F-35 italiani intercettano due caccia russi sul Mar Baltico. Lo “scramble” dei nostri poliziotti dei cieli

(di Andrea Pinto) Due caccia russi Su-30 Flanker il 21 settembre scorso sono decollati con i transponder spenti per non essere intercettati dai radar dell’Alleanza. Peccato però per loro perchè i satelliti e gli aerei della Nato sono sempre in attività operativa giorno e notte per 365 giorni l’anno. Una volta che i due intrusi – “zombie” – stavano per violare i confini della Nato è scattato l’allarme – “scramble“- presso la base aerea deputata al controllo dello spazio aereo d’interesse. Questa volta in Polonia dalla base aerea di Malbork si sono alzati in volo due F-35A italiani in forza alla Task Force Air 32nd Wing, impegnati nella missione Air Policing a difesa dei confini orientali della Nato.

I due caccia russi hanno raggiunto una quota comoda di 12000 piedi, lontano dal traffico commerciale, e volando minacciosi a Mach 2 sulle acque internazionali del Mar Baltico hanno però dovuto cedere il passo ai due velivoli dell’Aeronautica militare italiana che li hanno invitati a lasciare lo spazio aereo che avevano improvvidamente….. sconfinato. Di solito questo tipo di intrusioni si ripetono sempre con maggiore intensità per saggiare le capacità di rilevamento ed interdizione dell’avversario, ovvero in questo caso della difesa aerea della Nato.

Lo “scramble” è stato ordinato dal centro di operazioni aeree di Uedem in Germania, l’ente di controllo della Nato che ha il compito di controllare e vigilare su tutte le tracce radar i velivoli sospetti che si avvicinino o che tentino di entrare nello spazio aereo Nato senza le dovute autorizzazioni.

A presidiare i cieli in Italia ed in questo caso anche all’estero sono i piloti di “caccia” della nostra Aeronautica militare che svolgono un servizio particolare ed essenziale a difesa degli spazi aerei: sono di fatto le nostre “gazzelle” dell’aria, pronti ad intervenire in pochissimo tempo per intercettare i velivoli sospetti che, privi di autorizzazione, minacciano la sicurezza nazionale o come in questo caso dell’Alleanza. I nostri piloti per assicurare il servizio senza soluzioni di continuità svolgono turni d’allerta dove sono costretti ad indossare la tuta da volo giorno e notte per essere pronti in pochissimi minuti a decollare per poi raggiungere la possibile minaccia.

L’Aeronautica militare assicura senza soluzione di continuità la sorveglianza dello spazio aereo nazionale. Il sistema di Difesa Aerea nei confronti della minaccia militare, fin dal tempo di pace, è sotto il controllo della NATO che tramite il Combined Air Operation Centre (CAOC) di Torrejon (Spagna), effettua la sorveglianza dello spazio aereo a sud delle Alpi, dalle isole Canarie alla Turchia e dalle isole Azzorre alla Romania.

Il servizio è garantito – per la parte sorveglianza, identificazione e controllo – dall’11° Gruppo Difesa Aerea Missilistica Integrata (DAMI) di Poggio Renatico (Fe) e dal 22° Gruppo Radar di Licola (Na), mentre l’intervento in volo è assicurato da quattro basi: 4° Stormo di Grosseto, 36° Stormo di Gioia del Colle, 37° Stormo di Trapani Birgi e 51° Stormo di Istrana.

All’estero l’impegno dei militari italiani sul fianco Est, scrive l’Ansa, prosegue e non è soltanto in Polonia ma su tutto il cosiddetto ‘fianco Est’. E in Romania, proprio nel Paese dove qualche mese fa è terminata la missione della nostra Aeronautica nella base aerea di Mihail Kogalniceanu, potrebbe arrivare un incremento di uomini: è stato richiesto dal ministro della Difesa romeno, il quale in queste ore ha incontrato Guido Crosetto, che ha riferito di un “focus sulla cooperazione per l’addestramento e la difesa” avuto con il
collega.

Subscribe to our newsletter!

F-35 italiani intercettano due caccia russi sul Mar Baltico. Lo “scramble” dei nostri poliziotti dei cieli