Conte e le patate bollenti Siri e Giorgetti

Giuseppe Conte vuole incontrare il sottosegretario della Lega Armando Siri lunedì e da Pechino nega di sentirsi condizionato dai pentastellati e Lega, dicendo: “C’è una dimensione umana che non trascuro, ma quando riassumerò la posizione del Governo non potrà essere determinante. C’è un percorso di razionalità. Se mi dovessi convincere che Siri deve lasciare non credo ci siano alternative. Nessuno è attaccato alla poltrona. Se fosse quella la mia determinazione troverò il modo di scollarlo dalla sedia”.

La valutazione, precisa Conte, va fatta alla luce delle spiegazioni che mi verranno fornite, ma anche del problema della fiducia dei cittadini verso le istituzioni.

Luigi Di Maio in un’intervista al Corriere della Sera: prima si dice sicuro che Conte costringerà Siri a dimettersi e poi chiede al Carroccio di prendere le distanze da Paolo Arata, il professore pure lui indagato, estensore del programma energetico della Lega proposto dal Carroccio all’imprenditore dell’eolico Vito Nicastri inquisito per mafia.

La Lega deve chiarire il ruolo di Arata – afferma Di Maio – visto che il figlio è stato assunto da Giorgetti.

Proprio Giorgetti è chiamato in causa anche dal leghista Roberto Maroni, che sulla Stampa sostiene come il vero pericolo per la tenuta del Governo arrivi da questa vicenda, più che da Siri. Giorgetti risonde: “Maroni sta semplicemente cercando di rientrare in gioco. Io lavoro tutti i giomi per questo Governo, non sono il problema”. Giorgetti poi difende Siri: “Conte è un professore e un avvocato, vedrà le carte e capirà”.

Matteo Salvini dalla Sicilia chiosa: “Pensiamo a lavorare tutti». I più stretti collaboratori di Salvini affermano che Giuseppe Conte non ha ancora visto Siri e non si è ancora confrontato con Salvini.

Il ministro leghista dell’Agricoltura, Gian Carlo Centinaio, esclude un’iniziativa di Conte senza il confronto con la Lega e ai microfoni di Radio24 ha detto: «Se venisse fatto senza l’accordo della forza politica che lo ha espresso sarebbe molto grave: verrebbe meno la fiducia nei confronti del presidente del Consiglio».

 

Conte e le patate bollenti Siri e Giorgetti

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