La retorica di Salvini e di Maio ci porterà a un “governo tecnico”, prone a Bruxelles

(di Massimiliano D’Elia) Ieri in tarda serata, intorno alle 22, con un’ora di ritardo, la resa dei conti tra premier e i suoi due vice. Giuseppe Conte, si sente sotto assedio e tenta di lanciare la fase 2 del Governo, in accordo allo “sbiadito” contratto.  Salvini e Di Maio, invece, dettano la linea da tenere con l’Europa per scongiurare la procedura d’infrazione per debito eccessivo.

Non a caso oggi l’Ecofin leggerà la valutazione tecnica sulla procedura di infrazione proposta dalla Commissione.

Conte avrebbe cercato, nel vertice notturno, di far aprire gli occhi ai due soci di maggioranza. Avrebbe chiesto di leggere meglio e vedere obiettivamente la realtà. Occorre evitare la procedura d’infrazione e salvaguardare i risparmi degli italiani. D’accordo nell’abbassare le tasse, avrebbe detto Conte, ma bisogna capire come farlo e fino a quando poter tirare la corda con l’Ue. Sintonizzato con Conte anche il ministro dell’Economia Tria che aspetta con ansia i dati sul risparmio fatto dai provvedimenti, reddito di cittadinanza e quota 100. La platea è stata, per fortuna, minore rispetto alle stime. Denaro, “cash” da mettere sul tavolo di Bruxelles per dimostrare che è possibile ridurre il deficit 2019 fino al  2,1 per cento del Pil.

Oggi ci sarà anche il primo Consiglio dei ministri, dopo l’estenuante tornata elettorale. Obiettivo di Salvini è quello di portare a casa il decreto sicurezza bis e trovare una soluzione per pagare i debiti dell’Amministrazione Pubblica. La soluzione “bipartisan” sarebbero i minibot proposti dall’economista leghista Borghi. Minibot bocciati quasi da tutti, Bce compresa.

Al riguardo Salvini è stato categorico: “Se qualcuno pensa di stare al Governo per tirarla in lungo o crescere dello zero virgola, non è quello di cui gli italiani hanno bisogno”.

Salvini, quindi, secondo voci di corridoio, spingerà per la flat tax cercando di far precedere il provvedimento alla proposta del salario minimo avanzata dal M5S.

Di Maio ha subito alzato gli scudi: “Dobbiamo puntare ad aumentare gli stipendi dei lavoratori italiani sottopagati”. Salvini, invece ha risposto: “Come fanno a garantirlo se non si riducono le tasse alle imprese?”.

A quanto pare continua la retorica tra i due vice premier. Il pericolo è che continuando con la retorica passi il mese di giugno. Dead line per poter sciogliere le camere in vista del voto a settembre, voto e data ideale per poter poi fare una manovra con un governo eletto dal popolo. In difetto ci sarebbe un governicchio tecnico, sullo stile di quello “Monti”, un governo del Presidente della Repubblica, sicuramente più mite e accondiscendente con Bruxelles, con buona pace degli italiani.

Il vero “dramma” è che per varare le misure volute da Salvini e Di Maio occorrono  almeno 35 miliardi di euro da sommare alla prossima legge finanziaria, una specie di “illusione”, perchè è davvero difficile far digerire all’Europa altri provvedimenti in “deficit”. A meno che lasciamo tutte le poltrone che contano (Bce, presidenza Commissione e Consiglio) agli “amici” tedeschi e francesi.

La retorica di Salvini e di Maio ci porterà a un “governo tecnico”, prone a Bruxelles