Sea-Watch, ammiraglio De Felice, “violato articolo codice navigazione: RESISTENZA CONTRO NAVE DA GUERRA”, a voi le  conclusioni…!

(di Andrea Pinto) Carola Rackete è libera, le motivazioni sono riportate a pagina 9 dell’ordinanza: “Ha scelto di fare rotta su Lampedusa e non su altri porti, dove avrebbero potuto essere sbarcati i migranti. Scrive il gip: “Venivano, altresì, esclusi i porti di Malta, perché più distanti, e Quelli tunisini, perché secondo la stessa valutazione del Comandante della nave “in Tunisia non ci sono porti sicuri”. Circostanza che riferiva risultarle “da informazioni di Amnesty International”; sapeva,inoltre “di un mercantile con a bordo rifugiati che stavano da 14 giorni davanti al Porto della Tunisia senza poter entrare“.  In queste due righe la motivazione per cui si ritiene che la Capitana, forzando il blocco italiano, abbia agito in stato di necessità, e dunque la sua azione non sia penalmente punibile con l’arresto.

Carola ha ritenuto, secondo fonti non ufficiali, “Amnesty International”  che i porti tunisini non fossero sicuri e per questo è bastato per assolverla. 

 

Per capirci qualcosa di più, perchè la vicenda ha del surreale abbiamo chiesto un parere tecnico a chi di diritto del mare ne capisce, l’ammiraglio in “ausiliaria” Nicola De Felice, già Comandante del Comando Marittimo Sicilia, fino a dicembre 2018.

Ammiraglio, ha letto l’ordinanza del GIP di Agrigento? Cosa ne pensa?

Ho letto “INTEGRALMENTE” l’ordinanza del GIP del Tribunale di Agrigento e rilevo che

  1. E’ stato correttamente adempiuto l’obbligo di soccorso ai sensi dell’articolo 98.1 Convenzione di Montego Bay del 1982;
  2. La decisione di sbarcare in Italia, anzichè in Tunisia, “porto più vicino” in longitudine e latitudine ma “non sicuro” alla luce delle raccomandazioni del commissario per i Diritti Umani del Consiglio d’Europa (Lives Saved. Rights protected. Bridging the protection gap for refugees and migrants in the Mediterranean) non è supportata legalmente poichè la citata raccomandazione individua solo la Libia come “porto non sicuro” (si veda testo consultabile sul seguente link)
  3. E’ stato rispettato l’articolo 18 Convenzione di Montego Bay del 1982 che autorizza il passaggio di una nave, sbarco e ancoraggio per causa di soccorso;
  4. Nello stesso tempo, però, il passaggio della nave non è conforme alla lettera g) dell’articolo 19 Convenzione di Montego Bay del 1982 in quanto è stata violata una legge interna dello Stato italiano in materia di immigrazione (articolo 11 comma ter Decreto Legislativo n. 286 del 1998);
  5. E’ stato violato l’articolo 1100 codice navigazione in quanto, a differenza di quanto argomenta il GIP con una sentenza della Corte Costituzionale (n.35/ 2000), ai sensi della Cassazione penale, Sez. III, 21 settembre 2006, n° 31403 ” Le manovre compiute dall’imbarcazione che cerca di opporsi all’inseguimento ed all’abbordaggio da parte di una motovedetta della Guardia di Finanza integrano il reato di cui all’art. 1100 cod. nav. di resistenza contro nave da guerra, dal momento che il naviglio della Guardia di Finanza, a prescindere dall’esercizio delle funzioni di polizia marittima e dall’equipaggiamento con personale militare, è iscritto dalla legge nella categoria delle navi da guerra come è attestato dal fatto che l’art. 6 L. n. 1409 del 1956 punisce gli atti di resistenza o di violenza contro tale naviglio”.
  6. Non sussiste la scriminante ex articolo 51 codice penale poichè, violato, come riportato sopra, l’articolo 1100 codice navigazione, sussiste la violazione dell’articolo 337 codice penale.

Poi ognuno tragga le sue conclusioni…..!!!

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L’intera vicenda sta sempre di più agitando gli animi. Le Lega ma anche il M5S, si scagliano contro la magistratura, di cui auspicano una riforma strutturale, al più presto possibile.

Si registra, ascoltando alcuni militari, forte malcontento  perché come sempre accade nel nostro meraviglioso Paese il “militari” sono al servizio totale e possono essere trattati anche come “zerbini” in alcuni casi, cittadini di serie “B”, anzi “C”. Quando occorre pulire le strade, attappare le buche o quant’altro, vengono chiamati in causa sempre loro, i militari. Ora quando tocca mettersi tra la banchina e una nave della Ong “Pirata”, rischiando la vita ci sono sempre loro, i nostri uomini con le stellette. Tanto loro non possono replicare, devono solo obbedire….e morire, in virtù del solenne giuramento prestato!!!

 

Sea-Watch, ammiraglio De Felice, “violato articolo codice navigazione: RESISTENZA CONTRO NAVE DA GUERRA”, a voi le conclusioni…!