Flop referendum, una sconfitta per tutti

Gli italiani forse hanno scelto il mare o la montagna ignorando così l’importante appuntamento referendario. Protesta o superficialità? Certo è che la politica ha ricevuto un ulteriore schiaffo dai suoi elettori. La scarsissima affluenza non può essere letta nell’orientamento sul SI o il NO, ma solo e soltanto nella disaffezione degli italiani a questioni ritenute distanti dalla vita reale.

Per i referendum sulla Giustizia e sull’abolizione della legge Severino e’ nulla di fatto. Il dato registrato sull’affluenza delle 19, pari al 14 per centro degli aventi diritto al voto (sulla base dei dati del Viminale che riguardano 7.604 comuni su 7.903) non lascia molti spiragli sul raggiungimento del quorum richiesto (50% + 1).

Sui cinque quesiti Radicali e Lega si sono battuti in una dura campagna referendaria, denunciando a piu’ riprese il silenzio dei media. Quanto abbia contribuito la scarsa affluenza e’ difficile da stabilire, ma basta fare il confronto con il referendum del 7 aprile 2016 sulle trivelle, che ebbe una affluenza del 23,54% alle 19, per poi non arrivare neanche al 33% a chiusura urne, per avere un quadro di quanto accadra’ con i quesiti sulla giustizia.

Un quadro tanto netto da far ritenere quasi superflua la necessita’ di attendere i primi exit poll condotti in uscita dai seggi per rendersi conto, ben prima della chiusura delle urne, che l’obiettivo di chi intendeva introdurre una serie di cambiamenti in materia di magistratura e di amministrazione della Giustizia non e’ stato centrato. Un dato che, oltretutto, accomuna questo referendum alle consultazioni referendarie che si sono svolte in Italia nell’ultima decina d’anni.

Il referendum e’ stato inserito nel contesto di un election day, in contemporanea con le elezioni amministrative in 975 comuni, tra cui la grande Palermo, dove i problemi per la costituzione dei seggi e l’avvio delle votazioni non sono stati pochi, causa l’assenza ingiustificata di scrutatori e presidenti di seggio.

Matteo Salvini si è sempre lamentato della scarsa comunicazione, a tutti i livelli, sui quesiti. Si sono appellati anche a Sergio Mattarella e a Mario Draghi, chiedendo loro di fare un appello al voto. La Lega aveva accusato senza tanti giri di parole i media di non aver dato abbastanza spazio al dibattito ed all’approfondimento delle ragioni del si’ e del no ai cinque quesiti sulla riforma della giustizia. Un’accusa condivisa da Silvio Berlusconi, secondo cui i referendum sulla giustizia “sono stati boicottati con il voto in un giorno solo. Sono stati boicottati con il silenzio assoluto su molti giornali e sulla televisione di Stato”.

Il tutto, sostiene il leader di Fi a urne aperte, sarebbe in linea con “una volonta’ precisa di mantenere le cose come stanno e gli italiani che non vanno a votare e se ne stanno a casa. Siamo dei masochisti“. In questo contesto, la Lega non manca di rilevare le difficolta’ di una campagna elettorale in cui si e’ sentita in fondo lasciata sola dal resto del centrodestra.

Flop referendum, una sconfitta per tutti

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