SOS Legge di Bilancio, Giorgetti lancia l’allarme. Scopriamo insieme i numeri!

(di Massimiliano D’Elia) Il ministro dell’Economia e Finanze Giancarlo Giorgetti è intervenuto da remoto al Meeting di Rimini di Comunione e Liberazione e ha, con inusuale pragmatismo, avvertito addetti ai lavori e opinione pubblica che la prossima “Legge di Bilancio sarà complicata. Non si potrà fare tutto”.

Ma quale Legge di Bilancio non è complicata per il nostro Paese? Con un debito pubblico a 2843 euro (giugno 2023) a fronte di un Pil che stenta a crescere, tutte le Leggi di Bilancio diventano una sfida per ogni governo di qualsivoglia colore politico.

Poi Giorgetti si è rivolto a Bruxelles, in vista della propabile richiesta di ricorrere, anche se in minima parte, a nuovo deficit, in considerazione che a fine dicembre scade la sospensione dei vincoli del Patto di Stabilità (non poter andare oltre il 3% del rapporto deficit/Pil – l’Italia secondo il Mef nel 2024 dovrebbe attestarsi al 4,5%): “Siamo un governo responsabile, lo abbiamo sempre ribadito, ma che chiede all’Ue di capire il senso della storia e del momento che stiamo vivendo altrimenti diventa tutto complicato e magari anche autolesionista”.

Il ministro ha fatto chiarezza sugli obiettivi politici del Governo: “Certamente dovremo intervenire a favore dei redditi medio bassi, come abbiamo fatto con la decontribuzione, perché l’inflazione riduce enormemente il potere di acquisto ma dovremo anche utilizzare le risorse che sono a disposizione per promuovere la crescita e premiare chi lavora”. Difficile, quindi, rivedere le accise sul carburante perchè andrebbero ad intaccare il provvedimento divenuto prioritario del taglio del cuneo fiscale peri redditi fino a 35mila euro che costerà 9 miliardi a cui andrebbero ad aggiungersi 3-4 miliardi necessari per avviare un primo taglio dell’Irpef. Sulla sanità probabilmente, come scrive il Sole24Ore, verranno dedicati 2,5 miliardi, mentre il resto degli interventi andrà per pensioni e spese indifferibili.

Sul Pnrr Giorgetti ribadisce che occorre fare bene e non andare di fretta per poi sbagliare:Le risorse non possono essere sprecate e devono essere usate nel modo migliore possibile. Non c’è semplicemente il puntuale rispetto, il fare in fretta, ma il fare bene. Se fare in fretta significa fare male, è meglio fare bene ma valutare attentamente le situazioni, perché è un’occasione unica“.

Sui soldi dati in prestito del Pnnr: “Nulla è gratis, quando si fa debito e deficit dobbiamo pensare al discorso della sostenibilità e quando si usano le risorse pubbliche lo sforzo per utilizzarle nel modo migliore possibile deve essere sempre massimo”.

Sulle pensioni Giorgetti ha lanciato un allarme che dovrebbe far tremare le gambe a tutti i lavoratori che sperano in una pensione dignitosa che rispecchi in parte i contributi versati:Non c’è nessuna riforma e misura previdenziale che tenga nel medio e nel lungo periodo con i numeri della denatalità che abbiamo oggi”.

Considerata l’entità della manovra che si aggira a circa 30 miliardi di euro, ricorrere in minima parte ad ulteriore debito pubblico prima che scada la sospensione del Patto di Stabilità è una possibilità al vaglio del Dicastero di via XX Settembre. Andare oltre il 3,7% indicato nel Def di aprile scorso favorirebbe il finaziamento di alcune delle misure in cantiere.

Un piccolo deficit si potrà fare solo a fronte di un impegno con Bruxelles a ridurre il debito. L’Italia mesi addietro aveva comunque rassicurato i mercati, gli investitori e i paesi membri dell’eurozona di voler avviare un progressivo piano di riduzione dell’enorme debito pubblico, portandolo a 141,4% nel 2024 rispetto al 142,1% del 2023. Quindi da qui la necessità di reperire la maggior parte delle coperture da altri provvedimenti come la tassa una tantum sugli extraprofitti delle banche o attuare nuovamente una leggera spending review alle spese dell’apparato statale, anche se la stessa dai primi calcoli potrà garantire solo 1,5 miliardi.

Fonte Mef sulle entrate e le spese divise per competenza e cassa.

Le aspettative sono riposte: sugli introiti della tassa per gli extraprofitti delle banche (stimata in una forbice che va dai 3 ai 10 milliardi), sulla terza rata già concordata del Pnrr (18,5 miliardi) e sulle maggiori entrate dell’erario dall’introito delle imposte (c’è molta aspettativa dopo la straordinaria stagione estiva e il boom registrato di turisti stranieri).

Naturalmente si spera anche ad un aumento del Pil, stimato per il 2024 dall’1 all’1,5%. Queste previsioni sono suscettibili però delle variazioni dell’economia comunitaria e mondiale specialmente a seguito delle già annunciate recessioni tecniche di Germania e Olanda e della probabile bolla finanziara a seguito della richiestra di ristrutturazione del debito (340 miliardi di dollari) del colosso immobiliare cinese Evergrande.

Non secondari per l’economia mondiale sono le ricadute derivanti dalla guerra russo-ucraina e dalla continua tensione che si registra nell’Indo-Pacifico a seguito delle velleità cinesi nei confronti dell’Isola di Taiwan. Per ora non si considera ancora l’eventuale guerra in Niger che potrebbe incendiare tutto il Sahel con inevitabili conseguenze sul Vecchio Continente, in termine di aumento di flussi migratori ed aumento di tensioni sociali.

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