Nuovi strike aerei Usa-Uk contro postazioni Houthi in Yemen

di Redazione

Gli Stati Uniti hanno recentemente condotto nuovi attacchi contro obiettivi Houthi nello Yemen, secondo quanto riportato dalla CNN. L’operazione, come dichiarato dal New York Times, avrebbe avuto come bersaglio un impianto radar nel paese, mirando a limitare la capacità degli Houthi di attaccare le navi in transito nel Mar Rosso. La USS Carney (DDG 64) ha condotto l’attacco utilizzando missili Tomahawk, completando così le operazioni di bombardamento iniziate l’altro ieri.

La fonte del Pentagono ha precisato che l’obiettivo era quello di ridurre la capacità degli Houthi di minacciare i trasporti marittimi, compresi quelli commerciali. La base aerea di Al-Dailami a Sanaa è stata segnalata come uno dei nuovi target dell’offensiva, secondo quanto riportato dal corrispondente di Al-masirah, un canale televisivo fondato e di proprietà del movimento ribelle.

Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha risposto alle domande dei giornalisti affermando che gli Stati Uniti continueranno le operazioni di bombardamento, in risposta al vergognoso comportamento degli Houthi. Nel frattempo, il rappresentante russo al Consiglio di Sicurezza, Vassili Nebenzia, ha criticato gli attacchi statunitensi e britannici, definendoli una “flagrante aggressione” e un “attacco massiccio” al territorio dello Yemen.

L’Italia ha espresso il suo sostegno alle operazioni dei paesi alleati, sottolineando il diritto di difendere le proprie imbarcazioni per garantire la libera e sicura navigazione nel Mar Rosso. Tuttavia, il governo italiano ha chiarito che non è stato chiesto di partecipare agli attacchi, poiché non ha sottoscritto il documento degli Stati Uniti. Il ministro degli Esteri italiano, Tajani, ha evidenziato che l’Italia non può partecipare a missioni di guerra senza l’approvazione del Parlamento.

Il governo italiano ha condannato gli attacchi degli Houthi alle navi mercantili nel Mar Rosso, ribadendo il suo sostegno al diritto di libera e sicura navigazione in conformità con le norme internazionali. L’Italia ha anche accolto positivamente l’approvazione di una risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e ha sottolineato l’importanza di evitare ulteriori tensioni nella regione.

Sono stati 73 i raid aerei condotti da Stati Uniti e Gran Bretagna contro postazioni militari degli Houthi in Yemen. L’operazione ha preso di mira “siti di lancio per missili e droni” utilizzati contro le navi nel Mar Rosso. L’ordine di attacco è giunto da Joe Biden in risposta a un missile yemenita lanciato ieri contro una nave in transito.

Il presidente americano ha giustificato l’azione sostenendo che gli Houthi avevano messo a rischio la libertà di navigazione in una delle rotte marittime più vitali al mondo. Ha anche dichiarato la disponibilità a ordinare ulteriori operazioni. Il primo ministro britannico Rishi Sunak ha commentato che gli attacchi inviano un “segnale forte” agli Houthi.

Da novembre, gli Houthi hanno lanciato 27 attacchi nel Mar Rosso, influenzando il 12% del commercio globale che attraversa abitualmente questa via marittima. Gli approvvigionamenti, la produzione e i prezzi potrebbero subire conseguenze a causa delle deviazioni delle rotte dei cargo. Il missile più recente è caduto a poche centinaia di metri da una nave, secondo la United Kingdom Maritime Trade Operations.

L’Unione europea sta valutando l’invio di “almeno tre cacciatorpediniere o fregate antiaeree con capacità multi-missione” nel Mar Rosso per almeno un anno, con le regole di ingaggio ancora da definire.

La reazione del cosiddetto ‘asse della resistenza’, sostenuto dall’Iran e comprendente gli Houthi, Hezbollah e Hamas, è stata di condanna. Hamas ha definito l’azione una provocazione contro la nazione palestinese, minacciando conseguenze. Iran e Russia hanno accusato gli Stati Uniti e il Regno Unito di un’azione arbitraria e di un errore strategico, mentre il presidente turco Erdogan ha parlato di un uso sproporzionato della forza, accusando Londra e Washington di voler un bagno di sangue nel Mar Rosso.

L’Arabia Saudita, a capo di una coalizione di Paesi arabi contro gli Houthi dal 2015, e la Cina hanno espresso preoccupazione. Anche l’Egitto ha appellato a ridurre l’instabilità nella regione, considerando il suo impegno nel tentativo di facilitare un negoziato tra Israele e Hamas e le sue entrate derivanti dal transito commerciale nel Canale di Suez e dal turismo nel Mar Rosso.

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