Tutto pronto per l’attacco iraniano, le speranze appese a un filo

di Massimiliano D’Elia

Ormai il dado e tratto, con l’uccisione in Sira, per mano israeliana, del generale Mohammad Reza Zahedi si aspetta solo il via alle operazioni militari annunciate da Teheran, come risposta al grave affronto.

Una risposta che verrebbe attuata con il lancio di centinaia di missili sul territorio israeliano da diverse postazioni e posizioni geografiche, questa è l’ipotesi ventilata dai servizi americani. Una eventualità che scatenerebbe la feroce reazione israeliana che, come noto, possiede armi nucleari e lanciatori d’eccezione, i suoi sommergibili sono già in massima allerta, pronti a sparare il micidiale arsenale su chiunque minacci l’esistenza della propria Nazione.

Si spera solo che l’Iran, negli ultimi tempi, non sia riuscita a costruirsi la sua prima arma nucleare, visto che gli ultimi rapporti dell’intelligence occidentale e dell’Aiea relazionavano sul fatto che gli ayatollah erano vicinissimi a completare il processo dell’arricchimento dell’uranio. Un aiuto importante, in tale senso, potrebbe essere stato fornito dalla Russia, considerati gli ottimi rapporti nel campo degli scambi di tecnologia, materie prime e sistemi d’arma (droni iraniani classe Shahed ampiamente utilizzati in Ucraina dall’esercito russo).

L’Iran per non esporsi potrebbe decidere, anche questa volta, di non scendere direttamente in guerra contro Israele ma lanciare l’offensiva tramite i gruppi sciiti a lei affiliati. Hezbollah con il suo arsenale di 150 mila missili potrebbe inondare lo spazio aereo di Tel Aviv rendendo vani i colpi del super sistema di difesa missilistica Iron Dome. Stessa situazione potrebbe avvenire dalla Siria dove sono presenti i pasdaran pronti a fornire assistenza, addestramento, armi e droni ai gruppi terroristici affiliati nell’area.

Il leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, ha ribadito venerdì da Beirut che la morte di Zahedi a Damasco, insieme ad altri sette nel complesso dell’ambasciata di Teheran, non resterà impunita. Erano alleati, e insieme avevano definito la strategia in Siria, supportando il presidente Bashar Assad e mantenendo la pressione militare su Israele.

I pasdaran si sarebbero riuniti nella Base 8, il bunker del Giorno del Giudizio, costruita per resistere ai bombardamenti israeliani. Prima di seppellire il generale della forza Quds e rifugiarsi nei metri di cemento del bunker, il capo di Stato Maggiore Mohammed Bagheri, secondo i media locali, avrebbe detto: “Partirà al momento opportuno, con la precisione necessaria per infliggere il massimo danno al nemico”.

L’esercito israeliano, nel frattempo, è stato posto in stato di massima allerta: sono state sospese le licenze ai militari, mentre sono state chiuse 28 ambasciate in tutto il mondo, compresa quella di Roma. Gli americani hanno avvisato gli iraniani di evitare di colpire le basi statunitensi nella regione. Nei prossimi giorni la situazione potrebbe precipitare inesorabilmente, ovvero allentarsi spontaneamente per evitare il peggio. La notizia di poche ora fa che l’IDF si sia ritirata dal sud di Gaza fa ben sperare, favorendo così i colloqui che sottotraccia vengono comunque mantenuti vivi da Egitto, Qatar e Stati Uniti. I negoziati in corso al Cairo prevedono, di fatto, una possibile tregua al termine del Ramadan. Un primo segnale di distensione che potrebbe far desistere Teheran nell’avventurarsi in una guerra che inficerebbe gravemente sulla sua già debole economia, attanagliata da anni dalle pesanti sanzioni americane.

Paesi a confronto

L’Iran ha una popolazione di 87 milioni di abitanti e un Pil di 469 miliardi di dollari, spende il 2,5 % del Pil nella Difesa. Lo Stato ebraico ha invece 10 milioni di abitanti e un Pil di 525 miliardi di dollari e spende nella Difesa il 4,5 % del suo Pil.

ISRAELE

  • Esercito: 130mila soldati + 400 mila riservisti;
  • Marina: 10 mila;
  • Aeronautica: 33 mila + 55 mila riservisti.

IRAN

  • Esercito: 400 mila + 350 mila riservisti;
  • Marina: 18 mila;
  • Aeronautica: 40 mila;
  • Corpo dei Gardiani della Rivoluzione: 230 mila;
  • Basij Paramilitary Forces: 90 mila.

HEZBOLLAH

Circa 30 mila paramilitari con 150 mila missili di vario tipo (medio e lungo raggio), carri armati e armamenti vari.

LIBANO

La sua popolazione ammonta a circa 5 milioni di abitanti con un Pil di 70 miliardi di dollari spende nella difesa circa il 4% del suo Pil. La Difesa può contare su 75000 militari (72000 Esercito – 1500 Marina e 1500 Aeronautica). I gruppi terroristici attivi. Abdallah Azzam Brigades; al-Aqsa Martyrs Brigade; Asbat al-Ansar; HAMAS; Hizballah; Islamic Revolutionary Guard Corps/Qods Force; Islamic State of Iraq and ash-Sham (ISIS); al-Nusrah Front (Hay’at Tahrir al-Sham); Palestine Liberation Front; Popular Front for the Liberation of Palestine (PFLP); PFLP-General Comman

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