Gli Usa acquistano migliaia di droni da combattimento in funzione anticinese

In seguito alle lezioni apprese dal conflitto russo-ucraino, dove abbiamo visto l’utilizzo massivo di droni, le forze armate occidentali stanno cercando di correre ai ripari studiando nuovi tipi di sistemi d’arma nel settore dell’APR, come anche idonei sistemi di difesa. In quest’ottica il Pentagono ha deciso di consegnare, nei prossimi due anni, un cospicuo numero di droni nell’area indocinese, nel tentativo di contrastare la minaccia cinese.

Il programma americano prende il nome di “replicator initiative” e prevede l’acquisto di massa di ogni tipo di sistema da combattimento senza pilota, come droni armati in grado di agire sia in area che in acqua (in ambiente superficiale e subaqueo).

La Cina ha la Marina militare più grande al mondo, con 350 unità tra navi e sottomarini, rispetto ai 293 dell’America. Ma la superiorità della marina statunitense nel numero di portaerei, undici contro tre, è sempre stata tenuta in primo piano nella pianificazione del Pentagono per un’eventuale guerra con la Cina.

Le portaerei statunitensi sono tuttavia vulnerabili all’arsenale cinese di missili antinave, noti come “carrier killer”. Per questo l’idea di inondare la regione con droni in grado di colpire gli obiettivi in maniera indiscriminata è diventata una priorità.

Kathleen Hicks, vice segretario alla Difesa degli Stati Uniti, ha dichiarato a una conferenza a Washington: “Contrasteremo la Marina cinese con la nostra massa di droni che sarà più difficile da pianificare, più difficile da colpire e più difficile da battere“. Il programma di ammodernamento militare della Cina ha l’obiettivo di bloccare le portaerei statunitensi dal Mar Cinese Meridionale e da altre zone nel caso in cui Pechino tentasse di impadronirsi di Taiwan. I leader cinesi hanno fissato al 2027 la data in cui l’esercito popolare sarà pronto ad invadere l’Isola.

Hicks ha dichiarato alla National Defense Industrial Association: “Dobbiamo fare in modo che la leadership della Repubblica Popolare Cinese consideri ogni giorno i rischi di un’eventuale aggressione“.

Hicks ha anche precisato che i droni sono più economici dei sistemi tradizionali, mettono a rischio meno persone e possono essere cambiati, aggiornati o migliorati rapidamente. L’ultima portaerei americana, la USS Gerald R Ford, è costata, invece, 13 miliardi di dollari e ha un equipaggio di oltre 4.500 persone.

I droni di cartone

Droni di cartone, un’arma difficile da intercettare e a bassissimo costo. I droni in questione sono i Corvo Precision Payload Delivery System e sono prodotti da una azienda australiana, la Sypaq, grazie a un contratto con l’esercito australiano da oltre un milione di euro.

Secondo il produttore questi “aerei di cartone” sono facili da montare – il drone arriva in un pacco lungo circa mezzo metro e non è molto più complicato di un prodotto IKEA – e ancora più facile da lanciare grazie a dei semplici elastici. I droni possono volare fino a 120 chilometri per consegnare rifornimenti e attrezzature in aree che le capacità logistiche tradizionali non possono raggiungere. Ma l’esercito ucraino ha adattato la tecnologia adattando i droni per missioni di intelligence, sorveglianza e ricognizione semplicemente installando una telecamera in un buco nel telaio di cartone cerato.

Con un costo dichiarato di circa 3.500 dollari ciascuno, sono economici per gli standard militari e possono volare a 60 chilometri orari in modo completamente invisibile ai radar: una potenzialità che ha attirato l’attenzione dei media dopo che l’ambasciatore ucraino in Australia ha fatto eco alle affermazioni di un importante blogger militare russo secondo cui questi droni di cartone sarebbero stati usati per attaccare un aeroporto russo a Novgorod, distruggendo o danneggiando almeno un grosso aereo militare da trasporto tattico.

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