Durante il referendum “farsa” Putin lancia i droni killer iraniani contro le forze militari di Kiev

Nel Lugansk e nel Donetsk, a Kherson e Zaporizhzhia fino a lunedì si può votare per il referendum all’annessione alla Russia voluto da Putin, anzi si deve votare perchè a costingerti sono i militari che, a fucili spianati, cercano i cittadini casa per casa: non ci sono seggi, si vota per strada, nei giardini e nei cortili, nelle cucine e sulle scale dei palazzi, nei bar e nei negozi, nei mercati e sui tetti delle macchine. Niente cabine, va bene una penna qualsiasi. La croce va fatta sotto gli occhi della commissione elettorale e d’un paio di uomini incappucciati e armati. La scheda non si piega e finisce dentro urne portatili di vetro, proprio come accadde nel 2014 in Crimea.

Come racconta corsera ci sarebbero 542 giornalisti accreditati per seguire le fasi del voto, non sappiamo se si tratta di veri giornalisti o controfigure messe lì per testimoniare le votazioni che tutti sanno essere una colossale farsa il cui esito non sarà riconosciuto da Onu, Ue e G7.

Sul fronte i militari di Kiev tentano di consolidare le posizioni oltre il corso del fiume Oskil, nell’Oblast di Kharkiv però, come spiega Margelletti su La Stampa, dovranno spostare numerose unità nonché diversi mezzi ed equipaggiamenti militari, operazione che potrebbe richiedere alcuni giorni. Dal canto loro, i russi tentano di impedire l’attraversamento del fiume agli ucraini, ma le limitate capacità di Intelligence e di ricognizione delle forze russe potrebbero impedire loro di individuare tutti i punti di attraversamento stabiliti dalle truppe ucraine, facilitando così le operazioni delle forze di Kiev.

Mosca in questi giorni avrebbe utilizzato ad Odessa e a ridosso del fiume, i droni kamikaze iraniani (osservatori parlano dello Shahed-136) per cercare di contrastare la supremazia ucraina dovuta all’intelligence e alle armi occidentali.

Lo Shahed-136 è un drone progettato e costruito da HESA, un produttore di armi iraniano. È un UAV a munizioni variabili che può essere programmato a bordo o controllato a terra, ha una propulsione ad elicaed un’ala a delta. Ha un’atonomia di 1200 miglia.

Può essere utilizzato per RECON, ma è progettato per essere un drone suicida in grado di trasportare un carico esplosivo di 10 libbre che lo rende simile al drone killer americano, Switchblade. Le informazioni sul campo parlano di 5 droni Shahed-136 lanciati contemporaneamente dai tetti di semplici camion e sono stati usati nell’Oblast’ di Kharkiv.

E’ sempre più evidente la cooperazione militare tra Russia ed Iran. Dopo il lancio del satellite iraniano tramite un razzo russo, l’Iran ha iniziato ad addestrare piloti russi all’uso dei suoi droni. Parliamo di droni altamente letali già utilizzati con successo da Teheran in Siria, Yemen ed Arabia Saudita. Gli Stati Uniti e Israele hanno, da sempre accusato l’Iran di aver utilizzato i suoi droni durante gli attacchi sferrati contro l’industria petrolifera dell’Arabia Saudita, le forze americane in Siria e le navi nel Golfo Persico.

Secondo l’intelligence Usa gli iraniani hanno iniziato l’addestramento ai colleghi russi già da diverse settimane per finalizzare successivamente i termini di un accordo che prevede l’invio di centinaia di droni iraniani a Mosca. Un’altra notizia circola tra le segrete stanze dell’intelligence occidentale: ci sarebbe un’ipotesi di scambio che prevede la cessione di diversi caccia russi Su-35 a favore degli iraniani come contropartita agli oltre cento droni oggetto dell’accordo.

Di fronte alla notizia di intelligence americana “desecretata” lo scorso luglio, Russia ed Iran non hanno commentato respingendo al mittente le accuse. Il ministero degli Esteri iraniano ha negato che il Paese sia coinvolto nella fornitura di droni alla Russia. Gli Stati Uniti, come prova, hanno rilasciato immagini che immortalano funzionari russi in visita ad una base militare iraniana dove vengono custoditi i droni facenti parte dell’accordo. L’Iran avrebbe mostrato alla delegazione russa due diversi tipi di droni: lo Shahed-129, un drone in stile Predator che può volare per più di 1000 miglia, armato con missili, e lo Shahed-191, un drone in grado di trasportare missili per circa 300 miglia. In trattativa c’è anche il drone kamikaze Shared-136 che può volare per 1200 miglia in piena autonomia.

Entrambi i droni fornirebbero a Mosca una nuova e preziosa potenza di fuoco da utilizzare contro l’Ucraina che, come noto, ha utilizzato droni turchi contro le forze russe riscuotendo un enorme vantaggio tattico.

Gli Stati Uniti non sono rimasti a guardare e stanno inviando all’Ucraina oltre 500 piccoli droni kamikaze. La Turchia, invece, ha già fornito all’Ucraina 50 droni avanzati che i militari hanno utilizzato per distruggere convogli e navi da guerra russi. Il drone turco Bayraktar è stato così efficace che gli ucraini hanno scritto una canzone popolare per celebrarlo. I media turchi hanno riferito, questa settimana, che Baykar, la società turca che produce il Bayraktar, sta costruendo una fabbrica di droni in Ucraina.

Durante il referendum “farsa” Putin lancia i droni killer iraniani contro le forze militari di Kiev