Meloni in vista del G20 manda Tajani in Cina e Talò in Usa. Sul piatto il disimpegno dalla Via della Seta

(di Massimiliano D’Elia) Il presidente del Consiglio italiano, Giorgia Meloni è rientrata a Roma dal periodo di riposo in Puglia. Già lunedi il primo consiglio dei ministri post estate per discutere di misure urgenti, come il decreto migranti. Ma l’attenzione di Meloni non è solo in Italia ma anche fuori dai confini dove la guerra in Ucraina e la crisi in Africa, zona Sahel, richiedono un coinvogimento coordinato da parte di tutto il blocco occidentale, cercando di calmierare le intemperanze francesi che solitamente in Africa agisce da sola.

Allora si guarda con molta attenzione al prossimo vertice G20 di settembre a Nuova Dehli dove occorrerà arrivarci preparati e soprattutto con alcuni dossier già definiti, come quello del memorandum firmato dall’Italia sulla Via della Seta cinese. Memorandum dal quale l’Italia si vuole disimpegnare entro la scadenza naturale prevista a fine anno, pena il rinnovo automatico.

Per questo motivo il governo Meloni è costretto a svolgere attenta attività di equilibrismo diplomatico per non intaccare gli interscambi commerciali con Pechino, comunque in progressiva crescita nel corso degli anni. Tra il 2020 e il 2022 il volume delle importazioni italiane provenienti dalla Cina è passato da 32,2 miliardi di euro a 57,5 miliardi, mentre l’export italiano verso la Cina è passato dagli 8-10 miliardi a circa 17 miliardi di euro per l’anno 2022, con ottime prospettive anche per il 2023.

Da qui la decisione di anticipare il G20 con l’avvio di due missioni diplomatiche: una negli Stati Uniti e l’altra in Cina.

Il consigliere diplomatico di Palazzo Chigi Francesco Talò è volato a Washington mentre il ministro degli Esteri Antonio Tajani andrà a Pechino il 3 e il 4 settembre.

Il consigliere Talò ha incontrato Jake Sullivan, il Consigliere per la sicurezza nazionale Usa e ha partecipato insieme a Francia, Germania e Regno Unito alla riunione del Quint, il più importante consesso per lo scambio di informazioni di sicurezza e il coordinamento diplomatico tra un lato e l’altro dell’Atlantico. Nell’incontro “riservato” del Quint si è discusso di Ucraina, Mediterraneo e soprattutto di Africa con le sue turbolenze nel Sahel a seguito del golpe militare in Niger.

Durante l’incontro bilaterale con Sullivan, invece, si è parlato del dossier Tunisia e della necessità di sbloccare il prestito da 1,9 miliardi di euro del Fondo monetario internazionale che potrebbe salvare il Paese di Kais Saied dalla bancarotta.

Durante l’incontro Sullivan ha espresso apprezzamento sul crescente impegno dell’Italia nella regione dell’Indo-Pacifico.

Tajani avrà il compito più difficile, effettuare una visita a Pechino per esplorare il “mood” cinese a seguito delle prime dichiarazioni del governo italiano di volersi disimpegnare dal memorandum della Belt & Road Initiative. Tajani vaglierà anche la predisposizione cinese ad accogliere in visita entro fine anno, inizio 2024, il premier Giorgia Meloni.

Meloni però guarda anche all’India dove sarà in visita per il prossimo G20. Secondo il capo del govenro italiano è opportuno intraprendere rapporti strutturali con i Paesi del “Sud globale” (paesi emergenti), anche a seguito della rilevanza assunta dai Brics (36% del Pil mondiale) che proprio ad inizio del 2024 avranno nuovi paesi membri del calibro di Argentina, Egitto, Etiopia, Iran, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti.

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