Borrel: “L’Europa è in pericolo”, subito un esercito comunitario

Ieri il capo della politica estera dell’Unione europea, Josep Borrel ha avvertito i paesi membri che occorre concordare al più presto una dottrina ambiziosa che permetta di attivare azioni militari congiunte, tramite una forza militare di reazione rapida , sempre pronta e dispiegabile (Eu Rapid Deployment Capacity). Borrel ha poi rimarcato alla stampa: “l’Ue è economicamente il più grande blocco commerciale al mondo e i suoi cittadini vogliono essere protetti. Il soft power non è sufficiente”.

Borrell ha poi confermato l’esistenza della “Strategic Compass“, un documento di dottrina militare simile al “Concetto strategico” della NATO.

“L’Europa è in pericolo”, ha scritto Borrell nella prefazione del documento strategico inviato ai 27 stati dell’UE per il successivo confronto e dibattito. “Tutte le minacce che affrontiamo si stanno intensificando e le capacità dei singoli Stati membri di farvi fronte è insufficiente e in declino”, ha enfatizzato Borrell nella medesima bozza.

Tra le ipotesi, quella di formare una forza di reazione rapida dell’UE di 5.000 uomini, sottolineando tuttavia che la NATO rimane la principale responsabile della difesa collettiva dell’Europa.

Nella Strategic Compass vi è una parte “classificata” dedicata alle minacce, dove viene trattata anche la questione delle frontiere dell’Ue in difficoltà per via del flusso o ammassamento di migranti o rifugiati politici.

Lunedì prossimo i ministri degli Esteri e della Difesa dell’UE affronteranno la questione, con l’obiettivo di concordare un documento politico entro il mese di marzo 2022.

Oggi i paesi europei dispongono di eserciti che hanno duplicato i loro stanziamenti per il personale impiegato nelle 4 dimensioni, terra, aria, mare e cyber, mentre le missioni di addestramento e supporto alla politica dell’UE sono di dimensioni modeste per non dire insignificanti. Gli Stati membri non hanno ancora capacità logistiche, di comando e controllo e raccolta delle informazioni degli Stati Uniti.

In comunicato congiunto durante il G20 il presidente Usa, Joe Biden e quello francese Emmanuel Macron hanno dato una sorta di “benedizione” all’esigenza dell’Ue di avere un esercito comune, sostenendo che l’iniziativa consentirà all’Europa di essere così un alleato più utile anche per gli Stati Uniti.

L’uscita della Gran Bretagna dall’UE, pur privando il blocco di una potenza militare di primo livello, ha dato a Parigi e Berlino la possibilità di favorire l’ambizione e l’ascesa dell’UE nel settore dell’industria della difesa comune e nel campo più prettamente militare con l’implementazione di un nuovo concetto strategico comunitario e la formazione di un primo esercito che operi sotto l’insegna della bandiera europea.

La Strategic Compass (Bussola Strategica)

Stando all’Alto rappresentante Ue, “stiamo vivendo in un mondo più’ ostile, con i nostri spazi economici e strategici sempre più’ contestati, e il nostro spazio politico sempre più degradato“. L’Unione deve dunque puntare ad essere ambiziosa in questo contesto e deve basarsi su quattro pilastri: agire in modo più’ rapido e deciso di fronte alle crisi; mettere al sicuro i cittadini europei contro le minacce in rapida evoluzione; investire nelle capacita’ e nelle tecnologie di cui abbiamo bisogno, e collaborare con gli altri per raggiungere obiettivi comuni.

La parola chiave e’ Eu Rapid Deployment Capacity, la capacità di dispiegamento rapido per “mobilitare moduli interoperabili di forze con un certo numero” di unità, pari ad esempio a “cinquemila uomini”. L’idea e’ che queste unita’ possano essere mobilitate in maniera “flessibile e interoperabile“, con un “quartier generale“.  L’Unione dovrà’ dunque essere in grado di condurre operazioni in ogni circostanza, “comprese quelle che comportano l’uso della forza, come previsto dai trattati”, come ad esempio “interporsi fra i belligeranti, rendere sicuro un aeroporto e/o evacuare delle persone”.

Secondo Borrell – che ieri ha illustrato la bozza al Collegio dei commissari per poi presentarla formalmente agli Stati membri nel corso del consiglio Esteri e Difesa il 15 e 16 novembre -, “non e’ la forza che determina la missione ma e’ la missione che determina la forza“. In questo contesto c’è’ la volontà’ di creare una “hybrid toolbox”, una cassetta degli attrezzi ibrida che metta insieme tutti gli strumenti per fronteggiare anche i cyber attacchi.

L’Alto rappresentante ha avvertito infatti che “le minacce odierne sono diverse dal passato, non si tratta più di essere bombardati o invasi da carri armati. Basta vedere quello che sta accadendo al confine con la Bielorussia per capire  che abbiamo di fronte nuovi tipi di minacce“. “La parola  adesso passa agli Stati membri che devono decidere quel e’ il livello di ambizione” che vogliono avere su difesa e sicurezza,  ha sottolineato il capo della diplomazia europea, auspicando che a livello decisionale si arrivi ad una certa “flessibilità”‘  per agire e risolvere i problemi velocemente.

Per l’avvio di un’operazione, ha spiegato, “servirà’ ovviamente l’unanimità’“, ma poi “ci si potrà’ coordinare fra i Paesi”  che intendono intervenire in “modo flessibile”, in quanto “non si potrà’ decidere all’unanimità’ su tutti i passaggi delle operazioni”.

L’auspicio finale e’ che le sfide “non siano divergenti o divisive” fra i Paesi membri del nord o del sud Europa, sull’esempio degli Usa: “Per uno che vive in Alaska, le sfide sono le stesse di una persona che vive in Florida”, ha sottolineato Borrell.

Borrel: “L’Europa è in pericolo”, subito un esercito comunitario

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