Polveriera Libia

La Libia è tutt’altro che tranquilla. E’ una polveriera pronta ad esplodere che causerà non poche grane all’Italia, consci del fatto che in quelle terre sono ammassati oltre 600 mila profughi provenienti da tutta l’Africa e il Medioriente. Sul sito del ministero dell’Interno sono pubblicati giornalmente i dati sui flussi migratori che interessano il nostro Paese: nel 2022 sono sbarcati in Italia ben 101.127 immigrati clandestini, molti in più rispetto ai 64.612 del 2021 e ai 33.863 del 2020. La maggior parte di loro sono egiziani (20.486), poi ci sono i tunisini (17.931), quindi quelli del Bangladesh (14.381). 51.000 arrivano dalla Libia, considerato Paese di transito.

L’instabilità politica e le elezioni che non si riescono a concretizzare sono elementi che inducono a non essere ottimisti per il futuro del Paese nordafricano. Le ultime votazioni risalgono al lontano 2014, quelle del dicembre dello scorso anno volute dall’Onu sono fallite miseramente.

Tripoli e tutto il Nord-ovest sono sotto l’egida del Governo di unità nazionale (Gnu), guidato dal premier Abdul Hamid Dbeibah, mentre la Cirenaica e il Fezzan sono governati da FathiBashaga, sulla carta, perchè sappiamo bene che a far la voce grossa in quell’area è il generale dell’esercito nazionale libico Kalifa Haftar, tra l’altro molto vicino alla Russia di Vladimir Putin, tant’è che la compagnia di mercenari Wagner è di casa da quelle parti.

Anche se non si parla ancora di vera e propria guerra civile ieri un gruppo armato appartenente alle fila delle forze di Haftar ha aperto il fuoco su due cittadini nella città di AlBayda, nel Nord del Paese. La scorsa settimana si facevano sempre più insistenti le voci di una secessione da parte di Haftar, anche se il generale nel discorso di Natale ha tranquillizzato tutti su quelle voci, a suo dire, senza alcun fondamento. Haftar ha parlato di ultima possibilità per fare una road map che preveda lo svolgimento delle elezioni, evidenziando la necessità di una più equa distribuzione delle entrate petrolifere, ricordando che solo i libici sono in grado di risolvere il loro problema e formare uno stato libico unificato.

Per arginare Haftar, il The Libya Observer spiega che il presidente della Camera dei rappresentanti, Aqila Saleh e il numero uno dell’Alto Consiglio, Khalid Al-Mishri, hanno proclamato la ripresa del dialogo per raggiungere ad un nuovo accordo al fine di poter indire libere e democratiche elezioni.

Haftar, così come scrive La Verità, starebbe cercando nuovi finanziamenti per la sua campagna elettorale in vista delle prossime elezioni. Denaro ricercati dai profitti della vendita di petrolio direttamente sui mercati internazionali. Il generale ha anche chiesto alla Russia di stampare dinari libici. Di questi, già un miliardo è stato sequestrato a Malta, su richiesta degli Stati Uniti. Per di più, a fine novembre, è stato licenziato Ali al Hibridalla carica di vicegovernatore della Banca centrale libica. Ufficialmente sarebbe stato accusato di corruzione, ma in realtà si sarebbe opposto all’immissione di nuovi dinari stampati in Russia nel sistema economico finanziario della Cirenaica.

Il sito web African Intelligence ha riportato che a dicembre Saddam Haftar, il figlio del generale, ha cercato di prendere il controllo delle istituzioni bancarie nella Libia orientale per finanziare la campagna elettorale del padre e pagare gli stipendi dei suoi miliziani.

Certo è che il mondo non è affatto tranquillo con vecchi e nuovi conflitti alle porte: Serbia-Kosovo – Russia-Ucraina-Sudan-Siria-Afghanistan-Iraq-Turchia-Curdi-Yemen-Sahel-Dominio nell’Indopacifico-Corea del Sud-Corea del Nord-Iran – Israele-Qatar e i Paesi del Golfo-India-Pakistan-Brasile-Venezuela-Cuba.

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