Libia, Macron blocca la risoluzione UE, l’ira di Salvini. Un Falcon ha portato il figlio di Haftar a Parigi

La diplomazia tra i Falcon “segreti”. La Repubblica riporta che un jet Falcon ha trasportato a Parigi gli inviati di Haftar: volevano ottenere il consenso della Francia all’attacco contro Tripoli. Secondo fonti libiche li guidava il figlio del generale Haftar. Lunedì un Falcon italiano portava, invece, Haftar dal premier italiano Giuseppe Conte.

Frizioni tra Francia e Ue

Diversi Stati membri dell’Unione europea, guidati dall’Italia, hanno criticato la Francia per aver bloccato una risoluzione comune che chiedeva a tutte le fazioni in guerra in Libia di cessare tutte le ostilità e di tornare al tavolo dei negoziati. L’ultimo round di ostilità è stato scatenato da un attacco a tutto campo da parte di un gruppo che si autodefinisce l’Esercito Nazionale Libico (LNA). Il comandante della LNA è il generale  Khalifa Haftar, un vecchio avversario del leader libico Muammar al-Gheddafi, che visse negli Stati Uniti sotto la protezione di Washington per diversi decenni. Nel 2011, in seguito a una rivolta che rovesciò Gheddafi, Haftar tornò in Libia e lanciò una campagna militare dalla città orientale di Tobruk. Da quel momento, ha guidato l’LNA in una guerra di logoramento contro il governo di Accordo Nazionale (GNA) appoggiato dalle Nazioni Unite, che ha sede nella capitale libica Tripoli.
La settimana scorsa, Haftar ha lanciato un attacco a tutto campo per sconfiggere la GNA e prendere Tripoli, una mossa che molti osservatori si aspettavano da diversi mesi. Con la LNA che riceve sostanziali aiuti militari da Israele, Arabia Saudita e Emirati Arabi Uniti, tra gli altri paesi, la maggior parte degli osservatori si aspettava che Haftar sarebbe stato il governatore di Tripoli in pochi giorni. Ma le sue truppe sono state inaspettatamente respinte dalle truppe della Gna lunedì, e non sono state in grado di entrare a Tripoli da sud, come era il loro piano iniziale. Nel frattempo, l’UE ha tentato mercoledì di rilasciare una dichiarazione congiunta che inviti tutte le parti in guerra a deporre le armi e avviare negoziati. Ma la Francia ha bloccato il progetto di dichiarazione, provocando pesanti critiche.
Giovedì, il vice primo ministro italiano Matteo Salvini ha criticato la Francia per aver bloccato la dichiarazione UE “per ragioni economiche e commerciali” e ha avvertito che “non starebbe a guardare” se la Francia continuerà a sostenere “un partito che sta combattendo” nella guerra civile libica. Salvini sostiene  che l’intervento militare della NATO  in Libia nel 2011, fortemente sostenuto dalla Francia, è stato “innescato più dagli interessi economici e commerciali che dalle preoccupazioni umanitarie”. A differenza della Francia, che è stata un forte sostenitore di Haftar, l’Italia appoggia la GNA supportata dalle Nazioni Unite e il legittimo Primo Ministro libico, Fayez al-Sarraj.
Nel 2017, due importanti studiosi di giurisprudenza internazionale hanno accusato Haftar di aver ordinato alle sue truppe di commettere crimini di guerra. Ryan Goodman, professore ed ex consulente speciale del General Counsel del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, e Alex Whiting, professore di diritto all’Università di Harvard che ha prestato servizio come procuratore penale internazionale presso la Corte penale internazionale, ha affermato che nel settembre 2015, Haftar ha esortato apertamente le sue truppe a “non prendere prigionieri” in battaglia. Il signore della guerra libico nega queste accuse contro di lui.

La strategia italiana

La prima mossa del leader della Lega è quella di stringere i rapporti direttamente con Ahmed Ornar Maitig, vicepresidente del Governo di accordo nazionale libico e uomo forte di Misurata. È lui il capo delle truppe che proteggono Tripoli. È Maitig l’unico che può fermare veramente Haftar. In una recente intervista alla Stampa aveva detto che quella del generale della Cirenaica «è un colpo di Stato»: «Lui vuole prendere il controllo della Libia e vuole essere a capo di un suo governo militare, vuole instaurare una giunta, una vera e propria dittatura. Si fermi o lo annienteremo».

Quando 1’8 marzo scorso Maitig venne a Roma, tra i suoi vari incontri, ebbe un colloquio molto importante proprio con Salvini. Garantì al ministro dell’Interno che avrebbe fatto ogni cosa per bloccare gli arrivi degli immigrati sulle coste italiane. Una promessa che sigillò una forte intesa tra il responsabile del Viminale e l’imprenditore di Misurata.

Se tutta l’operazione andasse in porto, Salvini e il governo italiano riuscirebbero nella doppia mossa: uno scacco matto a Macron e ai suoi amici della Cirenaica e allo stesso tempo la garanzia che dalla costa libica le partenze sarebbero ridotte. Salvini è convinto che dietro la vicenda libica non ci siano solo gli interessi economici di Parigi. Il dubbio è che sui giochi di guerra che si stanno facendo in Libia uno degli scopi è quello di danneggiare l’Italia con l’invio di notevoli flussi di profughi.

Attivo anche il premier Giuseppe Conte. Lo staff diplomatico della presidenza del Consiglio tiene aperto il canale con John Bolton, il consigliere per la Sicurezza nazionale Usa per alzare il livello della pressione Usa in chiave anti-russa e per coinvolgere gli egiziani.

 

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