Grazie all’aiuto all’Ucraina l’Italia prova e diventare unico Hub del Mediterraneo. A Kiev non solo armi e munizioni, anche droni (israeliani) ed intelligence

L’Italia è al fianco dell’Ucraina con l’invio di armi, munizioni, droni israeliani e risorse d’intelligence.

(di Francesco Matera) Roma ha deciso di inviare a Kiev un’unità del sistema terra-aria Samp-T dotato di una ventina di missili (gli altri saranno forniti dai francesi), insieme a pezzi di artiglieria pesante, carri di movimento e gruppi elettrogeni. Secondo un’indicrezione di Corsera nella lista di aiuti, previsto nel sesto decreto in corso di validazione, ci sarebbe anche una spedizione, non inserita nel pacchetto presentato al Copasir. Si tratterebbe di droni originati dal progetto israeliano e assemblati in Italia. Velivoli a pilotaggio remoto micidiali per contrastare i droni di fabbricazione iraniana che vengono usati da Mosca. Una mossa intelligente per aggirare il veto israeliano a consegnare direttamente i loro droni. Tel Aviv, sebbene sostenga l’Ucraina non vuole alcun coinvolgimento nel conflitto per non dare il pretesto all’Iran ma anche alla Russia di compiere attacchi mirati sul proprio territorio.

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Roma, nel frattempo, continua anche l’addestramento delle forze armate ucraine ma fornisce anche supporto tattico da remoto grazie alle immagini satellitari della nostra intelligence.

Crosetto nella sua audizione di ieri ha detto che l’arsenale italiano è ridotto al lumicino così come quello europeo sostenuto da fondo Epf che ha già terninato i sette miliardi fuori bilancio messi a disposizione da Bruxelles.

L’Italia nuovo Hub del Mediterraneo

Dopo il riconoscimento pubblico ricevuto da Biden per gli aiuti all’Ucraina, l’Italia prova a posizionarsi nel Mediterraneo come nuovo Hub regionale. Il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni dovrebbe volare a Tripoli sabato prossimo, dopo essere stata ad Algeri, mentre il ministro degli Esteri Tajani è stato in Egitto.

L’Italia punta tutto sul Greenstream, il gasdotto sottomarino più lungo del Mar Mediterraneo che arriva a Gela, in grado di garantire fino a 8 miliardi di metri cubi di gas l’anno.

Infatti sabato a Tripoli si dovrebbe firmare il nuovo importante accordo da 8 miliardi tra Eni e la Noc per aumentare la produzione di gas. Ad anticiparlo, nei giorni scorsi, è stato il presidente della compagnia libica, Farhat Bengdara.

A rappresentare il governo a Tripoli ci saranno anche i ministri degli Esteri Antonio Tajani e dell’Interno Matteo Piantedosi per trattare anche la questione dei migranti.

La missione in Libia non sarà però facile perchè ci sono due governi. Quello provvisorio di Trippoli voluto dall’Onu ed affidato al presidente Abdul Hamid Dbeibah e quello guidato da Fathi Bashagha, premier nominato dalla Camera dei rappresentanti di Tobruk, che ha tra i suoi alleati la Russia ma anche l’Egitto.

Bashagha sulla visita di Meloni, in un comunicato, ha fatto sdapere di essere sorpreso per la missione a Tripoli del premier italiano. L’incontro sarà con un governo il cui mandato è scaduto, quindi ogni accordo non sarà legittimo. Bashaga sulla nuova intesa tra Eni e Noc ha detto che lo Stato libico non si atterrà ad alcun accordo dallo scopo ed esito sospetto, anticipando il possibile ricorso alla magistratura.

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