Il Mediterraneo tra le rotte privilegiate dai russi per armi e petrolio

di Emanuela Ricci

Le guerre in corso hanno reso il Mare Nostrum un luogo “sicuro” per il transito di navi appartenenti a paesi ostili, opportunamente monitorate della marine dei Paesi NATO. Diverse navi russe, cariche di armamenti e petrolio, scrive Corsera, starebbero violando le sanzioni imposte al Cremlino, alimentando così il conflitto in Ucraina. Queste navi hanno cominciato a navigare tra il porto siriano di Tartus e quello russo di Novorossisk sul Mar Nero, trasportando materiale bellico e petrolio per sostenere le operazioni militari russe. Tuttavia, di recente si sono verificati dei cambiamenti significativi. Una nave russa, la Sparta N, precedentemente coinvolta in queste attività, ha improvvisamente cambiato rotta per evitare potenziali conflitti nel Mar Nero, attraversando il Mediterraneo fino al Baltico. Il cambio repentino di rotta indurrebbe a dubitare sul carico trasportato: armi della Corea del Nord? della Cina? dell’Iran?

Parallelamente alle operazioni della “Sparta N”, una flotta di petroliere russe, registrate sotto varie bandiere, sta esportando clandestinamente il petrolio russo attraverso il Mediterraneo e il Mar Nero. Queste petroliere operano in zone specifiche, trasbordando il petrolio in alto mare per eludere le sanzioni e ottenere profitti finanziari. Tuttavia, questo sistema comporta rischi ambientali significativi, considerando che le navi coinvolte sono obsolete e non conformi alle normative marittime.

Queste operazioni illecite consentono al presidente russo Putin di mantenere l’economia russa e di finanziare la sua politica estera, compresa la guerra in Ucraina. Tali attività, sebbene svolte sotto gli occhi dell’Occidente, stanno ora attirando l’attenzione della Commissione europea, che sta preparando un rapporto per affrontare la questione. Tuttavia, fermare queste navi potrebbe comportare rischi di escalation con la Russia.

La Russia vende gas e petrolio nonostante le sanzioni

Un’inchiesta del quotidiano tedesco Die Welt, mesi fa, aveva svelato la strategia adottata da Mosca per continuare a vendere il suo petrolio, specialmente verso il mercato asiatico, utilizzando compagnie di navigazione straniere che caricano il greggio dai porti russi che insistono sul Mar Nero. Ogni mese il Paese esporta circa 60 milioni di barili di greggio, un terzo del totale, attraverso il porto di Novorossijsk.

Tuttavia, i pericoli derivanti dalle incursioni ucraine nel Mar Nero potrebbero accelerare gli sforzi della Russia per utilizzare la Northern Sea Route (NSR) per trasportare il greggio verso i mercati internazionali, soprattutto in Asia. Decine sono le petroliere che, negli ultimi mesi, hanno attraversato la rotta artica per raggiungere  Cina ed India.

Le transazioni che coinvolgono la Russia sono, però, consentite solo se in linea con il limite massimo di prezzo a barile stabilito dai paesi del G7, dell’Ue e dell’Australia. Per aggirare tale vincolo, sempre secondo il Die Welt, Mosca avrebbe acquistato vecchie petroliere battenti bandiere occidentali per trasportare la propria materia prima. Tali navi evitano di pagare  le assicurazioni previste e spengono il sistema radio in mare (transponder) per viaggiare nell’anonimato e  nascondere così  le loro rotte. L’Ue sta cercando di dare un giro di vite al fenomeno vietando alle navi di fare scalo nei porti europei. Questa è l’intenzione dell’undicesimo pacchetto di sanzioni.

Per continuare a sostenere lo sforzo bellico un terzo dell’economia russa, secondo l’intelligence occidentale, è stata totalmente convertita per soddisfare le esigenze del fronte. La produzione delle fabbriche interessate è stata convertita, pertanto, da civile a militare, imponendo agli operai turni estenuanti, sette giorni su sette.

Per quanto riguarda la componentistica di pregio come i microchip Mosca riesce comunque ad approvvigionarsi in Asia ma anche in Occidente tramite paesi terzi. Per razzi e proiettili d’artiglieria è stato siglato un accordo con la Nord Corea che ha i depositi pieni di munizioni che, anche se datate, possono comunque favorire la strategia del Cremlino nel perseguire l’obiettivo tattico della persistenza dei bombardamenti in Ucraina.

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