La poltrona di Conte ora è poggiata sulle sabbie mobili

Giuseppe Conte è sotto assedio da fuoco incrociato, tutti lo vorrebbero lontano da Palazzo Chigi, magari sostituito da un Di Maio  qualunque. La contropartita? Elezione di  uno del Pd al Quirinale. Ieri da Piazza del Popolo a Roma il centrodestra unito ha invocato nuove elezioni già a settembre in una sorta di “Election Day”. Le trame nei palazzi del potere si fanno sempre più fitte mentre gli italiani sono ancora in attesa di vedere concretamente gli effetti delle decine di miliardi di euro che i vari decreti del Governo hanno impegnato per un fantomatico rilancio del Paese. 

(di Francesco Matera) Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte dal palco della Uil ha categoricamente respinto “il chiacchiericcio” che si fa sui giornali che lo accusano di guidare un governo attendista e incapace di prendere decisioni: “La realtà dei fatti dice il contrario, stiamo varando riforme mai viste prima nella storia repubblicana”.

Giuseppe Conte secondo indiscrezioni ha voluto, però, confrontarsi con i leader dei partiti della maggioranza. Li ha contattati uno a uno per chiedere se ancora c’è fiducia reciproca e voglia di andare avanti. I retroscena che raccontano del nervosismo di Dario Franceschini, delle ambizioni di Luigi Di Maio, delle manovre di Matteo Renzi, convergono tutti su un punto: che il suo posto da premier traballa. 

Matteo Renzi è stato chiaro facendo capire a Conte che  nessuno intende davvero farlo  cadere, perché Sergio Mattarella è già stato chiaro al riguardo: scioglierebbe le Camere. Elezioni che lo stesso Renzi non vuole con una nuova legge elettorale. Proporzionale con sbarramento al 5 per cento, significherebbe la morte politica. Poi ci sono le nomine delle presidenze di commissione e anche lì Renzi vuole puntellare i suoi.

Nicola Zingaretti, parimenti,  ha confermato che nessuno ha in mente di farlo cadere e che i malumori di Franceschini in qualche modo rientreranno, basta tenersi su un tracciato di condivisione delle scelte economiche.

Vito Crimi ha fatto intendere che i grillini non hanno intenzione di sostituirlo, semplicemente perché non c’è un sostituto e anche chi mugugna sull’individualismo di Conte è consapevole che a difesa del premier c’è  Beppe Grillo. Un “endorsement” quello di Grillo a Conte  che Di Maio non digerisce tant’è che tra cene e incontri appartati con alcuni fedelissimi alimenta il “gossip” interno sulle sue reali ambizioni: Palazzo Chigi. Al riguardo la senatrice Taverna ha il dente avvelenato: “Può scordarselo, ha detto ad alcuni colleghi, “sarà Grillo a farglielo capire”.

Molti all’interno del Movimento credono che sia stato Renzi in persona a sussurrare a Di Maio che tutto sia possibile, basta volerlo. Molti altri scommettono che ci sia  Franceschini dietro le quinte a dirigere la regia che  vedrebbe un grillino a Palazzo Chigi per il resto della legislatura in cambio di un esponente del Pd al Colle più alto di Roma.

La poltrona di Conte ora è poggiata sulle sabbie mobili

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