(di Massimiliano D’Elia) La manovra da 31 miliardi ieri ha ottenuto il sì della Camera alla terza “chiama” su altrettanti passaggi parlamentari. La fiducia ha incassato 327 sì 228 no e un astenuto.
L’ultimo passaggio oggi sempre alla Camera ha avuto 313 voti a favore e 70 contrari. Entro il 31 il testo andrà al Quirinale per la firma del presidente della Repubblica Sergio Mattarella
Giuseppe Conte è “molto soddisfatto” dell’approvazione del testo. Ora “facciamo entrare in vigore le norme”, ha aggiunto Conte. Mentre il ministro dell’Economia Giovanni Tria ha sottolineato: “La Manovra economica approvata dal Parlamento è quella che tutti abbiamo voluto”.
M5s: “Questa è una Manovra scritta dal popolo e per il popolo” – “Questa è una Manovra scritta dal popolo e per il popolo”. Lo ha affermato a Montecitorio il deputato Francesco Silvestri (M5S) prima del voto, aggiungendo che “non esiste libertà se non c’è giustizia sociale: come possono essere liberi cinque milioni di poveri, i pensionati colpiti dalla Fornero ed i truffati dalle banche?”. “Noi non tagliamo le pensioni a nessuno se non a qualche pensionato d’oro. Abbiamo alzato le minime, eliminato una volta per tutte i vitalizi e rispettato l’impegno della quota 100. La legge Fornero era una ingiustizia ed andava superata adesso”, ha rilevato elencando le misure della legge e ribadendo che “non c’è nessuna tassa sulle utilitarie e sulle auto già acquistate”. “Quali maggiori tasse? Stiamo rilanciando un Paese. Le abbiamo aumentate alle grandi banche e alle assicurazioni per redistribuire la ricchezza dall’alto verso il basso”.
Forza Italia e Lega ai ferri corti
Se non ricordo male l’ultimo governo Monti lo appoggiò Forza Italia e la macelleria sociale che è iniziata con quel governo è partita proprio dalla legge Fornero che oggi proviamo a correggere”. Lo ha detto Riccardo Molinari della Lega a Montecitorio. E’ la risposta a quanto ha detto sabato Giorgio Mulè di Forza Italia – “la votate con il nostro disprezzo” – e oggi ha detto l’altro azzurro Roberto Occhiuto: “Questa è una manovra che non serve all’Italia, ma è contro l’Italia e contro gli italiani: aumenterà le tasse e porterà il Paese in recessione”. “Quando tagliò le pensioni la Fornero pianse. Voi avete fatto la stessa identica cosa senza versare una lacrima”, ha aggiunto, con una stoccata alla Lega: “La manovra è stata fatta affidando le chiavi della politica economica al M5S che non vuole sviluppo e ricchezza ma vuole solo alimentare odio ed invidia sociale”.
M“Approvata in rigor mortis la legge di Bilancio Made in Europe che ha esautorato il Parlamento con un autentico festival della bugia in aula, gli italiani sanno già che cosa li aspetta: più tasse a imprese e lavoratori, un prelievo forzoso dalle tasche dei pensionati, meno aiuti a chi sta indietro e la certezza di avere più debiti per tutti”. Sono le parole di Giorgio Mulè, deputato di Forza Italia e portavoce dei gruppi azzurri di Camera e Senato. “Fi ha lottato con tutti i mezzi in Parlamento – ha aggiunto Mulè -, ora la lotta si trasferisce nelle piazze dove grazie alla guida di Silvio Berlusconi sapremo riportare il centrodestra alla guida del Paese mettendo fine all’incubo dell’esecutivo contronatura gialloverde”.
Analisi della manovra e gli effetti dal 2019
Peccato che solo un terzo dei provvedimenti partiranno dal 1° gennaio, scrive il Sole24Ore. Le altre quelle “bandiera” dei due soci di maggioranza del governo, reddito di cittadinanza e quota 100 per le pensioni partiranno in seguito ad ulteriori decreti e vari tagliandi di Bruxelles.
Per quota 100 e reddito di cittadinanza ci sarà, quindi, un decreto unico a gennaio. Difficoltà, invece, si registrano per i provvedimenti relativi agli investimenti, indennizzi ai risparmiatori, web tax e assunzioni nella Pubblica Amministrazione.
E’ di fatto la manovra più controversa di sempre. Ha ottenuto l’approvazione in Aula al fotofinish in attesa di ottenere oggi da Montecitorio il sigillo definitivo ad appena 24 ore dal limite massimo per evitare l’esercizio provvisorio di bilancio.
Rallentate quindi sette misure chiave della manovra: dalla traduzione operativa con un decreto delle risorse convogliate nei maxi-fondi per pensioni e reddito di cittadinanza alla parziale rivalutazione degli assegni pensionistici fino alla piena efficacia sia del nuovo condono fiscale per chi ha l’Isee fino a 20mila euro, sia del meccanismo “bonus-malus” per l’acquisto di nuovi autoveicoli non inquinanti. Insomma un percorso ad ostacoli che si intravede sempre più in salita.
Dopo la manifestazione di venerdì dei sindacati, a quanto pare oggi presenti in Aula, contro il taglio dell’indicizzazione all’inflazione delle pensioni, ieri è toccato all’Anci puntare l’indice contro gli effetti della manovra, sostengono che per i Comuni c’è il rischio di un aumento delle tasse e di una riduzione dei servizi.
Il tutto mentre il Pd ha proseguito la protesta davanti a Montecitorio contro le misure del Governo e Silvio Berlusconi che tuonava di “dilettanti e pauperisti” annunciando una mobilitazione a gennaio dei “gilet azzurri” in tutte le piazze d’Italia.
Anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella parlerà della controversa manovra nel discorso di fine anno, la cui durata sforerà di poco i dieci minuti.
Secondo alcune fonti parlerà del valore del Parlamento mentre è esclusa l’ipotesi di una lettera di richiamo insieme alla promulgazione della legge di bilancio.
Per Sergio Mattarella sono state settimane di tensione e si pensa che nel discorso agli italiani si soffermerà sull’importanza di aver scongiurato le sanzioni della Commissione Ue e di essere rimasti nel perimetro delle regole europee e costituzionali ma in questo ambito potrebbe far riferimento a come siano stati compressi “obtorto collo” i tempi e i passaggi del dibattito parlamentare sul bilancio.
IL riferimento è al maxi-emendamento andato avanti a tappe più che forzate, senza dare la possibilità a deputati e senatori di esaminare un testo che più di ogni altro incide sulla vita reale degli italiani.
Nel frattempo si è alzato un polverone sulla possibilità di rimpasto al governo. Chi rischia di più sono il ministro delle infrastrutture e trasporti Danilo Toninelli e quello della salute Grillo. Accenni sono stati fatti anche verso il dicastero della Difesa, dove il ministro Elisabetta Trenta non sarebbe gradita dalla base del movimento.
Tutto è rinviato dopo le elezioni europee di fine maggio, quando la Lega, sondaggi alla mano, dovrebbe certificare il superamento sul M5S. Salvini, quindi, chiederà il conto.