Questione dei migranti ai confini, dossier Libia e vertice di Palermo del 12 e 13 novembre, manovra economica italiana, questi sono i temi caldi che tengono sul filo del rasoio i rapporti tra Italia e Francia.
La competizione e le tensioni tuttavia partono da lontano come scrive il Corriere della Sera, dalla vicenda Telecom, Mediaset, Mediobanca, Generali all’affaire Fincantieri nella controversa fusione con Naval Group.
Maggiore evidenza dei strani rapporti tra Italia e Francia (spesso si parla dei cugini francesi), la si è avuta durante un recente incontro organizzato dall’Aspen Institute Italia a Roma.
Un interessante meeting tra politici, imprenditori e accademici italiani e francesi, ospite e relatore di eccezione, Moscovici.
La nota più impressionante del dibattito la si è avuta quando si è parlato di investimenti diretti. Le acquisizioni francesi in Italia registrano, secondo dati Istat, un valore pari a 71,9 miliardi di euro, a seguire vengono gli inglesi con 53,6 miliardi, i tedeschi con 40,1 miliardi e gli Usa con 12,2 dmiliardi.
Gli investimenti diretti italiani all’estero segnano, invece, il valore di 33,5 miliardi in Francia, 44,7 miliardi in Germania, 33,4 miliardi negli Stati Uniti e 28 miliardi in Gran Bretagna.
Secondo il ministero dello sviluppo economico le imprese italiane in Francia controllano 1.500 aziende per un totale di 67 mila addetti transalpini. Gli imprenditori francesi non mostrano alcuna lamentela alla proprietà italiana, diversamente a quello che accade, invece, in Italia.
Nel convegno dell’Aspen Institute è emerso che gli imprenditori italiani sono prudenti nel doversi integrare con i francesi mentre sono più propensi verso le imprese della Germania che, elementi oggettivi alla mano, sembrerebbe apprezzino con molta più fiducia il Made in Italy.
Insomma sembra che la competizione tra le due delle economie più forti della zona euro non terminerà mai, ma tenderà sempre più a crescere, alla luce delle nuove sfide in politica estera.