Preziosa e la “resilienza” della Difesa nazionale basata su tre pilastri: investimenti militari, economia e soft power

di Redazione

Il generale Pasquale Preziosa in un suo editoriale su Formiche.net spiega lo scenario internazionale a seguito delle guerre in corso nel bel mezzo dell’Europa e in Medio Oriente.

La Carta di Parigi del 1990, base dell’architettura di sicurezza in Europa è stata violata dalla invasione russa dell’Ucraina, e prima ancora dall’invasione sempre russa della Georgia. La fine della Guerra Fredda ha portato alla “atomizzazione delle minacce”, molte delle quali (come Hamas, per esempio) possiedono armi e il sostegno di potenti stati regionali (Iran) che, in alcuni casi, li rendono capaci tanto quanto gli altri stati.

In Medio Oriente, le capacità militari di alcuni gruppi combinati con il fanatismo ideologico ha reso inefficiente il normale calcolo costi-benefici alla base della deterrenza militare su cui si basa la stabilità regionale a lungo termine. Se la deterrenza militare diventa meno efficace per scoraggiare attacchi dalle controparti, è necessario rinforzare la resilienza dei Paesi. Negli scenari odierni, quindi, avere solo Forze armate sostenibili è elemento necessario ma non sufficiente.

La resilienza

La resilienza di un Paese va oltre la portata dei soli investimenti nella difesa (pilastro militare), deve considerare anche gli altri due pilastri della sicurezza nazionale, ovvero quello economico e quello del soft power legato ai valori nazionali e quindi alla protezione dei suoi cittadini. Le grandi questioni odierne legate alla guerra e alla pace vanno oltre lo studio delle contingenze militari devono essere assimilate agli scenari trattati dalla geopolitica dei disastri naturali e pandemici.

I Paesi occidentali oggi devono essere pronti sia a scoraggiare eventuali attacchi da aggressori esterni sia preparati ad assorbire, riprendersi e prevalere nel caso la deterrenza militare dovesse fallire il suo scopo. La questione più importante è se un Paese, nel suo insieme, abbia una pianificazione, le strutture, le capacità e, soprattutto, la mentalità e la volontà, necessarie per raggiungere un sufficiente livello di resilienza. Questi concetti non possono essere messi in atto o generati alla vigilia della eventuale tempesta. Una nuova pianificazione nazionale per fronteggiare le nuove crisi è necessaria per far fronte ai problemi che potrebbero eventualmente sorgere nel tempo.

I piani di settore riguarderebbero l’allocazione, lo stoccaggio di carburante, energia, acqua, cibo, trasporti, spedizioni marittime, aviazione, comunicazioni, servizi sanitari, prodotti farmaceutici, risorse per l’edilizia e così via. Pertanto, la difesa del XXI secolo non può essere solo focalizzata sulle Forze armate e sugli investimenti a lungo termine, ma deve preparare anche i settori economico, industriale, agricolo e della difesa civile ad esser pronti ad ogni evenienza.

Molti stati autocratici vogliono/richiedono il passaggio dal mondo unipolare post-Guerra fredda a un mondo multipolare, di cui non si conoscono ancora le regole, elevando quindi, i livelli di incertezza per la soluzione delle conflittualità in corso. Ogni Paese ha la necessità di sviluppare la capacità di resilienza nazionale nel breve periodo per aumentare i livelli di sicurezza nazionale e poter meglio navigare nel tumultuoso XXI secolo.

Generale Pasquale Preziosa già capo di stato maggiore dell’Aeronautica militare. Oggi presidente Osservatorio Sicurezza di Eurispes

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