Nel caos a 5 Stelle, pronti ad uscire dal Movimento altri trenta parlamentari

“Noi parliamo di temi, noi portiamo proposte concrete. Non e’ questo il ruolo del Parlamento? Avanti compatti insieme a Giuseppe Conte, sempre dalla parte dei cittadini”. Lo scrive su Facebook Paola Taverna, senatrice e vicepresidente vicario del M5s.

(di Francesco Matera) Quella della Taverna una delle tante espressioni dei componenti del Movimento che rappresenta la tempesta interna dei pentastellati ormai divisi in diverse correnti difficili da ricondurre a miti consigli convogliando così in un unica direzione. Tra governisti, contiani e nostalgici delle radici del Movimento, l’implosione è prossima e causerà inevitabilmente la dissoluzione della formidabile creatura di Grillo e Casaleggio in grado di sbaragliare con un colpo tutte le compagini politiche storiche italiane. Ormai la loro vittoria elettorale è diventata storia da leggere sui libri di scuola, perchè la realtà di oggi è molto diversa. I nostri cari pentastellati, quelli che volevano aprire il Parlamento come una scatoletta di tonno hanno poi gradito il tonno e ci si sono chiusi dentro alla scatoletta, seduti ed ancorati saldamente agli scranni parlamentari.

Tornando alla crisi di governo dei nostri giorni, in attesa che il premier Mario Draghi riferisca in Senato mercoledì prossimo, iniziano gli incontri per delineare il futuro politico dei vari schieramenti. Di fronte ad una Meloni, sondaggi alla mano, irraggiungibile Berlusconi e Salvini si incontrano a Villa Certosa per fare quadrato.

Entrambi concordano che l’esperienza con i 5S è finita e si dicono pronti a tornare al voto, confermando la linea draghiana in una nota congiunta: “ha ragione il premier Mario Draghi il patto di fiducia che ha sostenuto l’esecutivo “si e’ rotto”.

Il Pd, invece, cerca di mettere sul piatto le ultime carte sperando nell’ala governista dei cinque stelle: sono una trentina i parlamentari dati in uscita che potrebbero convincere Draghi a restare avendo a suoo favore una maggioranza ultra compatta al Senato.

Anche i territori fanno sentire la propria voce. Circa mille sindaci scrivono un appello congiunto, la loro preoccupazione riguarda il rischio di non riuscire a finalizzare il Pnrr dove rischiano di saltare miliardi di euro di investimenti, mandando in tilt le ambizioni e gli impegni di centinaia di aziende.

Contraria all’appello dei territori il presidente di FdI, Giorgia Meloni, che accusa i primi cittadini di fare un uso “senza pudore” delle istituzioni. Si tratta di timori infondati, cerca di rassicurare anche la Lega che fa scendere in campo il viceministro delle Infrastrutture Alessandro Morelli e il sottosegretario al Mef Federico Freni: anche in caso di “elezioni anticipate – dicono – non sono a rischio ne’ l’attuazione del Pnrr, ne’ le Olimpiadi, ne’ tantomeno i fondi contro il caro energia ed il caro carburanti”. Ecco perche’ si puo’ andare alle urne, anche presto, avvertono.

Posizione che racchiude la convergenza trovata tra il Cavaliere e Salvini al termine dell’incontro a Villa Certosa.

Il leader della Lega, che nel pomeriggio sente anche i suoi e che nella sera di oggi riunira’ i parlamentari, vola in Sardegna e fa il punto con l’alleato. Ribadiscono che qualsiasi intesa con Conte sia da escludere, aprendo cosi’ le porte alle elezioni. Ma non tutti in Forza Italia e nella Lega sono della stessa opinione.

Mariastella Gelmini spiega di essere convinta che la maggioranza non debba “mettere condizioni a Draghi”. Cosi’ come e’ nota la cautela dei governatori della Lega di fronte all’ipotesi di andare alle urne e rischiare di bloccare i progetti in cantiere sui territori.

Il Pd, invece, punta sulla questione sociale, enfatizzando gli interventi sul cuneo fiscale, il salario minimo e le pensioni.

L’ala governista del Movimento, invece, ancora non esce allo scoperto. Il ministro Federico D’inca’ chiede “una tregua” fra Conte e Draghi “per il bene del Paese. Ma le posizioni dissonanti rispetto alla linea del leader pentastellato vengono registrate e aumentano le difficolta’ a trovare una quadra: l’assemblea dei parlamentari viene cosi’ riaggiornata per sperare in qualche favorevole congiunzione astrale.

Nel caos a 5 Stelle, pronti ad uscire dal Movimento altri trenta parlamentari