La disinformazia russa passa anche dallo scherzo a Meloni?

L’ufficio del consigliere diplomatico del presidente del Consiglio, Francesco Talò, in un comunicato ufficiale esprime il proprio rammarico “per l’inganno ricevuto da un impostore che si è spacciato per il presidente della Commissione dell’Unione Africana”. La telefonata è arrivata il 18 settembre scorso, nell’ambito dei contatti di Giorgia Meloni, in occasione della riunione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite sull’Africa, che si è tenuta tra il 19 e il 21 settembre. 

La registrazione della conversazione è stata postata ieri mattina sulla piattaforma online canadese Rumble e ripresa dall’agenzia russa Ria Novosti.

Uno scherzo telefonico di  due comici russi, Vladimir Kuznetsov (Vovan), 37 anni, laurea in legge e un passato da giornalista e Aleksej Staljerov (Lexus), 36 anni, studi in economia. 

Le conoscenze approfondite dell’interlocutore, sulle sensibilità in politica estera del nostro presidente del Consiglio, destano alcuni sospetti su una regia più ampia che potrebbe chiamare in causa i servizi segreti della Federazione Russa. Fortuna ha voluto che il premier italiano abbia mantenuto la linea su tutte le questioni calde come migranti, guerra in Ucraina e instabilità in Africa. Sull’Ucraina ha sintetizzato quello che traspare dalle dichiarazioni ufficiali dei politici occidentali: “Vedo molta stanchezza da tutte le parti“.

Il presidente del Copasir Lorenzo Guerini ha, quindi, sentito il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano per evidenziare  che “è prioritario agire subito  affinché simili circostanze non si ripetano in futuro, consapevoli che possano essere considerate anche come attività con fini malevoli”.

Il sospetto assume un carattere maggiore se viene considerata l’attività di disinformazione che il Cremlino attua sistematicamente nel nuovo dominio di confronto, quello cognitivo.

A svelare alcuni dettagli sull’attività russa, il quotidiano britannico Times che racconta come il Cremlino abbia lanciato una poderosa campagna di disinformazione, utilizzando delle versioni “fake” di siti web di giornali occidentali. 

Alla base della campagna la narrativa disfattista della guerra in Ucraina e l’attacco diretto alla politica estera americana. Una moltitudine imprecisata di post collegati a siti web celebri come Fox News ha inondato la piattaforma social X a partire dal 25 ottobre scorso. A rivelarlo al Times, a condizione di anonimato, un analista del gruppo russo Bot Blocker/Anti-Bot for Navalny. Secondo l’analista il Cremlino starebbe cercando di influenzare l’opinione pubblica occidentale sulla necessità di interrompere i rifornimenti di armi all’Ucraina (il Congresso Usa resiste e non ha ancora approvato un’altra tranche di aiuti a favore di Kiev). Così come starebbe condizionando  l’opinione pubblica ucraina sulla necessità di addivenire al più presto ad un “cessate il fuoco”, accettando le posizioni sul terreno, attualmente consolidate dalle truppe.

I post falsi sono rilanciati nella misura di 2/3 ogni minuto con immagini e link che riportano ai siti web più famosi dedicati all’informazione. Due post diffusi come appartenenti a Fox News miravano a screditare la politica estera di Biden per il supporto all’Ucraina e ad Israele che avrebbe portato alla terza Guerra mondiale con Cina e Russia. Un altro articolo su un sito francese accusava Kiev di vendere le armi occidentali, criticando la politica americana in Africa. In Germania un articolo condanna le sanzioni alla Russia identificandole come conseguenza della crisi nazionale. Altri siti collegati all’Ucraina sostengono che gli aiuti occidentali verranno girati ad Israele. In altri post si racconta delle vittorie russe nell’est dell’Ucraina.

La piattaforma X – ex Twitter – ha coinvolto nella vicenda un numero imprecisato di addetti per scovare e combattere  la disinformazione. Anche se c’è da evidenziare, scrive il Times, che prima dell’arrivo di Elon Musk gli esperti sulle tecniche di  controinformazione erano 8000, ora ce ne sono a malapena 1500.

Questa potrebbe essere la causa  dell’aumento dell’attività di disinformazione attuata dal Cremlino sulla diffusissima piattaforma social X.

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