Polveriera Medio Oriente

di Redazione

L’intera regione del Medio Oriente sta diventando altamente instabile a seguito della guerra a Gaza, dall’estendersi delle operazioni militari in Libano e dalle turbolenze nel Mar Rosso per via degli attacchi con droni e missili al naviglio in transito da parte dei ribelli yemeniti Houthi. Non ultimo l’intervento iraniano in Siria, Iraq e Pakistan.

Ad aggravare la situazione la scesa in campo dell’Iran che, dalla guerra per procura affidata ai gruppi filo-sciiti a lei affiliati, ha condotto attacchi diretti in Siria e Iraq, estendendosi poi fino al Pakistan, dichiarando di essere alla ricerca di terroristi e spie del Mossad. Questa iniziativa ha suscitato proteste da parte dei Paesi confinanti con minacce di conseguenti ritorsioni. Questa serie di azioni rappresenta un’altra scintilla innescata dall’Asse della Resistenza, che dal 7 ottobre ha generato molteplici focolai di crisi sfidando i sostenitori occidentali sunniti, Israele e gli Stati Uniti.

In questo contesto di crescente agitazione sciita, l’Europa osserva con particolare preoccupazione la situazione degli Houthi nello Yemen, responsabili dei danni inferti al commercio marittimo a causa dei loro attacchi ai mercantili. Come risposta, si prospetta una nuova missione militare degli Stati membri, per la protezione del traffico marittimo civile.

Il recente raid iraniano in Pakistan, giustificato come un’azione contro un gruppo terroristico infiltrato per compiere sabotaggi, ha sollevato tensioni internazionali. Il governo di Islamabad ha denunciato la morte di due bambini durante l’operazione, provocando la convocazione del rappresentante diplomatico iraniano e minacciando ritorsioni. Entrambi i governi si accusano reciprocamente di permettere ai ribelli di operare dal territorio dell’altro. Le preoccupazioni crescenti hanno coinvolto anche Pechino che ha invitato le parti alla moderazione.

Gli Houthi, nel frattempo, continuano a minacciare il Mar Rosso, mentre gli Stati Uniti li hanno reinseriti nella lista dei terroristi, continuando con le incursioni aeree in Yemen verso obiettivi mirati tendenti a scardinare la fitta rete di lanciatori di missili. Nel contesto, un drone lanciato dagli Houthi ha colpito un’imbarcazione a sud-est del porto yemenita di Aden, evidenziando ulteriori preoccupazioni sulla sicurezza nella regione.

La questione della sicurezza marittima sarà un tema prioritario per il G7 italiano, che sta lavorando con i partner europei per istituire una nuova missione navale a protezione dei cargo. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha annunciato che insieme a Parigi e Berlino stanno formulando una proposta da presentare agli altri Stati membri, con l’obiettivo di ottenere un “via libera politico” al prossimo Consiglio Esteri di Bruxelles. L’operazione anti-Houthi sarebbe principalmente difensiva e potrebbe coinvolgere anche alleati extra-UE come la Norvegia, con i Paesi arabi invitati a partecipare al Consiglio Esteri del 22 gennaio. Prima dell’approvazione formale, prevista forse al Cae del 19 febbraio, si dovrà risolvere la questione del comando e del quartier generale. Si auspica una continuità operativa con l’operazione Agenor, scrive l’Ansa, consentendo l’utilizzo del Quartier generale della Forza ad Abu Dhabi, mentre il Quartier generale operativo dovrebbe essere in Europa, con l’Italia probabilmente coinvolta. L’Italia ha già nell’area due fregate della Marina militare inserite nel dispositivo della missione europea Atalanta.

Approfondimento sugli Houthi

Gli Houthi sono un gruppo politico e religioso armato che si identifica con la minoranza musulmana sciita dello Yemen, gli Zaidi. Insieme ad Hamas e agli Hezbollah libanesi, il gruppo si è schierato contro Israele, gli Stati Uniti e l’Occidente.

Il movimento è stato fondato negli anni ’90 da Hussein al-Houthi, ma la prima volta che la maggior parte del mondo ha sentito parlare dell’esistenza del gruppo è stato all’inizio degli anni 2000, quando ha combattuto contro il presidente autoritario dello Yemen, Ali Abdullah Saleh.

Nel 2011, durante la Primavera araba, Saleh ha ceduto il potere al suo vice Abdrabbuh Mansour Hadi. È durante il travagliato governo di Hadi che, nel 2014, i ribelli Houthi sostenuti dall’Iran sono scesi dalla loro roccaforte settentrionale nello Yemen e hanno conquistato la capitale Sanaa.

Nel 2015, il gruppo ha costretto Hadi a fuggire all’estero dopo aver conquistato parte del Paese. Questa mossa ha scatenato la reazione dell’Arabia Saudita, che temeva l’insediamento di un governo Houthi che sarebbe diventato essenzialmente un satellite dell’Iran.

Nello stesso anno, una coalizione a guida saudita è intervenuta per cercare di riportare al potere il governo in esilio dello Yemen, riconosciuto a livello internazionale, ma il conflitto si è infine arenato in una guerra per procura tra Arabia Saudita e Iran.

La guerra in Yemen ha devastato il Paese, la nazione araba più povera del mondo, uccidendo 150.000 persone tra civili e combattenti e provocando uno dei peggiori disastri umanitari del nostro pianeta. La guerra si è conclusa con un cessate il fuoco più di un anno fa, ma la pace permanente non è ancora stata raggiunta. L’attuale leader degli Houthi è il fratello del fondatore del gruppo, Abdul Malik al-Houthi.

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