Salvini, “le cose non girano per il verso giusto, tenetevi pronti”. Avvicinamento a Toti

Salvini: “Le cose non girano per il verso giusto. Tenetevi pronti per qualunque evenienza”.

(di Massimiliano D’Elia)Ieri mattina il vertice di governo ospitato dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Oltre ai due vice premier vi era il ministro dell’Economia Giovanni Tria e un cospicuo numero di tecnici del suo ministero. L’incontro è stato voluto da Conte per cercare di buttare giù basi “solide” per la prossima manovra finanziaria, una specie di “asso nella manica” da mettere sul tavolo di Bruxelles, dopo la conferma del probabile avvio della procedura di infrazione per deficit eccessivo, a carico dell’Italia.

Un vertice ad altissima tensione, specialmente quando Tria si è messo di traverso per la flat tax, appoggiato dal premier Conte. Tria ha chiesto a Salvini dove prendere le coperture per la proposta leghista.  

Salvini ha risposto che la Lega ha pronto un disegno di legge in cui le coperture sono previste, ma ha escluso che si possa fare tutto senza sforare. Ad un certo punto dell’incontro sarebbero volate “parole grosse” tra Tria e Salvini, tant’è che il leader leghista, con il suo seguito, ha abbandonato il vertice e nel primo pomeriggio ha riunito i suoi  ministri dicendo: “Le cose non girano per il verso giusto. Tenetevi pronti per qualunque evenienza”.

Salvini è sempre più convinto che l’asse Tria-Conte sia troppo poco coraggioso con Bruxelles: “Ci vuole la schiena dritta e non calare le braghe subito”.

I leghisti sono certi che Bruxelles contesti i conti del 2018 ma anche del 2019 e  2020 per non  permettere all’Italia di tagliare le tasse.

Nella riunione pomeridiana con il gotha leghista, Salvini mette sul tavolo degli imputati anche Di Maio, ritenuto incapace  di condurre dossier spinosi come Ilva e Alitalia.

I grillini a loro volta bocciano l’ipotesi del condono sui depositi nelle cassette di sicurezza. Sul fronte Alitalia, la novità è l’ingresso nella partita del presidente della Lazio Claudio Lotito.

Il ministro dello Sviluppo Di Maio, a dire di Salvini, non raccoglie i suggerimenti leghisti.

Caso Alitalia. Salvini è disposto a far entrare Atlantia per far uscire la compagnia di bandiera dal pantano dell’amministrazione straordinaria.

Caso Ilva. Nel decreto crescita dovrebbe essere modificato l’articolo che garantisce lo scudo penale alla proprietà, il colosso dell’acciao ArcelorMittal, per gli anni a venire, fino al 2023, mentre con il provvedimento Di Maio verrà meno entro settembre. Con la quasi certezza che gli stabilimenti di Taranto, Genova e Novi Ligure chiuderanno.

In piazza potrebbero scendere 13mila lavoratori, licenziati da questi stabilimenti, spiega un leghista. Sarà difficile gestire una piazza di gente licenziata a causa del governo: “Gli effetti sul nostro consenso elettorale sarebbero devastanti».

Ma la verità è che la pace fiscale che Salvini vorrebbe a favore delle cassette di sicurezza, custodite presso le banche italiane per un valore stimato di 150 miliardi di euro, sta mandando letteralmente in tilt i pentastellati, da sempre contrari a qualsiasi condono.

A calare la carta più pericolosa per la tenuta del governo è stato direttamente il cofondatore del Movimento, il Beppe nazionale.

Beppe #Grillo sul Fatto Quotidiano afferma che la Lega convince la gente alimentando la paura: “Hanno riempito lo spazio dei timori seminato da decenni di follie. Si comportano come un fiume che riempie un lago, un fenomeno naturale, sempre lo stesso, quando la gente si fa convincere di avere paura. Non importa se il lago tracimerà, nulla importa se tanta gente da loro fiducia nonostante un rapporto matematico fatti/parole che vuole più zeri dietro alla virgola del peso di una particella subatomica”.

La replica, immediata, di #Salvini: “Beppe Grillo probabilmente non abita in una casa popolare, non prende l’autobus, non ha una figlia che prende il treno con il cuore in gola”.

A quanto pare il governo non ha prospettive credibili. Da un momento all’altro proprio Salvini potrebbe salire al Colle. E’ l’unica strada per tornare alle urne già a Settembre. Salvini è consapevole che i consensi, intorno al 37 per cento, sono un capitale che può “liquefarsi” in un batter d’occhio. Per questo motivo, secondo alcuni quotidiani italiani, in gran segreto starebbe già parlando con Giorgia Meloni e soprattuto con Giovanni Toti. Ci sarebbe stata una telefonata di Salvini proprio a Toti: “Tieniti pronto”. Circa dieci giorni fa si è visto a Roma con Giovanni Toti e sarebbero continue le telefonate con il governatore della Liguria.

Con Giorgia Meloni, invece, sono flebili i contatti tant’è che i vertici di Fratelli d’Italia sono certi che Salvini farà saltare il banco per  rischiare  una corsa in solitario, lasciando al palo sia Fdi che Forza Italia. Probabilmente Salvini non gradisce lo “scouting” di Fratelli d’Italia, tra gli ex di Forza Italia. Si sarebbe parlato anche di un rientro in politica nelle fila della Meloni,  di Gianfranco Fini.

Entro questo mese Salvini dovrà uscire allo scoperto perché ci siano i tempi tecnici per tornare al voto a settembre-ottobre, avviare la nuova legislatura e approvare la legge di Bilancio.

 

Salvini, “le cose non girano per il verso giusto, tenetevi pronti”. Avvicinamento a Toti