Gli Usa, in punta di piedi, guardano all’Africa: 55 mld in tre anni

Gli Stati Uniti stanno sempre più guardando all’Africa dopo decenni di disinteresse. Joe Biden, di recente, anche a seguito delle conclamate mire espansionistiche cinesi e russe, ha deciso di concentrare ogni sforzo diplomatico per riportare la lancetta dell’influenza regionale dalla parte americana.  

(di Massimiliano D’Elia) Il documento “Strategia degli Stati Uniti verso l’Africa sub-sahariana” pubblicato ad agosto scorso pone chiaramente la Cina come il suo principale rivale globale per l’influenza nel 21° secolo. Ma questa è una visione limitata che ignora il potere del continente nero e il vasto potenziale economico. Entro il 2050, l’Africa ospiterà un quarto della popolazione mondiale, metà della quale avrà meno di 25 anni. L’Africa è già la più grande area geografica di libero scambio del mondo e si prevede che il suo prodotto interno lordo raggiungerà 29 trilioni di dollari entro il 2050.

Il segretario di Stato americano, Antony Blinken  è stato per ben due volte in Africa, ad agosto scorso, attraversando la Repubblica Democratica del Congo e il Ruanda, lanciando ufficialmente in Sud Africa il rispristino delle relazioni tra i due governi. A lanciare l’allarme alla diplomazia americana è stata anche la reticenza di alcuni stati africani (26 su 54) a votare con l’Occidente nel condannare l’invasione russa dell’Ucraina.

I timori americani

Dall’inizio del secolo la Cina è passata da attore marginale a principale investitore e partner commerciale per molti paesi, dall’Angola all’Etiopia. Gran parte delle infrastrutture sorte in tutto il continente sono state costruite da società cinesi.

La Cina ha scelto, pertanto, un’altra strategia ad immediato impatto, costruendo sontuosi palazzi presidenziali, edifici del parlamento, stadi di calcio, accademie militari, linee ferroviarie e centri congressi in tutto il continente. La sede dell’Unione Africana ad Addis Abeba è stata costruita dalla Cina. Il mese scorso, è stato aperto il terreno per un nuovo quartier generale da 32 milioni di dollari costruito in Cina per l’ECOWAS, la Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale, nella capitale nigeriana di Abuja.

Nel recente passato la Russia ha attuato una politica diversa, gestendo la vendita delle armi ed inviando i mercenari della Wagner in Mali e nella Repubblica Centrafricana per sostenere dittature locali in cambio di privilegi nell’estrazione delle miniere d’oro e dei diamanti. Secono fonti di intelligence, di fondo c’è però anche l’interesse russo ad accrescere la propria influenza regionale per destabilizzare l’Occidente aprendo e chiudento i rubinetti dei flussi migratori.

Anche Turchia India ed Emirati Arabi Uniti costruiscono moschee, ospedali e porti.

Il dibattito interno in Africa è molto acceso sugli aiuti dei Paesi stranieri. In molti criticano le strutture definendole “diplomazia di palazzo” anche se nel medio-lungo termine potrebbero comunque favorire i rapporti tra i governi.

Il vertice di Washington

I vari presidenti americani che si sono succeduti hanno fatto tante promesse ma fatti, davvero pochi. George W. Bush ha fatto tre viaggi in Africa coordinando un piano di emergenza per combattere la diffusione dell’Aids. Il presidente Obama si è recato nel continente africano quattro volte e ha intrapreso quella che si è rivelata poi un’iniziativa deludente (il miglioramento del fabbisogno energetico dell’Africa. Donald Trump non si è mai recato in Africa definendo i paesi africani “stronzi”.

Il presidente americano Joe Biden durante il vertice a Washington di fine dicembre, con le maggiori autorità africane, ha parlato per la prima volta della necessità di sviluppare un partenariato credibile tra i due Paesi, perchè “gli Stati Uniti sono con l’Africa“. La promessa è un impegno di 55 miliardi di dollari nei prossimi tre anni, un annuncio che però non ha scaldato più di tanto gli animi per un continente di 1,4 miliardi di abitanti, distribuiti su 54 paesi.

Come scrive il WP “paradossalmente, potrebbe essere stato un bene che Biden non abbia offerto alcuna nuova iniziativa di punta“. L’apparente preferenza del presidente per iniziative di piccola entità riflette la situazione politica interna americana. Una promessa di denaro importante non sarebbe stata, al momento, credibile perchè a breve la Camera alta sarà controllata dai repubblicani che non offrono garanzie in termini di approvazioni di extra budget di rilievo a favore di iniziative all’estero. Negli ultimi mesi alcune frange di senatori repubblicani hanno ostacolato con veemenza gli aiuti (finanziamenti ed armi) alla causa ucraina.

Altro motivo che ha impedito a Biden di dimostrare maggiore generosità è che sono già in corso altri programmi significativi. Tra questi c’è l’African Growth and Opportunity Act, firmato dal presidente Bill Clinton nel 2000, che avrebbe dovuto spostare gli interessi degli Stati Uniti verso la crescita e il commercio.

Al di là dei proclami (vedremo se le parole di Biden avranno un seguito) le varie amministrazioni americane che si sono succedute, per garantire una certa forma di stabilità, hanno spesso chiuso gli occhi alle tendenze autocratiche di alcuni stati africani dove si sono perpetrate, alla luce del giorno, sistematiche violazioni dei diritti umani ed efferati genocidi.

Gli Usa puntano sulla democrazia e la modernizzazione

Gli Stati Uniti mirano, invece, ad aiutare l’Africa in un nuovo processo di modernizzazione per affronatre gli annosi problemi della sicureza alimentare e sanitaria. Biden, nel suo discorso ai leader africani, ha sottolineato il pieno sostegno alla democrazia, al rispetto dello stato di diritto, all’impegno per i diritti umani. Un esempio tangibile, del corso gradito agli americani, sono state le pacifiche elezioni presidenziali in Kenya, che hanno visto William Ruto giurare per il suo primo mandato. Sono avvenute grazie all’utilizzo di nuovi sistemi biometrici di registrazione del voto, scansioni elettroniche e trasferimento immediato dei risultati ai centri di conteggio nazionali. Ciò ha consentito meno margine di sospetto ed errore durante il processo di voto. Il Kenya possiede una commissione elettorale indipendente e una Corte Suprema.

Tra i leader presenti a Washington c’erano i presidenti Paul Kagame, Paul Biya, Yoweri Museveni e altri che sono stati accusati di essere saliti al potere con elezioni dubbie. La loro esclusione da alcuni degli eventi di più alto livello con i dignnitari di Washington è stato un segnale forte per far capire che le relazioni si avranno solo con chi è stato eletto democraticamente.

Le immense risorse africane

L’unica cosa certa in Africa sono le sue straordinarie risorse naturali che comprendono petrolio, oro, uranio, diamanti, terre rare e coltan, materiali molto utili per costruire prodotti ad alta tecnologia. Il coltan si nasconde nel nostro cellulare, nel nostro computer, ma anche nei materiali chirurgici, nelle cellule fotovoltaiche, nelle telecamere, negli air bag e nelle fibre ottiche. Tre quarti delle miniere mondiali d’oro si torvano in questo continente. Più della metà di manganese, cromite e cobalto vengono estratti in Africa così come un terzo dei fosfati ed uranio radioattivo, oltre alle grandi riserve di idrocarburi esistenti e a quelle ancora da esplorare.

In Africa le risorse naturali sono enormi e potrebbero costituire da sole una grande ricchezza per le nazioni africane con immensi benefici per tanti cittadini che lavorano duramente nelle miniere. In Congo uomini, donne e bambini lavorano senza sosta per estrarre dalle viscere della terra il coltan e il cobalto, necessari per costruire le batterie delle nostre auto elettriche.

L’80% di tali risorse estratte vengono poi esportate in altri continenti per ulteriori lavorazioni, disperdendo così nuove opportunità per favorire il lavoro domestico.

Gli Usa, in punta di piedi, guardano all’Africa: 55 mld in tre anni

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