Mozione sfiducia a Bonafede: sembra un mercato

(di Massimiliano D’Elia) Le opposizioni hanno presentato una mozione di sfiducia al ministro di Grazia e Giustizia, Alfonso Bonafede, per via delle circa 500 scarcerazioni (molti i boss in regime di 41bis, tornati a casa) avvenute durante l’emergenza della pandemia e per le pesanti accuse del Pm Di Matteo sulla mancata nomina a capo del DAP. Da quel dì nel palazzo di via Arenula è successo di tutto, dimissionari il capo del Dap (disordini nelle carceri) e il capo di gabinetto del ministro per le intercettazioni con una delle correnti della magistratura più oligarchica, quella le cui  fila erano tenute dal giudice Palamara.

In un Paese normale, un ministro, dopo una sequenza di eventi di questo tenore avrebbe dovuto fare un passo indietro, rassegnare le dimissioni. Invece, no: si è difeso in Aula scaricando ogni responsabilità ai giudici di sorveglianza, sparsi in tutt’Italia.  Quindi una mozione, quella presentata dalle opposizioni, “sacrosanta”, perché mai come questa volta si fonda su basi “forti” motivazioni che mettono in dubbio l’azione di un ministro e  la trasparenza di uno dei poteri fondamentali su cui poggia lo Stato democratico, quello giudiziario.

Ma dalle premesse, finirà, come si è soliti di questi tempi  a “tarallucci e vino”.  La mozione è stata votata oggi al Senato, dove il Governo ha una maggioranza “ballerina”, per i contrastanti umori di Italia Viva che conta in Aula, ben 17 senatori.

Renzi, l’abilissimo Matteo, intravede una ghiotta occasione per alzare l’asticella e fare la lista della spesa, con un contorno davvero prelibato: un bel rimpastino. Voci di Palazzo dicono che già circolano i nomi: Gennaro Migliore (o Lucia Annibali) come sottosegretario alla Giustizia e Luigi Marattin alla presidenza della commissione Bilancio della Camera, non è escluso che anche la Boschi, quella “odiata” dai grillini per Banca Etruria, possa ambire ad un ministero di livello. Proprio ieri la bionda Maria Elena è stata a Palazzo Chigi per un incontro con il capo di gabinetto del premier Conte, Gregoracci, in molti sostengono che abbia incontrato anche lo stesso Conte. Sul tavolo, la revisione della norma sulla prescrizione, l’avvio del piano shock con lo sblocco dei cantieri e il family act, dopo aver messo già nel cassetto la regolarizzazione dei migranti, colorita dalle lacrime della Bellanova, il taglio dell’Irap e i provvedimenti finanziari per scuole, asili e centri estivi.

Sembra un mercato. Il Parlamento dovrebbe incentrare il proprio voto, sul merito, sull’operato del guardasigilli Bonafede e del suo ministero e non consentire di utilizzare la mozione per mercanteggiare poltrone e provvedimenti politici: “Tutto questo è vergognoso”. Al riguardo il silenzio del presidente della Repubblica Mattarella è “assordante”.

In tutto questo Giuseppe Conte non teme che possa cascare il governo perché sa benissimo che tutti tengono alla poltrona. Come scrive Corsera, se invece in gioco ci sono poltrone, rimpasti di governo o tentativi di imporre l’agenda da parte di un partito del 2 per cento, allora proprio no, su questo tavolo Conte non tratta. Il premier si è trovato di fronte, anche, al muro del Pd. Nicola Zingaretti è stato inflessibile e così Dario Franceschini e altri big del partito di maggioranza. “Se questa volta il presidente cede al diktat di Renzi, vorrà dire che governerà con Italia Viva e non con noi”, così un ministro del pd.

A Palazzo Chigi confermano che ci sono  convergenze sui temi, ma fanno sapere che Renzi  si deve togliere dalla testa la storia di rimpasti o dimissioni di Bonafede.

La mozione presentata dal centrodestra, come previsto, è stata respinta con 160 voti contrari, 131 favorevoli e un astenuto su 297 senatori presenti. Amen!

 

Mozione sfiducia a Bonafede: sembra un mercato