Una proposta legislativa rivoluzionaria quella che hanno presentato ieri il commissario Ue all’Economia Paolo Gentiloni e il vicepresidente della Commissione Ue Valdis Dombrovskis. La proposta riguarda le nuove regole per un nuovo patto di stabilità comunitario più rispondente alla mutevole situazione economica degli ultimi tempi a seguito dell’ondata pandemica e della guerra in corso nel bel mezzo dell’Europa.
Gli obiettivi cardini sono due: rendere più graduale il percorso di riduzione del debito, per i Paesi ad alto debito e rendere possibile l’incremento degli investimenti e delle politiche per la crescita.
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Ora la palla passa ai vari Paesi Ue per le valutazioni domestiche per poi aprire il dibattito all’interno del Parlamento europeo. Ora è questione di tempo, occore modificare al più presto i nuovi parametri di riferimento perchè il patto di stabilità, sospeso per il Covid, verrà riattivato a gennaio 2024.
Domani a Stoccolma un primo incontro dell’eurogruppo. Uno dei nodi che porta in salita la strada della condivisione d’intenti economici è la mancata ratifica da parte dell’Italia del Meccanismo europeo di stabilità, meglio conosciuto come Mes. Roma vuole trasformare questo strumento economico di slavaguardia in un volano per la crescita e non come mezzo di assistenza a debito solo su alcuni temi come quello sanitario.
Dombrovskis ha evidenziato che nella proposta è stato raggiunto un attento equilibrio dando ai Paesi una maggiore flessibilità e titolarità dei loro obiettivi fiscali a medio termine e allo stesso tempo sono state poste in essere misure di salvaguardia per garantire trasparenza e parità di trattamento. Il vice presidente della Commisione Ue ha sottolineato che non si potrà fare melina, non si potra rimandare, gli Stati membri non potranno posporre gli aggiustamenti fiscali ad un secondo momento. Verrà cancellata la norma che imponeva agli Stati di abbassare il deficit al 60% ad un ritmo di un ventesimo all’anno. Ora saranno i singoli piani nazionali a stabilirne la riduzione.
I Paesi Ue saranno chiamati a negoziare con la Commissione piani strutturali di bilancio nazionali a medio termine nel quali i governi delinenao i loro obiettivi di bilancio, le misure per affrontare gli squilibri macroeconomici, le riforme e gli investimenti prioritari per un periodo di almeno quattro anni che potrà essere esteso a sette anni se sostenuto da riforme ed investimenti sicuri e ben individuati. Tali piani saranno valutati dalla Commissione e poi approvati dal Consiglio.
La Germania si è messa subito di traverso chiedendo aggiustamenti chiari per trasformare la proposta della Commissione in norme realmente affidabili, trasparenti e vincolanti. L’Olanda ha accolto con favore la proposta spiegando che deve portare a una riduzione dei debiti pubblici e garantire parità di trattamento.
Il nostro ministro dell’economia Giorgetti ha ribadito che la linea italiana prevede l’esclusione delle spese d’investimento, incluse quelle tipiche del Pnrr digitale e green deal, dal calcolo delle spese obiettivo su cui si misura il rispetto dei parametri. Ad oggi, evidenzia il ministro, non si recepisce l’idea italiana perchè la Commissione, con la nuova proposta, ha creato maggiore spazio di bilancio allungando inesorabilmente i tempi di rientro del debito.