Urge un nuovo “Decreto Sicurezza”. Al Viminale sono già al lavoro per il prossimo Cdm

Domani il primo Consigio dei ministri dopo la pausa estiva e tra i provvedimenti all’ordine del giorno, il nuovo decreto sicurezza. Non a caso Matteo Salvini in questi giorni, a mezzo comunicati, alza i toni sulla questione dei flussi migratori cercando di convolgere la maggioranza del governo e soprattutto l’Europa: “Ritengo sia necessario un nuovo decreto sicurezza a settembre perché l’Italia non può essere il punto di arrivo dei migranti di mezzo mondo. L’Europa dopo tante chiacchiere deve svegliarsi, muoversi, aiutarci perché i confini italiani sono i confini dell’Europa. Lampedusa, Ventimiglia, Trieste sono confini d’Europa. Siccome l’Italia manda migliaia di miliardi di euro a Bruxelles ogni anno, la difesa dei confini deve essere una priorità europea e ad oggi non lo è stata”.

Nel corso dell’estate è continuato, in maniera ininterrotta, l’arrivo di migranti dal nordadfrica facendo superare la soglia psicologica delle centomila unità (108000 alla terza decade di agosto 2023). Secondo le norme vigenti, dopo la prima accoglienza, i migranti vengono poi redistribuiti su tutto il territorio nazionale secondo i criteri citati da una circolare del Viminale del 3 luglio scorso. Una redistribuzione che però non è piaciuta, in maniera bipartisan, a quasi tutti i sindaci del Paese che hanno dovuto inventare soluzioni temporanee e spesso non disgnitose per ospitare i nuovi arrivati, tra i quali spiccano i minori non accompagnati.

Le linee guida del Viminale per le redistribuzione si basano sul numero della popolazione residente e sull’estensione territoriale nella percentuale 70/30 (70 per la popolazione residente e 30 per l’estensione del territorio).

Al netto delle procedure che si vorranno mettere in campo la situazione è già critica oggi e diventerà ingestibile nel prossimo futuro, in considerazione della crisi economica tunisina, delle turbolenze del Sahel e della mai risolta instabilità libica.

A dare un’idea della situazione ci ha pensato il vicesindaco leghista di Lampedusa Attilio Lucia: “Lampedusa non può più affrontare questa emergenza e mi riferisco al ministro Piantedosi che ancora oggi non si è fatto sentire. Abbiamo più di 4mila immigrati dentro al centro di accoglienza che ne può ospitare solo 500, abbiamo un ospedale, un pronto soccorso che tra turisti, locali e immigrati è inagibile. Avevano promesso una nave e ancora oggi non c’è e utilizzano quella nostra di linea, avevano promesso lo stoccaggio delle barche degli immigrati e ancora oggi ce ne sono più di cento che neanche i pescatori di Lampedusa possono più uscire a lavorare”.

L’auspicio di Lucia è che il governo prenda una posizione seria e metta una nave a disposizione degli immigrati.

Il nuovo decreto sicurezza

Il testo su cui stanno lavorando al Viminale, scrive Libero, ribalterà la legge del 2017, scritta dalla piddina Sandra Zampa, che fissa il divieto di respingimento dei minori stranieri non accompagnati e ne regola le procedure d’accoglienza, consentendo loro di autocertificare l’età. Solo in caso di dubbi fondati relativi all’età dichiarata dal minore si procede ad accertamenti. L’inevitabile conseguenza di tale norma è che tutti i nuovi arrivati tra i diciotto e vent’anni si sono presentati senza documenti, spacciandosi per minorenni.

Una norma, dicono fonti del Viminale, che non può funzionare per via dei numeri degli ingressi dei nostri giorni. In Italia oggi si contano 22-23mila minori stranieri non accompagnati, per ognuno dei quali il contribuente paga 100 euro al giorno. Molti di quei giovani, per carenza di strutture e personale, vengono abbandonati per poi finire nelle maglie delle organizzazioni malavitose dei propri connazionali.

Il governo per tutelare i veri minorenni intende, per accertare l’età dello sbarcato, attuare l’inversione dell’onere della prova. Sarà il migrante a dover dismostrare con documenti validi la sua età.

Verranno poi raddoppiati i Cpr, i Centri di permanenza per i rimpatri, così come previsto nel “decreto Cutro” già finanziato nella Legge di Bilancio. La costruzione dei nuovi Cpr andrà in deroga al Codice dei contratti pubblici.

I Cpr oltre che per i rimpatri serviranno anche come luogo di reclusione per gli stranieri violenti, prima di rimandarli a casa. Il governo, infatti, intende veloricizzare le pratiche che riguardano i soggetti pericolosi e con un profilo criminale accertato, chiudendoli direttamente nei Cpr ed impedendo così che si trattengano sul territorio nazionale. Verranno anche aumentate le pene per coloro che aggrediscono le forze dell’ordine.

Per i rimpatri valgono gli accordi bilaterali tra Paesi. E’ attivo quello con la Tunisia, occore perfezionare quello con l’Egitto ed è ancora in fase di definizione quello con la Costa d’Avorio.

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