Iraq sull’orlo di una guerra civile

   

L’Iraq è diventata una polveriera, da un momento all’altro lo scoppio è inevitabile. Sono circa dieci mesi che non si riesce a formare un governo. Ieri le proteste sono state particolarmente violente: migliaia di sostenitori del leader sciita Muqtada al Sadr hanno sfondato le barriere che circondano la Green Zone occupando la sede del Parlamento iracheno. La loro protesta è motivata dalla possibile nomina a primo ministro del candidato filo iraniano Mohammed al-Sudani, indicato dal Quadro di coordinamento sciita, notoriamente vicino a Teheran.

La polizia è intervenuta lanciando lacrimogeni e ha dovuto ripiegare quando ha visto che la situazione stava diventando incandescente. Il ministero della Salute ha stilato il bollettino: 125 feriti tra cui 25 agenti.

I sostenitori di al Sadr scandivano a gran voce: “il popolo è con te Sayyid Muqtada“, presidiando il palazzo parlamentare.

Il partito di Al Sadr ha ottenuto più voti alle elezioni dell’ottobre 2021, ma non è stato in grado di formare una maggioranza e a giugno il leader sciita ha ordinato ai deputati del suo partito di dimettersi. A quel punto il Quadro di coordinamento sciita ha ottenuto i seggi lasciati dai sadristi e ha cercato di formare un governo candidando a premier Al Sudani, ostile al fronte sadrista che etichetta come marionetta di Teheran.

Il voto, previsto per oggi è saltato nuovamente mentre si anima sempre più lo scontro tra al Sadr e Nouri al Maliki, l’ex premier capofila della fazioni filoiraniane. Nonostante si ripetono gli appelli a mantenere la calma la situazione rischia di degenerare in una vera e propria guerra civile. A niente è valso l’appello al dialogo e all’unità lanciati dal premier Mustafa al-Kadhimi, della missione Onu in Iraq e della Lega Araba.

Ogni pretesto potrebbe innescare quello che gli osservatori internazionali scongiurano in un momento di forte instabilità globale.

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