I primi due giorni del premier Meloni in vista della fiducia al Parlamento

Il neo premier italiano, Giorgia Meloni, non perde tempo ed incontra Emmanuel Macron sulla terrazza del Gran Melià di Roma. In una nota Palazzo Chigi fa sapere che è stato un’incontro cordiale e proficuo, confermato dallo stesso Macron in un tweet: “Come europei, come Paesi vicini, come popoli amici, con l’Italia dobbiamo continuare tutto il lavoro iniziato. Riuscire insieme, con dialogo e ambizione, lo dobbiamo ai nostri giovani e ai nostri popoli. Il nostro primo incontro a Roma, Giorgia Meloni, va in que Il futuro La premier ha votato contro il Trattato del Quirinale, ma ora gli scenari sono cambiati in questa direzione“.

Nel corso del colloquio, seppur informale — prosegue la nota di Palazzo Chigi — sono stati discussi tutti i principali dossier europei: la necessità di dare risposte veloci e comuni sul caro energia, il sostegno all’Ucraina, la difficile congiuntura economica, la gestione dei flussi migratori. I presidenti di Italia e Francia hanno convenuto sulla volontà di proseguire con una collaborazione sulle grandi sfide comuni a livello europeo e nel rispetto dei reciproci interessi nazionali”. “I rapporti tra Italia e Francia sono più importanti delle persone“, ha confermato lo stesso presidente francese parlando con l’agenzia Agi.

Sulla situazione in Ucraina, Macron è stato netto: “La pace è possibile, ma sarà quando e quella che gli ucraini decideranno”.

Il premier Meloni prima di incontrare Macron aveva telefonato i presidenti Ue Ursula von der Leyen, Charles Michel e Roberta Metsola.

Tra i due si è parlato di energia, e quindi della battaglia da condurre ancora a Bruxelles per raggiungere non solo l’auspicato tetto al prezzo del gas ma soprattutto quella solidarietà europea “osteggiata” dai cosiddetti Paesi frugali e, alla luce delle ultime scelte, anche dalla Germania. Infine, trapela, tra gli altri dossier europei Meloni ha tenuto a sottolineare al collega francese come l’Italia resti totalmente d’accordo con la necessità di istituire una qualche forma di debito comune all’interno dell’Unione euro- pea. E cioè, sull’onda lunga di quanto proposto venti giorni fa dai commissari Thierry Breton e Paolo Gentiloni, a elaborare una sorta di pacchetto Sure 2.0 che consenta ai Ventisette di far fronte al caro bollette.

Il presidente del Consiglio ha lavorato sul discorso che pronuncerà prima del voto di fiducia alla Camera oggi alle undici.

Mercoledì si passerà alla votazione più ostica, quella al Senato della Repubblica dove la maggioranza può contare su 115 voti favorevoli. Incassata la fiducia nei due rami del Parlamento si aprirà il dibattito interno alla coalizione di centrodestra per la nomina di sottosegretari e viceministri, dove si puntualizza sul rispetto degli equilibri di forza dei singoli partiti.

All’interno di Forza Italia Giorgio Mulè parla a mezzo stampa del “disappunto” per la scelta di Giorgia Meloni di ricorrere “all’imperativo e non al condizionale” all’interno della coalizione per la scelta dei ministri.

Mulè propone un passo indietro del neo ministro degli Esteri e Vicepremier, Antonio Tajani dall’incarico di coordinatore del partito, per consentire un’equa distribuzione dei ruoli anche tra gli azzurri: una necessità sottolineata anche da Maurizio Gasparri. A questo proposito, si cita l’esempio di Paolo Zangrillo, che essendo entrato nella squadra di Governo, è pronto a rinunciare al ruolo di coordinatore del Piemonte.

Matteo Salvini ha incontrato il comandante generale della Guardia Costiera e ha poi partecipato al vertice della Lega con Giancarlo Giorgetti sui temi dell’economia: dalla legge Fornero alla flat tax. Iniziativa unilaterale della Lega che non è piaciuta a Fratelli d’Italia e Forza Italia.


Sul fronte parlamentare, la Conferenza dei Capigruppo convocata alla Camera stabilisce il timinig per la fiducia di oggi ed informa che la Commissione Speciale, che si è appena costituita, dovrà esaminare, oltre al decreto Aiuti-ter anche quello sulle accise e l’Iva dei carburanti.

OPPOSIZIONE. Nicola Fratoianni, attacca il Governo per aver scelto come consulente del ministero per la Transizione ecologica Stefano Cingolani.

Il Pd continua a prendere le misure in vista della riunione della Direzione. “Guai se questo congresso del Pd diventasse l’ennesimo regolamento dei conti: sarebbe l’ultimo, fatale errore e firmerebbe la sua fine politica”, avverte il Dem Dario Nardella. Sul ‘caso Cingolani’ Carlo Calenda dichiara come l’ex ministro faccia “benissimo a dare una mano” e come Meloni “abbia fatto benissimo a chiederlgiela“.



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