Africa, protagonista del nuovo “equilibrio mondiale”

di Antonio Adriano Giancane

Africa, una terra piena di ricchezze e non solo diamanti come apparsi nelle presentazione cinematografica “Blood Diamond”: l’Africa è molto di più!

L’Africa è una enorme miniera di risorse naturali come petrolio, diamanti, oro, terre rare, coltan e cobalto. Anche l’uranio utilizzato dalla Francia proviene dall’Africa in particolare dal Niger. Il Niger, per esempio, possiede le maggiori riserve di uranio al mondo oltre ad essere ricco di petrolio biomasse e carbone.

La Francia ha dismesso le sue miniere di uranio in madrepatria nel 2001 ed ora importa uranio dal Niger resosi indipendente sin dal 1960.

Il tasso di elettrificazione del paese risulta essere molto basso a tal punto che il Niger deve ricorrere alle importazioni dall’estero di elettricità.

Il tasso di crescita del paese dopo la pandemia si è deteriorato, inoltre, il peggioramento delle condizioni climatiche e dei problemi di sicurezza interna hanno aggravato le condizioni del paese.

Il PIL pro capite del Niger è uno dei più bassi in Africa pari a 1.310$, l’Unità monetaria è il franco CFA, la lingua ufficiale è il francese, il tasso di povertà è del 40,81%, l’indice netto di migrazione è di -0,2 per 1000 abitanti.

La popolazione nigerina cresce In modo sostenuto e soprattutto nelle zone rurali dove purtroppo la povertà estrema rimane molto alta con limitato accesso all’acqua potabile e ai servizi igienici.

Il Niger non è più un Paese coloniale ma quasi nulla è cambiato rispetto a quel periodo.

Ma perché l’Africa, un paese dalle risorse enormi che se ben gestite potrebbero portare una grande ricchezza per tutto il paese con benefici per il popolo africano, continua ad essere teatro di sfruttamento, guerre civili, schiavitù ed immigrazione? Perché la parte del mondo che si considera “civilizzato” non attua politiche che possano dare dignità a questo popolo?

In Africa, uomini, donne e bambini lavorano nelle miniere, senza sosta e senza adeguate protezioni sociali violando e calpestando ogni forma di diritto umano, per estrarre coltan e cobalto, minerali indispensabili per sostenere l’evoluzione tecnologica ed industriale che stiamo vivendo.

Il motivo è uno solo, nel periodo coloniale le miniere appartenevano ai Paesi coloniali, oggi invece appartengono a coloro che detengono i contratti, cioè non al Niger o ai nigerini ma alle potenze straniere orientali e occidentali presenti nei Paesi africani.

I Paesi africani non potranno superare il colonialismo o il post colonialismo da soli, non hanno formazione e capacità politiche proprie per portare avanti questo processo di trasformazione.

Il paradosso è che la Francia ha bisogno dell’Uranio del Niger per la produzione di energia elettrica per poter funzionare e il Niger pur disponendo di uranio non ha energia elettrica per sé stessa.

Il paradosso lo si può replicare per la maggior parte dei Paesi africani.

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L’Africa, quindi continua ad essere una terra di conquista per tutti i paesi occidentali ma soprattutto orientali (Cina – Russia) che attraverso processi anche corruttivi creano incertezza e instabilità politica ed economica, favorendo il fiorire di compagnie di mercenari al soldo di chiunque, con conseguente traffico di armi, droga, esseri umani e proliferazione del terrorismo.

L’allarme è stato lanciato dal ministro degli Esteri Antonio Tajani che in una intervista rilasciata ad Avvenire ha dichiarato che «L’Africa non deve diventare terra di conquista, è impensabile immaginare oggi una nuova corsa a quel Continente come quella di infausta memoria dell’Ottocento. Tuttavia, in Paesi come il Sudan, la Libia o il Centrafrica notiamo da tempo crescenti influenze straniere che causano un deterioramento delle condizioni di sicurezza e stabilità in aree di per sé già molto fragili».

Secondo il ministro Tajani è necessario dar vita a una nuova cooperazione per lo sviluppo soprattutto in ambito UE parlando con una sola voce e tralasciando iniziative individuali di Paesi oggi non sufficienti per storia, caratura e dimensione a produrre i cambiamenti auspicati.

Se l’Europa volesse ancora essere protagonista di qualche passo di storia, dovrebbe mettere in atto un unico progetto economico strategico per i Paesi africani la cui priorità non risulta essere inferiore alla guerra ora in atto ai confini della UE.

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