse rapidamente, potrebbe addirittura presentarsi da Mattarella con la nuova maggioranza chiedendo di poter ricevere un incarico per formare il suo terzo esecutivo.

Conte sta pertanto lavorando ad una nuova maggioranza con un rinnovato patto di legislatura fino alla naturale scadenza, marzo 2023. Le promesse fatte sono tante una fra tutte quella di strutturare già da ora la compagine che si presenterà alle prossime elezioni. Un avvicinamento si è registrato da parte dell’Udc di Cesa che potrebbe aderire ad una Lista Conte. Al vaglio anche i prossimi seggi elettorali, in sostanza la spartizione è già in atto, considerato il numero ridotto delle posizioni per i futuri parlamentari alla luce del taglio subito dall’ultima riforma referendaria.

Lo scenario più accreditato per Giuseppe Conte è quello di incassare una maggioranza risicata al Senato martedì prossimo per poi recarsi al Quirinale, dimettersi e ricevere entro un’ora un nuovo mandato per il Conte ter. Presentare, quindi, al Presidente della Repubblica una nuova squadra di ministri, o in alternativa solo qualche innesto chirurgico spacchettando dicasteri e aumentando via decreto il numero dei governativi che per legge è bloccato a 65.

Tutto ciò mentre Renzi, almeno a parole, è stato abbandonato anche dai suoi fedelissimi all’interno del Pd, Lotti, Guerini, Marcucci & Co.

Non è escluso, però, che martedì al Senato ci possano essere delle amare sorprese per il premier Conte, la Lega starebbe tentando alcuni dei 5Stelle a fare il salto della quaglia all’ultimo minuto.

Una crisi dall’esito già scritto con un Conte ter

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