Russiagate, l’arresto di Manafort rischia di scatenare un terremoto a Washington

Accuse pesantissime quelle contestate dal Procuratore Speciale Robert Mueller nei confronti di Paul Manafort, prima vittima illustre dell’inchiesta Russiagate, sui legami tra l’entourage di Donald Trump e Mosca, sempre meno presunti.
Per i 12 capi d’accusa, di cui i più gravi riguardano il reato di cospirazione contro gli Stati Uniti, il riciclaggio e la falsa testimonianza, Manafort, in caso di condanna rischia una pena detentiva fino a 80 anni, oltre ad una multa milionaria.
L’indagato, prima che venisse resa pubblica l’imputazione a suo carico, si era presentato ieri mattina presso gli uffici dell’FBI in Washington D.C. ed alcune ore dopo era comparso davanti a un giudice federale, di fronte al quale si era dichiarato non colpevole per tutte le accuse fatte nei suoi confronti. I procuratori, dopo aver chiesto una cauzione di 10 milioni di dollari hanno concesso sia a lui che al suo ex socio Rick Gates gli arresti domiciliari ed hanno contestualmente ritirato i loro passaporti.
Anche se la probabilità di un impeachment rimane molto lontana, Washington trema di fronte ad uno scandalo che sembra soltanto all’inizio e proprio nella settimana in cui il Presidente Trump dovrebbe annunciare la nomina del prossimo capo della FED.
La reazione ufficiale della Casa Bianca arriva puntale: “Niente a che fare con il presidente, con la presidenza e con la campagna elettorale”.
Ma quali sono le accuse formalizzate contro Manafort?

Oltre alla cospirazione contro gli Stati Uniti d’America, è accusato di non essersi registrato come agente di uno Stato straniero, aver fatto dichiarazioni false e fuorvianti, riciclaggio e omessa denuncia di conti su banche straniere. Sui suoi conti offshore, oltre che su quelli dell’ex socio Rick Gates sono transitati oltre 75 milioni di dollari, e avrebbe riciclato oltre 18 milioni. Avvocato, lobbista per leader stranieri controversi e clienti russi, nonché consulente politico di vari presidenti tra cui Ford, Reagan, e George H.W. Bush.

Chi è invece Manafort?

E’ stato capo della campagna elettorale di Trump fino ad agosto 2016 quando fu costretto a dimettersi a causa delle rivelazioni sulla lunga attività a favore di Viktor Ianukovich, il Presidente ucraino filorusso deposto dalla rivoluzione del Maidan. Il lauto compenso corrisposto da Ianukovich a Manafort ed all’ex socio Gates sarebbe stato nascosto dai due al fisco americano ed al riguardo sembra che i due abbiano provato a riciclare le ingenti somme guadagnate.

Gates, invece, è un lobbista e un consulente politico, diventato socio di Manafort a metà degli anni Duemila e suo vice nella campagna a favore di Trump.

Ma in questa storia c’è anche un terzo elemento che pur con un ruolo “estremamente limitato” aveva collaborato con i due soggetti posti agli arresti domiciliari. Si tratta di George Papadopolous che da quanto si apprende soltanto adesso era stato arrestato alla fine di luglio in quanto accusato di aver reso falsa testimonianza all’FBI, nascondendo nel corso dell’inchiesta i ripetuti contatti intercorsi con i rappresentanti del governo russo, reato di cui Papadopolous, a differenza di Manafort e Gates, si è dichiarato colpevole ed ha iniziato a collaborare con il Procuratore Speciale Robert Mueller.

Ecco, proprio Robert Muller, più volte citato e figura centrale dell’inchiesta Russiagate. Chi è il Procuratore Speciale che si sta occupando dell’inchiesta sulla Russia?

Robert Muller è un avvocato newyorkese, ha 73 anni ed è ritenuto una persona molto seria e rispettata negli Stati Uniti. Basti pensare che è stato nominato capo dell’FBI dal repubblicano George W. Bush nel 2001 ed è stato prorogato per ulteriori due anni alla scadenza del mandato decennale di Muller, dal democratico Barack Obama. Muller si occupa dell’indagine da quando il presidente Trump ha sollevato dall’incarico di capo dell’FBI, James Comey accusato dal Congresso di voler insabbiare le indagini sul Russiagate.

Robert Muller sta indagando a tutto campo e non sono esclusi sconfinamenti in altri ambiti attualmente poco prevedibili, ma diciamo che in riferimento al Russiagate sta tendendo d’occhio tre aspetti principali:

– La possibile interferenza della Russia nelle elezioni presidenziali del 2016 manifestata attraverso gli attacchi informatici ed il furto di una quantità spaventosamente alta di dati ed email, oltre alla diffusione online di notizie false ed il tentativo di attacchi informatici contro i sistemi di voto statunitensi;

– la collaborazione compiuta o anche semplicemente tentata con la Russia da parte di rappresentanti del comitato elettorale di Donald Trump;

– la possibilità che Donald Trump abbia cercato di ostacolare le indagini: prima cercando di rabbonire James Comey, poi licenziato anche per le crescenti pressioni del Congresso e della stampa da capo dell’FBI ed accertare che non si sia cercato di indirizzare e condizionare le indagini attraverso pressioni pubbliche e private.

Quanto avvenuto ieri appare essere solo l’inizio di una indagine che se confermerà le responsabilità dei personaggi chiamati in causa, provocherà un vero e proprio terremoto dalle parti della Casa Bianca, ed in questo senso il ruolo che ricopriranno nelle indagini le tre persone arrestate, risulterà sicuramente fondamentale.

GB

Foto: rainews

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